Il boom della climate litigation: i cambiamenti climatici in tribunale

donne sono le vittime del cambiamento climatico climate litigation donne nella lotta contro la crisi climatica

Negli ultimi cinque anni, il numero di azioni legali legate ai cambiamenti climatici è più che raddoppiato, raggiungendo quota 2.180 nel 2022. Questo rivoluzionario aumento delle cause ambientali riflette una crescente consapevolezza della società sui pericoli climatici e sta cambiando il volto della giustizia ambientale. La climate litigation si sta trasformando in un potente strumento per combattere la crisi climatica e promuovere una governance più responsabile.

Nel periodo compreso tra il 2017 e il 2022, il numero totale di cause legate ai cambiamenti climatici ha più che raddoppiato, passando dalle 884 cause individuate nel 2017 a ben 2.180 nel 2022. Questo dato sorprendente emerge dal rapporto “Global Climate Litigation Report: 2023 Status Review,” pubblicato dall’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) in collaborazione con il Sabin Center for Climate Change Law presso la Columbia University. Questo rapporto approfondito analizza il fenomeno della climate litigation, cioè il ricorso alle azioni legali per combattere il cambiamento climatico.

La climate litigation è un meccanismo attraverso il quale individui, organizzazioni e comunità cercano di perseguire diversi obiettivi attraverso il sistema giudiziario. Questi obiettivi possono includere l’imposizione di standard più rigorosi sulle emissioni di gas serra da parte di governi o aziende, il blocco di progetti specifici che potrebbero aumentare le emissioni, la richiesta di risarcimento dei danni derivanti dai cambiamenti climatici e altro ancora.

L’aumento esponenziale delle cause legate all’ambiente riflette la crescente sensibilità della società verso il tema dei cambiamenti climatici e offre l’opportunità di sviluppare una prassi giuridica in ambito ESG (Environmental, Social, Governance). Questo fenomeno dimostra che la giurisprudenza può colmare in parte le lacune normative lasciate dalle istituzioni nel settore ambientale.

Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep, ha commentato che:

“le persone si stanno rivolgendo sempre più ai tribunali per combattere la crisi climatica, ritenendo i governi e il settore privato responsabili e facendo del contenzioso un meccanismo chiave per garantire l’azione per il clima e promuovere la giustizia climatica.”

Un esempio recente di successo nella climate litigation è la causa Held v. Montana, intentata contro lo Stato del Montana negli Stati Uniti. La giudice Kathy Seeley ha stabilito che non considerare l’impatto ambientale dei progetti minerari e dei combustibili fossili “viola il diritto a un ambiente pulito e salubre“, come garantito dalla Costituzione del Montana. Questa sentenza è stata accolta con entusiasmo dagli attivisti climatici e rappresenta un precedente importante non solo negli Stati Uniti ma anche in tutto il mondo.

La motivazione della giudice Seeley, secondo cui i giovani e i bambini sono sproporzionatamente colpiti dall’inquinamento dei combustibili fossili e dagli impatti climatici, è un elemento chiave che potrebbe influenzare le future sentenze. Questo rappresenta un importante cambiamento di paradigma, poiché i tribunali stanno sempre più collegando i cambiamenti climatici ai diritti umani.

Sebbene la maggior parte delle cause sia stata intentata negli Stati Uniti, la climate litigation sta guadagnando terreno in tutto il mondo. Circa il 17% dei casi attualmente segnalati proviene da Paesi in via di sviluppo, inclusi i piccoli Stati insulari che sono particolarmente minacciati dagli effetti dei cambiamenti climatici.

Leggi anche “Le climate litigation arrivano in Italia con la causa contro Eni di Greenpeace e ReCommon”

Le azioni legali legate ai cambiamenti climatici sono state intentate in 65 organi giudiziari in tutto il mondo, tra cui tribunali nazionali e internazionali, organismi paragiudiziari e le procedure speciali delle Nazioni Unite. Bambini, giovani, gruppi di donne, comunità locali e popolazioni indigene stanno svolgendo un ruolo di primo piano nella climate litigation e nella promozione della riforma della governance del cambiamento climatico.

Il rapporto Unep è stato lanciato in concomitanza con l’anniversario del riconoscimento da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del diritto umano a un ambiente pulito, sano e sostenibile (risoluzione Onu del 28 luglio 2022), poiché la maggior parte dei casi presentati dimostra collegamenti concreti tra diritti umani e cambiamenti climatici.

Le cause legate ai cambiamenti climatici possono avere diversi oggetti, da contestazioni delle decisioni dei governi per l’incompatibilità con gli impegni internazionali fino alle azioni legali dirette contro le aziende più inquinanti, spesso quelle produttrici di combustibili fossili e altri emettitori di gas serra.

Secondo il rapporto, le principali categorie di controversie in corso in materia di clima includono:

  1. Cause basate sui diritti umani sanciti dal diritto internazionale e dalle costituzioni nazionali.
  2. Sfide alla mancata applicazione delle leggi e delle politiche nazionali in materia di clima.
  3. Controversie finalizzate a mantenere i combustibili fossili nel sottosuolo.
  4. Richieste di maggiore trasparenza sul clima e di porre fine al greenwashing.
  5. Cause legate alla responsabilità delle imprese per i danni climatici.
  6. Cause relative al mancato adattamento agli impatti del cambiamento climatico.

Il rapporto “Global Climate Litigation Report: 2023 Status Review” prevede che nel futuro le tematiche più frequenti nelle cause climatiche includeranno la migrazione climatica, con azioni legali intentate da popolazioni indigene, comunità locali e altri gruppi colpiti in maniera sproporzionata dalla crisi climatica. Aumenteranno anche le cause volte a far valere la responsabilità in seguito a eventi meteorologici estremi e le “cause di ritorno,” in cui le aziende o gli enti citati in causa cercheranno di cancellare le normative che promuovono l’azione per il clima.

In un momento in cui la politica stenta a ottenere risultati significativi nella lotta ai cambiamenti climatici, la climate litigation si sta rivelando un’alternativa concreta per proteggere l’ambiente e le comunità più vulnerabili. Questo rapporto dimostra che i tribunali stanno sempre più attribuendo rilevanza ai legami tra i diritti umani e i cambiamenti climatici, spingendo governi e imprese a operare in modo più trasparente e a perseguire obiettivi più ambiziosi per contrastare il cambiamento climatico. Pertanto, la climate litigation rappresenta un punto di convergenza tra le tre lettere della sigla ESG: Environment (Ambiente), Social (Sociale) e Governance (Governance). Gruppi vulnerabili come bambini, giovani, donne e popolazioni indigene stanno assumendo un ruolo cruciale in questa battaglia legale per un futuro sostenibile.

Il rapporto “Global Climate Litigation Report: 2023 Status Review” fornisce una panoramica approfondita della crescente importanza della climate litigation nella lotta contro i cambiamenti climatici. Rappresenta un segno tangibile dell’impegno di individui e comunità nel cercare giustizia e protezione per l’ambiente, mentre i tribunali stanno diventando un luogo sempre più significativo per affrontare le sfide del cambiamento climatico a livello globale.

Exit mobile version