Il Brasile torna al voto: un ballottaggio polarizzato

Il Brasile al voto

Il Brasile torna al voto per eleggere il nuovo Presidente nel ballottaggio tra Bolsonaro e Lula. La campagna elettorale è stata ferocissima e i risultati sono, sorprendentemente, imprevedibili

Il testa a testa non è ancora finito

Il 2 ottobre 156 milioni di cittadini brasiliani si sono recati alle urne per il primo turno delle elezioni presidenziali, inoltre si è votato anche per il rinnovo del Congresso, degli organi legislativi e per i governatori dei diversi territori statali. I primi dati parziali hanno confermato la tendenza espressa dai sondaggi pre-elettorali: si è concretizzato un testa a testa fra Bolsonaro che ha acquisito il 43,20% dei voti e Lula con il 48,43%. Un importante distacco dagli altri candidati era preannunciato:  Simone Tebet,  del centro-destra segue Bolsonaro con solo il 4,16% dei voti.

Un risultato inatteso

Il testa a testa fra i due candidati era atteso, ma i dati ottenuti dagli spogli elettorali rivelano consensi diversi da quelli previsti. I sondaggi presagivano Lula in vantaggio con una vittoria conquistata già al primo turno o con uno scarto consistente da Bolsonaro. La realtà però è diversa: Bolsonaro invece del previsto 36/37% ha raggiunto più del 43% dei voti gettando un velo di incertezza sul secondo turno. Infatti poiché nessuno dei due candidati ha raggiunto il 50% il 30 ottobre il Brasile torna al voto per un ballottaggio decisivo.  Ancora una volta i due avversari si contenderanno i voti degli elettori e l’attuale presidente si trova ad affrontare lo scontro che solo nel 2021 reputava impossibile.

Una campagna elettorale «lunga, violenta e polarizzata»

Si prospetta così  un altro mese di una feroce campagna elettorale, descritta nell’incontro Bolsonaro e Lula al ballottaggio: Brasile al bivio organizzato da ISPI per affrontare il tema delle elezioni.  La campagna è definita da Emiliano Guanella, corrispondente da San Paolo per RSI – Tv Svizzera e La Stampa, come «lunga, violenta e polarizzata». Lunga perché era chiaro, da subito, che i voti sarebbero stati contesi da Lula e Bolsonaro, nonostante il tentativo di creare un terzo fronte con un candidato come Ciro Gomes. Violenta per gli attacchi personali, le diffusioni di fake news e anche per le aggressioni che l’hanno caratterizzata; molte volte nei dibattiti i candidati hanno sacrificato i propri programmi elettorali per lasciare spazio ad aggressioni e accuse personali. Polarizzata perché il Brasile si è diviso intorno ai due candidati che rappresentano due visioni del mondo diverse e ideologie opposte.

La spaccatura del Brasile

Il paese è fortemente diviso tra i sostenitori di Bolsonaro e Lula e la spaccatura è prima di tutto geografica: Lula è sostenuto dal  nord del Brasile, mentre il sud, che comprende il cuore economico del paese, sostiene Bolsonaro. La polarizzazione in questa contesa  è forte ed è di natura politica, economica, ambientale e religiosa.  Luiz Inácio Lula da Silva, candidato di sinistra del partito dei Lavoratori è stato presidente dal 2003 al 2010 si oppone a Jair Bolsonaro, attuale presidente in carica, ex militare di destra. Le differenze tra i due sono evidenti già dalla campagna elettorale: Lula riempie i teatri parlando di speranza e di rinascita per il Brasile, Bolsonaro giunge trionfante, in sella alle motocicletta, ai suoi comizi inneggiando alla famiglia, alla patria e a Dio. Nei suoi  comizi sono spesso presenti riferimenti alle accuse di corruzione al suo avversario, nonostante l’annullamento da parte della Corte Suprema del Brasile di tutte le condanne a suo carico.

Gli insuccessi di Bolsonaro

Il motivo per cui  i risultati attesi in queste  elezioni erano a favore di Lula va ricercato in alcune criticità del governo di Bolsonaro in ambito economico, ambientale e sanitario. Con l’attuale governo il disavanzo totale del bilancio pubblico è arrivato al 13% del PIL e il debito pubblico lordo al 98,9% del Pil nel 2020, l’attività economica si è contratta del 4,1% ed è aumentato anche il tasso di disoccupazione. Dal punto di vista sanitario il Covid-19 ha rappresentato uno spartiacque per i sostenitori del governo, in molti lo accusano per aver ritardato l’acquisto dei vaccini o aver minimizzato la pericolosità denunciata dall’OMS. La negligenza del presidente ha portato il Brasile a essere colpito in modo drammatico dall’emergenza sanitaria (ad oggi si contano 683.397 morti). Anche la questione ambientale sembra giocare un ruolo fondamentale nel sostegno a Lula. Il candidato del Partito dei Lavoratori, durante il suo primo governo, aveva cercato di salvaguardare l’Amazzonia (che ricopre il 40% del territorio brasiliano), con Bolsonaro invece ha ripreso avvio la devastazione del territorio che Lula aveva cercato di interrompere.  Dal 2019 al 2021 infatti sono stati eliminati più di 33 mila chilometri quadrati di foresta, con tagli al personale di tutela ambientale e conseguente allentamento dei vincoli per l’abbattimento degli alberi.

Cosa aspettarsi dal ballottaggio

Secondo Emiliano Guanella, la partita è ancora dall’esito incertissimo. Lula, con i risultati del primo turno al ballottaggio dovrà conquistare 1 milione e mezzo di voti contro i 7 milioni necessari a Bolsonaro per vincere, ma nonostante questa importante differenza non si può affermare con certezza la direzione che assumerà il ballottaggio.

Flop dei sondaggi?

Sembrano inattendibili i sondaggi in queste elezioni; Antonella Mori, head del programma America Latina per ISPI, osservando i risultati elettorali si chiede se i risultati inattesi siano causati da errori durante la somministrazione dei sondaggi (che potrebbero non avere un quadro socio-economico chiaro dopo la assenza di censimenti dopo il Covid-19) o se non siano invece causati da un improvviso spostamento di voti verso Bolsonaro. La deviazione potrebbe essere spiegata da dati recenti che definiscono un quadro economico e politico più positivo in Brasile: l’inflazione è in calo, così come la disoccupazione e l’economia sta crescendo in modo inatteso. La domanda rimane aperta e soltanto i risultati definitivi del 30 ottobre potranno indicare il reale orientamento politico dei cittadini.

Ludovica Amico

 

 

 

 

 

 

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