L’ictus è in aumento: una crescita del 70% negli ultimi 30 anni

ictus è in aumento

L’ictus è in aumento, infatti, continua a crescere a un ritmo allarmante. Questo dato preoccupante si riflette nelle statistiche: dal 1990 al 2021, il numero di persone colpite da ictus è aumentato del 70%, raggiungendo l’impressionante cifra di 11,9 milioni di casi nel solo 2021. Questa crescita non è frutto del caso, ma è strettamente legata a una serie di fattori di rischio che, pur essendo ben noti, sono sempre più diffusi. Tra questi, il sovrappeso, la pressione alta, l’inquinamento atmosferico e l’aumento delle temperature globali stanno giocando un ruolo centrale nell’evoluzione di questa emergenza sanitaria mondiale.

I cambiamenti climatici e il loro impatto sulla salute cerebrale

Uno dei principali fattori che sta alimentando l’aumento dei casi di ictus è il cambiamento climatico. Le temperature medie globali sono in costante aumento, e gli eventi estremi come ondate di calore diventano sempre più frequenti. Questo ha un impatto diretto sulla salute delle persone, in particolare sulle patologie cardiovascolari e cerebrovascolari. Studi scientifici hanno dimostrato come l’esposizione prolungata a temperature elevate possa contribuire all’aumento della pressione sanguigna, uno dei principali fattori di rischio per l’ictus. Inoltre, il caldo eccessivo può portare a disidratazione, che a sua volta influisce negativamente sul sistema cardiovascolare, aumentando la probabilità di sviluppare complicanze che possono sfociare in un ictus.

Il cambiamento climatico, quindi, non è solo una questione ambientale, ma rappresenta una vera e propria minaccia per la salute pubblica. Le politiche volte a ridurre l’impatto ambientale non devono più essere viste solo in termini di protezione del pianeta, ma anche come un imperativo per prevenire gravi malattie come l’ictus.

L’inquinamento atmosferico: un nemico silenzioso

L’inquinamento atmosferico rappresenta un altro fattore di rischio di grande rilevanza per l’aumento dei casi di ictus a livello globale. Le polveri sottili (PM2.5), i gas tossici come il biossido di azoto (NO2) e altre sostanze nocive presenti nell’aria possono penetrare nel sistema circolatorio e causare danni ai vasi sanguigni, portando a un aumento della pressione arteriosa e, conseguentemente, al rischio di ictus.

Secondo studi epidemiologici, vivere in aree ad alto tasso di inquinamento aumenta sensibilmente la probabilità di essere colpiti da un ictus. Le particelle inquinanti, infatti, non si limitano a danneggiare i polmoni, ma hanno effetti negativi anche a livello cerebrale. L’infiammazione causata dall’inquinamento atmosferico può danneggiare i tessuti cerebrali e compromettere la funzionalità dei vasi sanguigni, aumentando il rischio di ischemia cerebrale. Questo rende l’inquinamento dell’aria un problema che richiede interventi urgenti da parte delle istituzioni sanitarie e ambientali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove i livelli di inquinamento sono spesso elevati.

I fattori metabolici: sovrappeso e ipertensione in crescita

Parallelamente ai fattori ambientali, i fattori di rischio metabolici continuano a essere una delle principali cause dell’aumento dei casi di ictus. Tra questi, il sovrappeso e l’obesità sono diventati delle vere e proprie pandemie, alimentate da stili di vita sempre più sedentari e da diete ricche di grassi saturi e zuccheri. L’eccesso di peso corporeo esercita una pressione costante sul sistema cardiovascolare, portando spesso a condizioni come ipertensione, diabete di tipo 2 e dislipidemie, tutti fattori che incrementano significativamente il rischio di ictus.

L’ipertensione, in particolare, è considerata il principale fattore di rischio per lo sviluppo di un ictus. La pressione alta provoca un continuo stress sulle pareti dei vasi sanguigni, che col tempo possono indebolirsi o rompersi, causando emorragie cerebrali o ostruzioni vascolari che portano all’ictus ischemico, la forma più comune della malattia. È fondamentale che le persone a rischio siano consapevoli dell’importanza di mantenere la pressione sanguigna sotto controllo, attraverso cambiamenti nello stile di vita e, quando necessario, mediante l’uso di farmaci specifici.

