I social media vissuti dai più piccoli: le insidie di un’infanzia online

Social media

Instagram, TikTok e Facebook sempre più giovani. Ma per i milioni di bambini che navigano sui social media non c’è solo divertimento

Secondo il Global Digital Report il numero di persone che utilizzano periodicamente i social media ha toccato i 4 miliardi durante lo scorso anno. Calcolo che comprende una porzione sempre più significativa di ragazzi e soprattutto di bambini. Sono in molti, infatti, a sbarcare su internet fin dai primi mesi di vita.

In questo periodo di pandemia anche i più piccoli hanno ritrovato nelle numerose piattaforme un mezzo di svago e di distrazione. Bambini e adolescenti abbandonano la “vita reale” per una media di 4 ore al giorno, come verificato dall’Osservatorio Scientifico del Movimento Etico Digitale.

Nasce così il fenomeno dei baby influencer: bambini pagati perché sempre più famosi

Sono tanti gli adulti che hanno acquisito fama tramite i social media: basti pensare al seguito ottenuto su Instagram da personaggi come Kim Kardashian o Dwayne Johnson.

Ma anche i più piccoli dimostrano dimestichezza tra followers e likes. Ne sono un esempio le gemelle Clements, con quasi due milioni di seguaci su Instagram.

Ma come è possibile ottenere un seguito di tale portata sin da giovanissimi?

Come capita per i più grandi, i bambini puntano il successo online sull’immagine. Video e fotografie ben riusciti sono il biglietto d’accesso all’influenza su un gran numero di utenti, di cui inevitabilmente la maggior parte è composta da adulti.

Molti genitori catapultano così i figli in una realtà basata sull’apparenza, dove si è esposti al rischio di subire episodi di cyberbullismo e adescamento online, prima ancora di imparare a contare.

E se la sola famiglia non riesce ad ottenere risultati soddisfacenti si ricorre al marketing. Gli adulti non sono più gli unici a pubblicizzare brand online, spesso anche i più giovani sponsorizzano prodotti tramite il proprio account.

Ricordiamo che l’età minima per iscriversi a un social network è di 14 anni mentre a 13 anni è concesso con consenso dei genitori, tuttavia nessun social applica attualmente l’age verification, anche per questione di privacy.

Save the children sottolinea così l’indifferenza dei gestori dei social network riguardo la sicurezza dei propri utenti.

Certo è che i social media corrispondono a una forma di guadagno alla portata di tutti. Ecco perché il lavoro diventa una realtà già a pochi anni di vita

Visibilità, successo, guadagno. Sono queste le ambizioni che i figli del terzo millennio si scambiano reciprocamente come fossero figurine.

E anche se l’unico impegno dei bambini dovrebbe essere quello di imparare e divertirsi, per loro la realtà dei social si tratta sempre meno di un gioco.

Katherina Ricchi

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