Senza dubbio, sarà un’estate “diversa”…sia da quelle degli altri, che dalle vostre passate. Non è ancora troppo tardi: con queste idee per vacanze alternative, stupirete voi stessi, e tutti gli altri a cui le racconterete una volta rientrati. (Se sopravvissuti).
Passato un altro Ferragosto a casa in solitudine, davanti a un piatto triste di pomodoro e mozzarella?
Tutti i tuoi amici sono partiti, lasciandoti in città desolato, a rimuginare con gli occhi incollati a Facebook o Instagram, ripieno anche tu come le melanzane nei picnic e nelle grigliate… solo che di invidia, verso le foto altrui in bikini, in viaggi incantati e mete da sogno?
Forse il problema è soltanto che non hai ancora trovato “quella giusta”: la vacanza che fa per te. Sei ancora in tempo però: puoi essere tu, il prossimo a vantarsi coi suoi amici della “vacanza unica che voi vi siete persi”! Qui di seguito, alcune idee di vacanze originali e fuori dal comune – forse non esattamente adatte a chi è in cerca di relax – e forse proprio per questo, valide alternative da sperimentare, per rendere quest’estate indimenticabile.
Vacanza: dolce è il rilassarsi e l’allontanarsi dalla propria routine. Ma se al contrario, di relax non avete alcuna voglia, e cercate solo un po’ d’evasione, iniziamo da qualcosa di estremo. Basta infatti cercare su internet “survival holiday” oppure “stage de survie”, per scorrere la lista delle mete dei viaggi di sopravvivenza.
Un esempio? Volo aereo con atterraggio in Marocco – a Casablanca – però mentre i turisti affolleranno le meravigliose spiagge dorate, e si crogioleranno in rilassanti sedute negli hammam, voi vi ritroverete sperduti nel deserto. Vivere quattro/cinque giorni a fianco ai beduini, per imparare a raccogliere e purificare l’acqua, e resistere al calore infernale e soffocante.
Trattamento pensione completa: sul menù, insetti, bacche e piante – a condizione che abbiate seguito bene i corsi di preparazione, e riusciate a distinguere quelle non velenose.
Insomma, in questo modo risolto anche il problema stressante della valigia da preparare: la nostra vacanza potrebbe iniziare difatti con un presunto agente di sicurezza, che ci intima di infilare l’essenziale in uno zaino, e scappare di casa immediatamente: questione di sopravvivenza.
In altri casi invece, prima della partenza viene fornito un prontuario di oggetti – magari un coltellino svizzero? Si rivelerà nient’altro che un mero giocattolo, paragonato a ciò che dovrete affrontare… Sacco a pelo allora? No, perché il pacchetto vacanze prevede che impariate a costruire un bivacco nella natura – insieme al vestiario che potrebbe rivelarsi utile nei nostri giorni da survivor.
Per l’esperienza marocchina, costo di 2300 euro a persona. Potrebbero effettivamente sembrare eccessivi – per ritrovarsi sei giorni nel deserto, senza cibo a eccezione di scorpioni catturati qua e là, oppure radici, se non addirittura il digiuno – ma se non altro, non sarete costretti a litigare con i vicini di ombrellone… Inoltre, in base a quanto vi sentite coraggiosi, si può scegliere fra le formule di gruppo con accompagnatori, fino ai viaggi per single, in cui farete affidamento solo sulle vostre forze, insieme alle nozioni apprese durante i corsi di preparazione (quasi sempre previsti all’interno del pacchetto vacanze).
E c’è anche qualcosa per chi ha sempre sognato di andare ai Caraibi...
Fra mare e montagna, meglio la città?
Mentre in Europa – dove sono già piuttosto popolari in area scandinava, e ancora poco frequentati da noi in Italia – gli stage di sopravvivenza si orientano verso la ricerca del contatto con la natura, negli Stati Uniti ci viene addirittura offerto di prepararci alla fine del mondo, grazie alle proposte di sopravvivenza urbana. Ospitati in località distopiche da apocalisse, un weekend in una città che certo apparirà meno banale, meno noiosa, senza elettricità e acqua corrente.
Vacanze in famiglia, con i campi estivi per bambini e ragazzi
I bambini in vacanza sono una vera seccatura?
Due proposte dedicate a loro: la prima è un campo estivo di addestramento militare in Ungheria – già parecchio in voga fra i piccoli ungheresi – cosicché lasciati a casa paletta e secchiello, anziché castelli di sabbia, costruiremo con loro sani valori e ferrea disciplina.
