Il biglietto per Venezia: monumento da restaurare o parco giochi?

Biglietto per Venezia

L’introduzione del biglietto per Venezia apre questioni che oppongono la natura monumentale della città alle sue istanze economico-sociali

Carico di agevolazioni utili per la visita turistica della città, il biglietto per Venezia è uno degli ultimi provvedimenti previsti per regolare i flussi del turismo di massa tra le strade della provincia veneta e sarà applicato a partire dal prossimo gennaio. La sua entrata in vigore è da qualche anno al centro di discussioni che lo considerano un mezzo necessario a un cambiamento di rotta da parte della città di Venezia. Destinata all’accesso dei turisti che non pernottano, questa nuova disposizione raccoglie su di sé molti interrogativi. Tra questi, il rischio che un ticket di ingresso possa far apparire la città alla stessa stregua di un parco giochi.

Tuttavia, il biglietto per Venezia può essere pensato come una soluzione necessaria alla protezione della città come monumento storico e artistico. In questo senso,  può essere inteso come una sorta di misura di restauro volta a limitare i danni operati da un turismo insostenibile.

Il biglietto per Venezia: una misura di restauro?

In “Teoria del Restauro” (1963), Cesare Brandi parla del restauro come

il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte nella sua consistenza fisica, e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futuro.

Come spiega l’autore, a guidare l’intenzione del restauro di un monumento sono una istanza storica e una istanza estetica. Come bene materiale, un’opera d’arte è caratterizzata da una temporalità propria che si suddivide in tre forme: il momento della creazione; i mutamenti storici e materiali che l’opera subisce; e il tempo della coscienza di chi ne usufruisce, in un certo senso, il modo in cui l’opera viene moralmente intesa. Allo stesso modo, essendo insita di una artisticità propria, l’opera d’arte ha un certo impatto estetico su chi la vive. Per questi motivi, bisognerà tutelare queste istanze per preservare l’opera o restaurarla, dunque per renderla fruibile in futuro.

Se si definisce la città come monumento da preservare e ristrutturare dai danni di una gentrificazione che si nutre di un turismo di massa insostenibile, il biglietto per Venezia può essere inteso come mezzo di regolazione teso a limitare i danni materiali. In questo senso, il ticket di entrata sarebbe utile a far sì che la città possa tornare ad avvalersi primariamente della sua caratterizzazione artistica, quindi di delle sue istanze storico-estetiche.

Quali sono i limiti dell’intendere il biglietto per Venezia come un mezzo per ristabilire una monumentalità a rischio?

Con la Teoria del restauro, tuttavia, Brandi non si riferiva a organismi complessi come le città. Una lettura del caso di Venezia quale mero monumento, che non tenga conto delle complesse dinamiche economiche e sociali che la animano, potrebbe risultare riduttiva. Nel filtrare i caratteri storico-estetici della città attraverso il mero aspetto economico, l’introduzione del biglietto per Venezia rischia di ridurre un luogo vivo e dinamico al prezzo che costa, finendo per surclassare le sue istanze artistiche, più che enfatizzarle. In questo senso, il rischio che il ticket di ingresso porti a intendere Venezia come un parco giochi è reale.

Dunque, la questione non può che rimanere aperta. Il biglietto per Venezia servirà davvero a ricucire i solchi di un flusso turistico che allo stesso tempo la nutre e la spolpa, oppure renderà la città alla stregua di un parco divertimenti?

 

Stella Canonico

Photo by Henrique Ferreira on Unsplash

 

 

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