Beppe Grillo, il Fondatore del Movimento Cinque Stelle, dà il benservito all’ex premier Giuseppe Conte, tirato in causa qualche mese fa per la gestione delle direttive politiche che lo stesso Grillo aveva deciso.
L’intero scenario può essere identificato come il “Vaffa Day” di Giuseppe Conte, l’avvocato di Volturara Appula formerà una lista sua, cercando di sfruttare la popolarità di cui ancora gode.
Ci sono voluti 14 anni perché il “Vaffa Day” tornasse come un boomerang a colpire il suo ideologo proprio in mezzo alla fronte.
Ideologo è un parolone, in realtà Grillo aveva soltanto prestato la sua presenza scenica a un intelligente visionario che, a cavallo tra ascetismo e quattrini, aveva intuito il potenziale rivoluzionario generato dal clima di basso impero del post Manipulite e dalla inarrestabile recessione liberista.
Un Vaffa sacrosanto alla vecchia politica che è naufragato in un oceano di improvvisazione, ingenuità, stupidità, ignoranza e avidità, tutto ciò che serviva al “sistema” per tenergli la testa sott’acqua fino al definitivo annegamento di ieri.
La storia finisce qua e di essa ci rimangono soltanto i ricordi brutti e spesso ridicoli dei suoi interpreti. Di Maio che si fa i selfie ai funerali delle vittime del ponte di Genova, Di Battista che scopre il Sud America ma non i congiuntivi, Bonafede che esibisce l’ex terrorista Battisti come un cinghiale abbattuto a caccia, la Taverna che non distingue un discorso in parlamento da uno litigio nel vicolo, Toninelli che abolisce la povertà, i banchi a rotelle della Azzolina e tutto il resto del repertorio di una compagnia di saltimbanchi trasformati in leader di partito.
Peccato, lo dico davvero. Dispiace per il potenziale disperso, per il tempo sprecato, per le umiliazioni, per le illusioni, per le cattiverie, per le bufale e per tutto questo inverecondo spettacolo durato 14 anni.
Come un boomerang, oggi il “Vaffa Day” è tutto per Beppe Grillo.