Bologna. C’è un banchetto della Lega. Parte l’allarme generale: siamo accerchiati da gruppi anarchici che minacciano e intimidiscono chiunque si avvicini. Anarchici che sembrano però anche sardine perché, dice uno dei leghisti, “qui si sente puzza di pesce”.
L’accusa è comunque gravissima. C’è spavento, indignazione per quello che viene descritto come un atto da guerra civile. La notizia corre negli ambienti leghisti su e giù per il Paese: siamo sotto assedio da parte degli anarchici. Corre a tal punto da finire persino in Parlamento. Dove si presenta un’occasione: quella di far finire la vicenda su tutti i tg nazionali. Ma come facciamo? Ci pensano. Poi l’idea: proviamo ad inchiodare il Ministro dell’Interno sul fatto. Allora i parlamentari leghisti si organizzano. Sperano forse di trovare il Ministro impreparato. E danno ad uno di loro il compito: inchiodare la Lamorgese alle responsabilità. L’incaricato parte: un’oratoria appassionatissima. Sentita. Ispirata ai valori di democrazia e libertà: “Ci hanno intimidito, è inaccettabile che il primo partito d’Italia non possa esercitare le proprie libertà!”. Poi si ferma, guarda il Ministro e chiede: “Che volete dunque fare?!”
La Lamorgese lo riguarda. Prende un foglio. Spiazza tutti: sa persino che vicino al banchetto c’era un supermercato. Respira: “Ci risulta, sì, un estemporaneo volantinaggio vicino al banchetto della Lega. Ma le forze dell’ordine presenti ci hanno riferito che non c’è stato nessun impedimento o minaccia nei confronti dei cittadini che volevano avvicinarsi al banchetto. Inoltre, sempre le forze dell’ordine ci riferiscono che il banchetto della Lega è continuato fino alle 13 senza nessun tipo di impedimento. Rassicuro comunque l’onorevole che il diritto alla manifestazione verrà garantito ovunque”.
Dai banchi della Lega si rumoreggia. Il Presidente Fico richiama. Il deputato leghista riprende la parola. Non è però più baldanzoso. Si mangia le parole. Dice che non è soddisfatto. Borbotta un po’. Poi termina.
E termina, anche stavolta, uno dei tentativi della Lega di trasformarsi in vittima nazionale ai fini mediatici.
Leonardo Cecchi