Se il miniclub dell’anno scorso non faceva per loro, senza dubbio si diletteranno con i fucili e le esercitazioni militari.
Oppure in America – dove non è raro per un adolescente pesare più del proprio genitore, e morire per malattie legate al sovrappeso – per qualcuno “vacanza benessere” si traduce in un weight loss camp: letteralmente, campi per perdere peso. Dimenticate l’ansia della prova bikini! Qui la pesata si fa alla fine, della vacanza.
“A summer weight loss camp that kids and parents love!” è la promessa ad esempio sul sito di Camp Shane, che opera in ben cinque città diverse degli Stati Uniti. Potreste addirittura pensare di approfittarne e organizzare un viaggio coast-to-coast, ammesso che riusciate a convincere i bambini che la dieta è meglio del gelato.
Per chi invece vuole rimanere in Italia
Se l’intenzione invece è di rimanere nei confini italiani, per ora il massimo dell’“estremo” offerto dalle agenzie, consiste in una “Snow Survival” sui monti laziali, ad accendere fuochi, imparare a riconoscere i legni più adatti, costruire ciaspole e un riparo per la notte. Ambiente freddo ma accogliente: sul menù, la formula pensione completa offre piante commestibili (che sta sempre a voi identificare) ed erbe officinali.
Ad ogni modo, questa e le altre esperienze in Italia vi sembreranno come un weekend a Rimini, paragonate alle vacanze in situazioni di emergenza proposte all’estero…
E se invece che racchettoni, giocassimo ai poveri?
Un’altra trovata degli Stati Uniti: inizialmente concepita per sensibilizzare gli assistenti sociali che si occupano dei senzatetto, così da completare la loro formazione con uno stage (120 dollari a giornata) full-immersion in piena povertà, l’esperienza di trovarsi senza cibo, a chiedere l’elemosina, si è rivelata alla fine un vero e proprio business.
Tanto da venir ripresa da alcuni college in guisa di “gita scolastica” per i ragazzi, costretti quindi a lasciare il loro mondo dorato di smartphone e serate in discoteca, denudati dei loro abiti firmati e rivestiti di seconda mano, per ritrovarsi girovaghi a piedi nudi in città. Nessuna partita a beach volley: la disputa fra i villeggianti è per quel poco che non sopprime la fame. Colazione non a buffet, né continentale; anzi consiste in una soda e delle patatine, come in quei quartieri definiti food desert zones in cui la maggior parte della popolazione non arriva a permettersi un’alimentazione “sana” e bilanciata.
Paradossalmente poi, negli Stati Uniti queste mete vacanziere sono particolarmente di tendenza fra i “ricchi”, disposti a pagare fino a 1500 dollari per soggiorni che simulano le condizioni di vita – ricostruite in un hotel – di chi si trova ai margini della società.
Per chi fosse interessato, in una “Poverty Simulation” a Waco, in Texas, avrete la possibilità di ravanare nei cassonetti, dormire (costretti) sotto le stelle, e scambiare esperienze con altri senzatetto (questi veri, e non per scelta). Tutto per la modica cifra di una settantina di dollari. Si accettano anche bambini, per un delizioso weekend in famiglia fuori porta.
L’ideatore – tale Jeff Cook – offre anche l’opzione “Refugee Weekend“, in cui si prova l’esperienza di un rifugiato immigrato. Nella formula all-inclusive: estenuanti marce durante la notte, alla ricerca di cibo e riparo dal freddo.
In alternativa – e se non vi dispiace l’idea di un’estate sulla neve – rimanendo in Europa si può fare un salto a Trandum, in Norvegia, per una simile esperienza: alloggiati in un’ex base militare nei pressi di Oslo, “Camp Refugee” è un’iniziativa pensata per i ragazzi; un tutto-compreso di privazioni di cibo e sonno, ed estenuanti marce notturne fra i ghiacci (da dimenticare le gite in slitta, e l’assaggio del rinomato salmone selvaggio affumicato).
Le recensioni? Positive – “ci si sente bene, rafforzati e migliorati dall’esperienza” – secondo i partecipanti; al contrario, critiche e reazioni negative da parte delle associazioni di poveri e senzatetto – quelli veri – che si sono sentiti presi in giro dalla nuova moda del “giocare ai poveri”.
Alice Tarditi