Era il 27 Luglio del 2009. Eto’o passava dal Barcellona all’Inter nell’ambito dell’operazione Zlatan Ibrahimovic. Lì per lì, alcuni tifosi storsero il naso, non rendendosi conto che sarebbe stato proprio il camerunense a risultare decisivo ai fini del leggendario triplete.
L’Inter veniva dagli scudetti di Mancini e dal primo anno con Mourinho in panca. Era facile vincere in Italia, un po’ come lo è stato per la Juve di questi anni. L’Inter era fortissima. In Serie A non vi era alcuna concorrenza. Tutti sapevano che al centro dei successi di quell’Inter c’era la sagoma di Ibrahimovic. Giocatore eclettico, di stazza superiore, fisico e tecnica molto al di fuori dell’ordinario. Ibra era esploso all’Ajax. I suoi lampi accecanti impressionarono Luciano Moggi che lo portò alla Juve. Il resto è storia. Calciopoli modificò le dinamiche di potere del calcio italiano. Moratti, da eterno amante dei nerazzurri ma anche da perenne perdente, si ritrovò da solo al comando. Ibra assieme ad altri giocatori andò all’Inter facendola divenire una schiacciasassi. C’era però un grosso limite che lo attanagliava da sempre. Era dai tempi della Juve di Fabio Capello infatti che in campo internazionale lo svedese non vinceva nulla. Si diceva che accentrasse troppo il gioco su di sé. La situazione all’Inter non cambiò di una virgola. Così, dopo il primo anno di Mourinho, si pensò di cambiare.
27 Luglio 2009: Eto’o è un nuovo giocatore dell’Inter
I problemi i nerazzurri li cominciarono a fiutare già negli Stati Uniti, durante il precampionato. Ibra aveva uno di quei suoi mal mal di pancia, che diverranno famosi. La Champions d’altronde era sfumata anche quell’anno, nonostante l’arrivo di Mou. Le sirene del grande “Barca” allora lo affascinarono di brutto. Per l’Inter si intravedeva il più grande colpo di mercato della storia, anche se nessuno se ne rendeva conto. I tifosi erano nostalgici per la partenza del genio di Malmò. Il trasferimento ufficiale si materializzò il 27 Luglio 2009. Il Barcellona di Guardiola pagò all’Inter 46 milioni di euro. In più gli diede Samuel Eto’o, valutandolo circa 20 milioni. Anche per via di alcune dinamiche di mercato per il Barca alla fine si trattò di una operazione da almeno 70 milioni. Lì per lì il giudizio fu unanime dato che Ibra affascinava in Spagna quanto in Italia. Intanto l’Inter si assicurò Eto’o. La soddisfazione per entrambe sarebbe stata inversamente proporzionale.
La logica dei nerazzurri fu che acquisendo l’attaccante del Camerun si aggiungesse al gruppo nerazzurro una pedina fondamentale in termini di esperienza interazionale, oltre che un giocatore che “tecnicamente” non aveva molto da invidiare a Ibra. Eto’o non era solo bravo nel dribbling, aveva anche fiuto del gol e capacità di palleggio. I tifosi nerazzurri lo accolsero a Malpensa e le sue prime parole furono di stima per tutto l’ambiente. Infatti in sintonia con il suo procuratore Mesalles considerava l’Inter una nuova avventura. Ciò che disse fu chiaro sin da subito anche se nessuno, a quel tempo, sapeva di preciso quanto sarebbe stato fondamentale il suo spirito di sacrificio per vincere la Champions.
Ai tifosi prometto di lavorare tutti i giorni come ho sempre fatto. Questa è la base di tutto, è l’inizio del lavoro in vista del risultato. Credo nel lavoro e nel gruppo, non devo dire che ciò che voglio fare è segnare ancora più gol, io so che sono capace di fare gol e so che attraverso il lavoro arriverò a segnare ancora di più . So che l’Inter desidera fortemente vincere la Champions ma non si può solo pensare alla coppa perché, se si è troppo concentrati sulla Champions, gli altri obiettivi passano in secondo piano e poi magari c’è il rischio di uscire anche dalla competizione europea. Bisogna pensare partita dopo partita e considerarle tutte come fossero una finale