Il Black Friday e l’impatto del consumismo sull’ambiente

Black Friday

Il Black Friday, nato negli Stati Uniti, è diventato un fenomeno di portata globale, capace di attrarre milioni di consumatori in tutto il mondo, pronti ad approfittare delle offerte imperdibili. Tuttavia, dietro l’entusiasmo per gli sconti, si nasconde una realtà ben meno entusiasta, quella di un impatto ambientale devastante, che si fa sentire in modo particolare durante la settimana del Black Friday. La crescita esponenziale delle vendite online e la conseguente logistica delle consegne generano un livello di emissioni di CO2 che potrebbe sembrare inaudito. Solo in Europa, il trasporto delle merci legato a questo evento provoca un aumento delle emissioni di CO2 del 94% rispetto a una settimana normale, con oltre un milione di tonnellate di gas serra rilasciate nell’atmosfera.

Le conseguenze ambientali del Black Friday sono legate principalmente alla logistica, in particolare al trasporto delle merci acquistate online. Se da un lato il consumatore acquista un prodotto a un prezzo scontato, dall’altro contribuisce al potenziamento della filiera del trasporto merci, spesso ad alta intensità energetica. Le spedizioni rapide, infatti, sono spesso effettuate attraverso mezzi inquinanti, e i consumatori si ritrovano a ricevere pacchi da una serie di centri di distribuzione sparsi su vasta scala, con conseguente aumento delle emissioni dovuto al trasporto su lunghe distanze.

In Italia, la situazione è particolarmente preoccupante. Durante il Black Friday, le emissioni derivanti dalle consegne online raggiungono circa 500.000 tonnellate di CO2 equivalenti. Si tratta di una cifra che evidenzia quanto la domanda crescente di acquisti online stia impattando sull’ambiente. Purtroppo, non sembra esserci una grande consapevolezza da parte dei consumatori riguardo l’effettivo impatto climatico dei propri acquisti. Solo in pochi riflettono sul fatto che, per ogni smartphone o dispositivo elettronico comprato, l’ambiente paga un prezzo molto alto. Infatti, la produzione di questi apparecchi emette oltre 70 kg di CO2, di cui l’80% viene rilasciato durante la fase di fabbricazione.

Il peso della moda: tra consumismo e inquinamento

Accanto agli acquisti tecnologici, un altro settore che esplode durante il Black Friday è quello della moda. Negli ultimi 15 anni, il fenomeno del fast fashion ha visto una riduzione drammatica della durata di vita dei capi, che oggi vengono considerati prodotti usa e getta. Ogni anno, in Italia, vengono immessi sul mercato circa 23 kg di prodotti tessili per abitante, ma meno di 3 kg vengono correttamente raccolti e riciclati. A livello globale, meno dell’1% dei rifiuti tessili viene effettivamente riciclato e reimmesso nel ciclo produttivo. Gran parte dei capi inutilizzati o non venduti finisce in discarica, o addirittura esportato nei paesi in via di sviluppo, aggravando ulteriormente il problema dell’inquinamento globale.



Oltre alla questione del ciclo di vita dei prodotti, la moda è anche una delle principali responsabili dell’inquinamento da microplastiche. Le fibre sintetiche rilasciate dai tessuti, infatti, finiscono nelle acque dei fiumi e dei mari, contribuendo a una crescente contaminazione degli oceani e, di conseguenza, anche della catena alimentare. Le stesse microplastiche, ormai, sono presenti anche nei corpi umani. Il settore tessile è responsabile di una parte significativa dell’inquinamento ambientale, che sarebbe probabilmente difficile da contrastare senza un cambiamento radicale nei comportamenti dei consumatori.

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Un’industria in crisi: il ciclo dei resi e gli sprechi

Un altro aspetto significativo che rende il Black Friday ancora più insostenibile è il fenomeno dei resituti degli acquisti online. Quando si acquistano capi di abbigliamento o dispositivi elettronici, la possibilità di restituire un prodotto rappresenta uno dei vantaggi del commercio online, ma si traduce anche in un pesante impatto ambientale. In negozio, infatti, i resi sono meno frequenti, ma quando si compra online, il tasso di reso può aumentare fino a quattro volte rispetto alla vendita fisica. Il risultato è che una parte significativa di questi resi deve essere trasportata di nuovo e, nella maggior parte dei casi, non viene riutilizzata, ma semplicemente scartata.

Le spedizioni dei resi, in particolare, hanno un impatto ambientale ancora maggiore rispetto alla consegna iniziale, con emissioni superiori del 30% dovute all’intensità energetica della logistica. Ciò che rende ancora più grave la situazione è che oltre il 25% dei resi non vengono nemmeno rivenduti, ma finisco nei rifiuti. Questo spreco non solo incide sull’ambiente, ma rappresenta anche una perdita economica significativa per i rivenditori.

Il cambiamento è possibile: invito alla riflessione

Alla luce di questi dati preoccupanti, le associazioni ambientaliste come il WWF invitano i consumatori a riflettere sulle proprie abitudini di acquisto, in particolare in occasione del Black Friday. È fondamentale ripensare il consumismo e adottare uno stile di vita più sostenibile. Le proposte del WWF sono chiare: acquistare solo ciò che è davvero necessario, fare attenzione alla sostenibilità dei marchi da cui si acquistano i prodotti, evitare acquisti impulsivi e preferire soluzioni più durevoli rispetto ai prodotti usa e getta.

Anche il settore della moda potrebbe trarre vantaggio da un cambiamento di prospettiva. Acquistare abiti di qualità e duraturi, magari second-hand, può contribuire a ridurre significativamente l’impatto ambientale, così come scegliere tessuti naturali o prodotti realizzati con materiali riciclati. In generale, una maggiore consapevolezza climatica potrebbe fare la differenza, aiutando a ridurre l’impronta ecologica di eventi come il Black Friday.

In conclusione, il Black Friday potrebbe diventare un’opportunità per ripensare le nostre abitudini di consumo e per adottare uno stile di vita più sostenibile. Le scelte di oggi determineranno il futuro del nostro pianeta.

Vincenzo Ciervo

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