In Italia per ora è solo un’ipotesi, in Svizzera invece, l’abolizione del canone per la radiotelevisione pubblica (SRG nella parte tedesca, SSR in quella francese, RSI in quella italiana), è un tema quanto mai caldo.
Infatti il prossimo 4 Marzo la popolazione elvetica sarà chiamata a votare sul testo “No Billag” (dal nome della società che riscuote il canone), che in caso di maggioranza favorevole (sia dei cittadini che dei cantoni), vedrà l’eliminazione del suddetto modello.
Il tutto parte da un’iniziativa di alcuni dirigenti dei giovani liberali e dei giovani Udc (destra nazionalista) partita nel 2015, che hanno raccolto le firme necessarie per richiedere il Referendum.
Secondo un sondaggio del quotidiano a diffusione gratuita 20 Minuten a cui hanno preso parte 21540 persone, i sostenitori del testo sono in vantaggio: il 51% degli aventi diritto intende votare “sì” il 4 marzo prossimo, il 45% “no”, mentre il 4% si è detto ancora indeciso.
Le preferenze assumono connotati diversi se si prendono in considerazione le tre grandi regioni linguistiche. La soppressione del canone raccoglie infatti maggiore simpatia nella Svizzera tedesca, dove il 52% degli intervistati è favorevole. Nella Svizzera francese e in Ticino, invece, tale sostegno scende al 47% rispettivamente al 46%.
Ma andiamo a vedere nel dettaglio gli aspetti favorevoli e quelli deleteri della No Billag:
PRO
Renderebbe i cittadini più liberi da vincoli televisivi (e anche un po’ più ricchi visto che il canone si attesta sui 365 franchi, ovvero 312 euro) e garantirebbe un sistema di aste per le concessioni radiotelevisive, sicuramente più democratico e trasparente.
CONTRO
Laddove il No Billag dovesse passare, la televisione pubblica svizzera farebbe molta fatica a proseguire, in quanto non può sostentarsi solo con la limitata raccolta pubblicitaria. Il danno si estenderebbe inoltre anche su 34 televisioni e radio private regionali, che percepiscono una fetta di canone esigua, ma molto importante per i loro conti. Da non sottovalutare nemmeno le questioni dei posti di lavoro che verrebbero meno e della qualità delle trasmissioni.
L’ultima parola spetta agli elettori, unici veri giudici di una situazione che al momento ha creato non poco scompiglio nella attenta e precisa Svizzera. Il 4 Marzo l’ardua sentenza.
Antonio Pilato