Il business della sabbia: il nuovo oro conteso

L'economia della sabbia, un'ombra nascosta all'interno degli anelli del crimine organizzato, rappresenta una minaccia tanto sottovalutata quanto devastante per gli ecosistemi e le comunità in tutto il mondo.

Il business della sabbia: il nuovo oro conteso

Il business della sabbia: il nuovo oro conteso

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare come un bene comune, apparentemente banale, la sabbia è diventata il fulcro di conflitti violenti e illegalità in molte parti del mondo. Chiamata “il nuovo oro”, gioca un ruolo vitale nella costruzione della civiltà moderna.

Nel tessuto della nostra moderna civiltà, la sabbia svolge un ruolo cruciale, essendo la seconda risorsa naturale più sfruttata al mondo, subito dopo l’acqua dolce. Con una domanda globale che si avvicina ai 50 miliardi di tonnellate all’anno, la sabbia è diventata una risorsa preziosa, alimentando le fondamenta stesse della nostra civiltà moderna. Vince Beiser, autore di The World in a Grain: The Story of Sand and How It Transformed Civilization“, sottolinea che ogni aspetto delle nostre città – dagli appartamenti alle strade, dai grattacieli ai centri commerciali – è letteralmente plasmato dalla sabbia.

La sua utilità è sorprendente e pervasiva: è il materiale di base per costruire ogni cosa, dai grattacieli alle protesi, dai telefoni cellulari alle cattedrali. Ma è soprattutto nel cemento che rivela la sua centralità, costituendo oltre la metà del materiale essenziale utilizzato per costruire le nostre città e infrastrutture.

Con la crescente urbanizzazione del nostro pianeta, la domanda di cemento è alle stelle. Si stima che il mondo stia costruendo ogni anno un numero impressionante di nuove città, pari a otto-dieci volte la dimensione di New York. La Cina, in particolare, si distingue come il principale consumatore mondiale di sabbia, utilizzando quantità di cemento che superano di gran lunga quanto utilizzato dagli Stati Uniti nel corso di tutto il XX secolo.

Ma non tutta la sabbia è uguale. La sua qualità varia a seconda della sua origine: la sabbia proveniente dal fondo dei fiumi e dei laghi è ideale per la produzione di cemento di alta qualità. Mentre quella proveniente dai deserti, sebbene abbondante, è spesso inadatta a scopi edilizi a causa della sua forma liscia.




Questo insaziabile appetito per questo sedimento ha attirato l’attenzione delle organizzazioni criminali, che hanno trovato nell’estrazione e nel commercio della sabbia un’opportunità redditizia. In paesi come l’India e l’Italia, le mafie della sabbia operano impunemente, saccheggiando le risorse naturali e alimentando la corruzione e la violenza. Fatto sta che mentre la domanda è in costante aumento le risorse disponibili diminuiscono ad un ritmo preoccupante.

Gli esperti avvertono che al ritmo attuale, la sabbia potrebbe esaurirsi già entro il 2050, gettando un’ombra cupa sul futuro delle nostre costruzioni e infrastrutture. Uno studio del 2022 condotto da ricercatori dell’Università di Amsterdam ha concluso che stiamo dragando la sabbia fluviale a ritmi che superano di gran lunga la capacità della natura di sostituirla, tanto che il mondo potrebbe rimanere senza sabbia per l’edilizia entro il 2050 . Il rapporto delle Nazioni Unite conferma che l’estrazione della sabbia ai ritmi attuali è insostenibile.

Tre spiagge su quattro stanno scomparendo e si stima che entro il 2100 non ne rimarrà più una in tutto il pianeta. Si stima infatti che il traffico globale di questo materiale, utilizzato per produrre di tutto, sia vicino alle 18.000 tonnellate all’anno. E questa quantità è almeno sei volte superiore al consumo di petrolio, che è di circa 3,4 miliardi di tonnellate. Ed è la seconda risorsa naturale più utilizzata, dopo l’acqua.

Una spiaggia su quattro in tutto il pianeta  mostra già gli effetti della massiccia estrazione di sabbia. E paradossalmente, l’impatto globale di questo fenomeno passa inosservato alla maggior parte delle ONG, dei governi, degli scienziati e dei media.

La sua crescente richiesta ha creato un terreno fertile per l’illegalità.

Il costo di questa estrazione è elevato, sia in termini di impatto ambientale che di vite umane. Dietro la sua apparente abbondanza, si cela una cruda realtà: una guerra silenziosa e spietata per il controllo di questa preziosa materia prima.

L’estrazione, spesso illegale, è diventata un terreno fertile per le attività criminali, soprattutto in paesi come Cambogia, Kenya, Nigeria e India. La mancanza di regolamentazione e controllo ha reso le operazioni illegali di estrazione di sabbia un obiettivo facile per le organizzazioni criminali, che si sono scontrate in sanguinose guerre per il controllo di questa risorsa preziosa.

L’India, in particolare, è stata teatro di numerosi conflitti legati ad essa, con centinaia di morti riportati in scontri tra bande rivali e forze dell’ordine. Giornalisti, attivisti ambientali e membri delle comunità locali vivono sotto costante minaccia, mentre centinaia di vite sono state spezzate in conflitti sanguinosi per il controllo di questo bene prezioso.

Ma gli effetti nefasti dell’estrazione della sabbia non si limitano alla criminalità organizzata

L’ambiente subisce gravi danni, con la distruzione degli habitat acquatici e la minaccia per la biodiversità. Le operazioni di dragaggio della sabbia alterano gli ecosistemi acquatici, soffocando la vita marina e aumentando il rischio di inondazioni. Ma non sono solo gli ecosistemi a soffrire. Le comunità locali sono vittime della violenza e dell’intimidazione delle mafie della sabbia. Giornalisti coraggiosi, agricoltori, leader comunitari e persino poliziotti locali sono presi di mira per aver denunciato le attività illegali. In India, Kenya e Nigeria, centinaia di persone hanno perso la vita in conflitti legati all’estrazione della sabbia.

Anche per i lavoratori il rischio è costante. Le condizioni di lavoro sono pericolose, con il costante pericolo di annegamento o sepoltura sotto le dune di sabbia sottomarine. Il business oscuro della sabbia ci ricorda che dietro ogni grattacielo e ogni strada asfaltata c’è una storia di violenza, distruzione e ingiustizia.

Nonostante l’urgenza della situazione, non esistono accordi internazionali che regolamentino l’estrazione e il commercio della sabbia. Questa mancanza di controllo ha alimentato il mercato nero, complicando ulteriormente la situazione. La crisi della sabbia è un problema globale che richiede una risposta urgente e coordinata. È tempo che la comunità internazionale affronti questa sfida con determinazione e impegno, prima che sia troppo tardi. La sabbia potrebbe sembrare una risorsa infinita, ma il suo esaurimento avrebbe conseguenze catastrofiche per la nostra civiltà e per il nostro pianeta.

 

Felicia Bruscino

 

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