Il fotografo inglese Lee Jeffries con i suoi scatti in bianco e nero ha catturato i volti di centinaia di senzatetto allo scopo di sensibilizzare il pubblico e ridare dignità ad ogni essere umano.
Quante volte ci capita di incontrare un senzatetto per le strade delle nostre città? E quante volte proseguiamo senza pensarci troppo? I senzatetto di Lee Jeffries, invece, mostrano un atteggiamento completamente diverso: la volontà di rendere le persone più emarginate della società, le protagoniste delle sue fotografie.
Inizia tutto nel 2008 quando, durante la maratona di Londra, Lee scatta una fotografia a una ragazza che chiedeva l’elemosina seduta sui gradini di un negozio. La ragazza si arrabbia e lo rimprovera per averla fotografata senza il suo permesso. Da qui i due iniziano a parlare: Lee le chiede di raccontargli la sua storia, cosa l’aveva condotta lì e il dolore che aveva attraversato.
È così che Lee si interessa sempre di più alle vite dei senzatetto e cerca di aiutarli. Sceglie di realizzare dei ritratti: si avvicina a loro, li conosce e inquadra i loro volti in primo piano; superando il cliché delle tipiche fotografie scattate per strada, ma a debita distanza. Questi ritratti nascono invece da un’interazione e riescono a trasmettere le loro emozioni attraverso i loro occhi, le espressioni talvolta serie, altre volte imbarazzate e sorridenti nonostante tutto, la loro pelle segnata dal tempo e dalle sofferenze.
Senzatetto e architettura ostile
Il lavoro di Lee Jeffries ha compiuto il giro del mondo recandosi per le strade di metropoli americane ed europee. Le stesse grandi città che, cercando di risolvere il problema rapidamente, decidono di adottare la cosiddetta “architettura ostile”.
Con questo termine si intende un arredo urbano che viene progettato per impedire ai senzatetto di sedersi o sdraiarsi. Gradini e davanzali con spuntoni, panchine ondulate, con sedute singole o con braccioli che, con la scusa di sembrare oggetti di design e innovativi, cercano di camuffare il reale obiettivo di respingere persone in difficoltà.
Nel 2012 a Londra ha creato clamore la “Camden Bench”, una panchina con rientranze e superficie irregolare che promette di impedire di essere derubati, poiché borse e zaini possono essere inseriti nelle cavità, di scoraggiare i vandali poiché rivestita da vernice protettiva, ma soprattutto è un giaciglio assai scomodo per gli homeless.
La situazione in Italia
I senzatetto di Lee Jeffries sono anche italiani e a Milano è stata inaugurata la prima mostra che espone queste commuoventi fotografie (Chiostri di Sant’Eustorgio, dal 27 gennaio al 16 aprile 2023). Milano è però la seconda città italiana per numero di persone senzatetto o senza fissa dimora.
Dal più recente censimento ISTAT (reso pubblico il 15 dicembre 2022) emerge che si è raggiunta la cifra di 96.197 persone che vivono in questa situazione. Gli uomini sono più del doppio rispetto alle donne e la media dell’età è attorno ai 40 anni. Il 50% di loro è concentrato in sole 6 città e sono registrati all’anagrafe attraverso un indirizzo di residenza fittizio o indicando l’indirizzo dell’associazione che si occupa di sostenerli. Il 23% è registrato all’anagrafe di Roma, il 9% a Milano, il 7% a Napoli, il 4,6% a Torino, il 3,7% a Foggia e il 3% a Genova.
Dietro questi numeri e percentuali ci sono però delle persone, spesso invisibili e dimenticate; ma forse guardando i loro volti da vicino e ascoltando le loro vite che Lee cerca di diffondere, sarà più difficile restare indifferenti.