L’ictus è in aumento: le differenze regionali

Il fenomeno dell’aumento dei casi di ictus non colpisce tutte le aree del mondo allo stesso modo. In alcune regioni, come l’Asia orientale e l’Europa orientale, l’incidenza dell’ictus è particolarmente elevata, con tassi superiori rispetto a quelli osservati in altre parti del mondo. In Asia, ad esempio, l’ictus è la principale causa di morte e disabilità, e i Paesi in rapido sviluppo, come la Cina, stanno assistendo a un incremento significativo dei casi, in parte dovuto alla crescente urbanizzazione e ai conseguenti cambiamenti nello stile di vita.



In Europa, sebbene ci siano stati miglioramenti nelle politiche di prevenzione e nei trattamenti disponibili, la prevalenza di fattori di rischio come l’obesità e l’inquinamento atmosferico continua a rappresentare una sfida importante. Anche nei Paesi occidentali, dove l’accesso alle cure mediche è più diffuso, la gestione dei fattori di rischio a livello di popolazione è ancora insufficiente, e l’ictus resta una delle principali cause di morte.

D’altro canto, nei Paesi a basso reddito, dove l’accesso a servizi sanitari adeguati è limitato, le conseguenze di un ictus sono spesso devastanti. La mancanza di prevenzione e la difficoltà nel fornire cure tempestive portano a tassi di mortalità e disabilità post-ictus molto elevati. In queste aree, l’ictus rappresenta una condanna quasi certa, a meno che non si intervenga con politiche sanitarie adeguate e un miglioramento delle infrastrutture sanitarie.

La prevenzione come chiave per ridurre i casi di ictus

Nonostante il quadro globale sembri preoccupante, esistono diverse strategie efficaci per prevenire l’ictus. Innanzitutto, è fondamentale sensibilizzare la popolazione sui fattori di rischio modificabili, come il sovrappeso, la dieta scorretta e la sedentarietà. Promuovere uno stile di vita sano, basato su una dieta equilibrata e su un’attività fisica regolare, può ridurre significativamente il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e cerebrovascolari.

La prevenzione non riguarda solo le singole persone, ma richiede anche politiche pubbliche efficaci. Regolamentare l’inquinamento atmosferico, ad esempio, può avere un impatto positivo sulla salute della popolazione, riducendo l’incidenza di malattie respiratorie e cardiovascolari, tra cui l’ictus. Inoltre, migliorare l’accesso alle cure sanitarie e ai farmaci essenziali per il controllo della pressione arteriosa e del diabete è cruciale per ridurre i decessi legati a questa patologia.

Un altro aspetto importante della prevenzione è il riconoscimento tempestivo dei sintomi di un ictus. Spesso, la differenza tra la vita e la morte dipende dalla rapidità con cui si interviene. In caso di sintomi come improvvisa debolezza in una parte del corpo, difficoltà nel parlare o nel comprendere, visione offuscata o mal di testa improvviso e intenso, è fondamentale chiamare immediatamente i soccorsi. L’intervento rapido, infatti, può limitare i danni cerebrali e migliorare le possibilità di sopravvivenza e recupero.

Conclusione

L’ictus è una patologia che continua a rappresentare una delle principali cause di morte e disabilità nel mondo. L’aumento dei casi osservato tra il 1990 e il 2021 è il risultato di una combinazione di fattori ambientali, come l’inquinamento atmosferico e l’aumento delle temperature globali, e fattori metabolici come il sovrappeso e l’ipertensione. Tuttavia, la prevenzione e il controllo di questi fattori possono ridurre significativamente il numero di ictus a livello globale.

Lavorare per un mondo più sano significa non solo agire sul fronte medico, ma anche affrontare le sfide ambientali e sociali che contribuiscono all’aumento dei casi di ictus. Solo attraverso un approccio globale e multidisciplinare sarà possibile ridurre l’incidenza di questa malattia e migliorare la qualità della vita di milioni di persone.

Patricia Iori

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