Il presidente del Senato Ignazio La Russa è stato ospite di “Terraverso”, podcast condotto dal condirettore del quotidiano Libero: qui le ormai note e tristi dichiarazioni sui fatti di via Rasella. In seguito alle polemiche divampate in tutta Italia, partite dai partiti di opposizione (ma non solo), arrivano le scuse.
Ignazio La Russa, presidente del Senato in carica, difendendo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dalle recenti critiche sorte in seguito al suo discorso sull’eccidio delle Fosse Ardeatine, si è lasciato scappare l’ennesimo commento che ha sconcertato l’opinione pubblica.
In Via Rasella quelli che furono uccisi non erano biechi nazisti delle SS ma una banda musicale di pensionati altoatesini.
Queste le parole incriminate della seconda carica dello Stato. Ma c’è altro:
I partigiani sapevano che ci sarebbe stata una rappresaglia da parte dei nazisti. È stata una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza.
Reazioni politiche
Tutti i partiti di opposizione sono compatti nel condannare le parole di Ignazio La Russa.
Elly Schlein, neo segretaria del Partito Democratico, ha definito le affermazioni del presidente del Senato “indecenti e inaccettabili per il ruolo che ricopre”. Il capogruppo al Senato del PD le ha definite come un tentativo di modificare la storia:
Siamo di fronte ad un esempio di revisionismo storico che, inoltre, sposa il punto di vista dei fascisti. Non è accettabile mettere sullo stesso piano i partigiani che combattevano per liberare l’Italia e i nazifascisti.
Al riguardo Ezio Mauro, ex direttore di Repubblica, scrive che si tratta di una tattica consolidata:
Si forzano i muri del sistema, si saggia la loro resistenza, si misura la coscienza nazionale del limite, spostandolo continuamente più in là, per delegittimare l’antifascismo come valore fondante del paese.
È d’accordo con queste parole Francesco Silvestri, capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle, che afferma:
L’ennesima dichiarazione revisionista del presidente del Senato. Non nasconde solo rigurgiti ideologici che una destra seria e moderna dovrebbe aver superato, ma anche il palese tentativo di distrarre l’opinione pubblica dalle inadeguatezze di questo governo.
Anche per Vittoria Baldino, vicecapogruppo del M5S a Montecitorio, è un metodo di distrazione dai problemi reali.
Carlo Calenda, segretario di Azione, si è detto ammirato dalla determinazione con cui La Russa continua a dimostrare ogni giorno la sua inadeguatezza come presidente del Senato.
Rifondazione Comunista ha dato via ad una raccolta di firme per chiedere le dimissioni di La Russa.
La reazione dei partiti di maggioranza
Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, difende il presidente del Senato:
Via Rasella non fu un atto di cui andare fieri. Strumentalizzare le parole di La Russa non ha senso.
C’è da dire, però, che due sentenze della Corte di Cassazione hanno stabilito che l’azione portata avanti dai partigiani in quella via di Roma fu “un legittimo atto di guerra rivolto contro un esercito straniero occupante e diretto a colpire unicamente dei militari”. Il gruppo bersaglio dei partigiani, infatti, non era una “banda musicale di pensionati” come lo ha definito il presidente del Senato, bensì un corpo di polizia militare tedesca.
Sul caso è intervenuto anche Claudio Durigon, sottosegretario della Lega, prendendo le distanze dalle affemazioni di Ignazio La Russa:
Fascismo e nazifascimo hanno rovinato l’Italia in quegli anni. L’antifascismo è stato sicuramente, con i partigiani, una cosa utilissima all’Italia e se oggi abbiamo questa democrazia è proprio grazie a questo.
Cosa dice l’ANPI
Il presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Gianfranco Pagliarulo, è deciso su ciò che il presidente del Senato debba fare:
Dovrebbe avere la coscienza di dimettersi dopo le sue parole su via Rasella perché è palesemente inadeguato al ruolo che ricopre.
E ancora:
Le parole di Ignazio La Russa rappresentano un ennesimo, gravissimo strappo teso ad assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza.
Con queste motivazioni l’associazione dei partigiani ha definito “non gradita” un’eventuale partecipazione del presidente del Senato alle celebrazioni dell’ormai vicino 25 aprile, anche se La Russa aveva già espresso il suo giudizio su tali eventi.
Le scuse di Ignazio La Russa
In seguito alle numerosissime polemiche sorte in tutta Italia, La Russa ha scritto una lettera di scuse pubblicata sul sito internet del Senato. Questo il sunto:
Non ho difficoltà a precisare che ho sbagliato a non sottolineare che i tedeschi uccisi in via Rasella fossero soldati nazisti ma credevo che fosse ovvio e scontato oltre che notorio. Fatte salve le persone che hanno commentato pretestuosamente e in prevenuta malafede, voglio invece scusarmi con chi anche in forza di resoconti imprecisi abbia comunque trovato motivi di sentirsi offeso.
In un’intervista al Corriere della Sera ha inoltre dichiarato:
D’ora in poi non parlerò più di fatti storici, solo di attualità e mi aspetto che mi si giudichi su quello che faccio e dico sui temi d’attualità, non sul passato, del quale semmai parlerò con gli storici.
La seconda carica dello Stato, però, ha anche il dovere di rappresentare la storia del Paese.
Le scuse, forse, non sono sufficienti. Il presidente del Senato ha perso l’ennesima occasione per dimostrare la neutralità che il suo ruolo gli impone. Criminalizzare la Resistenza, da cui è nata la nostra Costituzione e la nostra democrazia, è un atto gravissimo che dovrebbe spaventare.