Genoma editing: Il bambino migliore? La parola a Maurizio Balistreri

il bambino miglioreMaurizio Blistreri, professore di filosofia morale all’Università di Torino, è in libreria con “Il bambino migliore? “Che cosa significa essere genitori responsabili al tempo del genoma editing per Fandango libri.
Il libro indaga i pro e i contro della pratica del genome editing sui figli non ancora nati, i suoi risvolti a livello biologico e sociologico, approfondendo l’aspetto genitoriale nei tempi moderni.

Balistreri veste il ruolo di moderatore tra teorie sulla genitorialità e teorie sull’editing genetico, riportando citazioni e dibattiti bioetici senza effettivamente dare un parere proprio e netto, ma lasciando al lettore la possibilità di formulare un’opinione senza influenze.

Il saggio “Il bambino migliore?” È diviso in tre capitoli preceduti dall’introduzione sui bambini geneticamente modificati.
La scelta della parole è molto forte, talvolta disturbante (bambini geneticamente modificati mi fa pensare al mais e alle coltivazioni OGM, ma ok), e rende la lettura molto fredda e prettamente scientifica. Alcuni punti, soprattutto nei capitoli centrali in cui ci si sofferma sulle responsabilità etiche e bioetiche dei genitori, sembrano piuttosto ripetitive ma non per questo noiose, anzi tirando le file più e più (e più e più) volte non si rischia di perdere passaggi anche nel caso in cui il lettore non sia proprio esperto o al corrente dei dibattiti citati.

Piccola parentesi sul genome editing: si tratta di una tecnologia altamente innovativa che funziona come un editor sulla bozza di embrione che vi è capitata. Riesce a trovare e correggere gli errori genetici all’interno dell’intero genoma in modo molto preciso e mirato.

Un figlio non chiede (e non può chiedere) di nascere, è il genitore che sceglie di portarlo al mondo: che tipo di responsabilità comporta una decisione così importante per la vita di un’altra persona?

Per il contenuto

Si comincia con la ricostruzione degli scenari riproduttivi influenzati dalle tecniche di genome editing, ricorrendo come già accennato al dibattito bioetico contemporaneo, proponendo un figlio non come un dono ma come una scelta egoistica dei genitori. Per tutto il libro aleggia questo spettro di genitore burattinaio che gestisce il palcoscenico uterino come fosse un mezzo di guadagno personale, ma andando avanti nella lettura la cosa viene diluita e diventa quasi piacevole.

Il primo capitolo si sofferma sul dovere morale dei genitori di far nascere il “bambino migliore”. Questa espressione è spiegata e slegata attentamente: per bambino migliore non si intende solo quello “più desiderabile”, ma il bambino che ha le prospettive di vita migliore, un bambino che possa godere di buona salute e che possa crescere in un ambiente favorevole. Ci sono degli indicatori che possono guidare i futuri genitori, ad esempio il loro stato di salute al momento del concepimento e della gestazione, la loro situazione economica e sociale al momento della nascita e così via. Indicatori che forse spesso non vengono tenuti in considerazione e che Maurizio Balistreri porta sotto il riflettore che renderci un attimino più consapevoli.

Da qui si passa al dibattito sulle responsabilità dei genitori nei confronti dei bambini che nascono, rispetto alla loro salute e alla loro felicità, scandagliando tutti i possibili scenari, o quasi, in modo molto puntuale e soprattutto realistico. La scelta delle parole prima definita disturbante è necessaria e vincente: riesce a mettere il lettore a tu per tu con la realtà dei fatti senza mezzi termini come è giusto che sia, d’altronde si parla di figli ed è giusto che le cose vengano chiamate con i loro nomi.

L’ultimo capitolo è quello specifico sugli interventi di genome editing. Balistreri si interroga sull’utilizzo di queste pratiche per “curare e prevenire le disabilità e migliorare i bambini”. Il punto di vista, come accennato, è molto oggettivo. Non vengono dati pareri né lasciati intendere, lo scopo è quello di informare e devo dire che è raggiunto.

Dunque

Il bambino migliore? È un saggio interessante sulle nuove frontiere tecnologiche e sul dibattito bioetico, preferibilmente per un pubblico non proprio estraneo agli argomenti, ma comunque comprensibile e godibile.
Alcune volte ripetitivo, alcune volte pensate, altre illuminante e altre ancora piacevole, un testo consigliato per aprire gli occhi sugli aspetti più delicati.

Maura Vindigni

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