L’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani definisce fin da subito l’importanza della dignità di ogni essere umano come valore primario.
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
È proprio la dignità il diritto fondamentale al centro di una storia (reale e non immaginata, per fortuna) di solidarietà e riconoscimento sociale accaduta di recente in Irlanda.
I protagonisti sono tre studenti del celebre Trinity College di Dublino, i quali hanno avuto una semplice, ma per nulla convenzionale, idea di offrire la possibilità agli homeless della loro città di diventare guide turistiche.
Proprio così. Tom Austin, Pierce Dargan e Gareth Downey hanno avuto la sensibilità di comprendere ciò che talvolta manca alle iniziative solidali. Nulla togliere alle molteplici associazioni che, in tutto il mondo, si muovono per sostenere i senzatetto da un punto di vista pratico e necessario.
Docce, assistenza medica, pasti caldi, un letto: sono tutti diritti e necessità che dovrebbero essere alla base della vita dignitosa di ogni essere umano. Ma la dignità si costruisce anche garantendo loro un dialogo e un ruolo sociale che non è solo quello degli “ultimi”.
I cosiddetti “invisibili”, in realtà, li vediamo tutti.
Il problema è che non li guardiamo mai davvero e le motivazioni sono molteplici. Diffidenza, paura, senso di incapacità nel dare loro una mano concreta, indifferenza, miti sociali.
Ciò che si dimentica spesso, comunque, ha a che fare con la loro essenza che è esattamente uguale alla nostra: i senzatetto sono persone.
Per quanto dunque il piccolo aiuto economico, l’assistenza ai bisogni primari siano estremamente necessari, non lo è di meno il tentativo di farli emergere dalla loro perpetua condizione di richiedenti, facendoli diventare offerenti.
L’idea dei tre giovani di Dublino permette di assolvere al riconoscimento della dignità dei senzatetto, che passa soprattutto nell’offrire loro un impiego.
Il progetto prende il via in una città come Dublino, dove gli affitti delle case sfiorano punte di 1800 euro mensili per un appartamento di media categoria e dimensione. La crisi economica ha indotto questo aumento dei prezzi, facendo alzare notevolmente il numero dei senza fissa dimora.
L’idea di impiegare come guide turistiche della città di Dublino gli homeless è stata messa in atto con il sostegno dell’associazione Simon Community. Il costo per un giro ben poco convenzionale per le vie dalla città è di soli 10 euro per novanta minuti. Aldilà del sostegno economico, sociale e personale che si può offrire, si riceve in cambio una guida e delle informazioni che travalicano il solito giro turistico.
Si ha infatti la possibilità di scoprire e rendere visibili i luoghi dove normalmente si rifugiano i senzatetto.
Si apprendono direttamente informazioni da coloro che vivono costantemente la città, che ormai è parte integrante della loro pelle.
La prima persona coinvolta in questo progetto è stata Derek McGuire, Quest’uomo ha su di sé il peso di tutte quelle condizioni che portano di media a diventare clochard, non solo in Irlanda, ma in tutto il mondo.
Derek è un uomo di mezza età, dunque abbastanza ai margini del mercato del lavoro, che ha perso nel 2014, separato dalla moglie.
L’uomo si mostra però con un volto sereno, nel raccontare la sua storia nel video seguente:
Derek ha infatti finalmente la possibilità di raccontare, trasmettere all’altro l’emozione della sua storia e della “sua” città. In poche parole, ha la possibilità di esserci.
Ogni essere umano infatti ha bisogno di esprimere le proprie capacità, le proprie conoscenze, la propria identità.
Riconoscere a chi è tragicamente abituato a stare sullo sfondo un ruolo nella società, è il primo scalino da superare per permettere loro di uscire dall’oblio degli invisibili.
Diventare depositari della cultura è sicuramente una delle possibilità migliori che si possano offrire per riabilitare la dignità di una persona. Da qui il plauso ai tre giovani di Dublino, un vero esempio da seguire.
Il tentativo di riinserimento nel contesto sociale di chi ha perso tutto è una necessità molto urgente e non soltanto all’estero.
In Italia i dati ISTAT registrano la presenza di ben 50.724 senzatetto su tutto il territorio italiano, con una prevalenza nelle città del Nord. Le donne sono sicuramente in numero inferiore rispetto agli uomini, costituendo solo il 14 per cento dei senza fissa dimora.
Per le donne però è evidente la maggior predisposizione al rischio nella vita condotta per strada, condizione che le espone facilmente alla prostituzione.
Per quanto sia nobile il tentativo messo in atto dai tre giovani di Dublino, si possono però muovere delle critiche al progetto, evidenziandone i limiti.
Un gran numero di senzatetto infatti sarebbero portatori di dipendenze (alcool e sostanze stupefacenti), affetti da disturbi mentali o si trovano a convivere con gravi disabilità.
Circa il 70 per cento, sempre secondo i dati Instat, dei senzatetto sarebbero inoltre rientranti nella categoria P.D.I., ovvero persone con difficoltà ad interagire.
Le categorie certamente non sono proprio il modo migliore per approcciarsi alla complessità del genere umano, tanto meno a chi si ritrova ad essere “nella squadra” delle minoranze.
Le difficoltà nell’offrire delle possibilità a chi si avvicina a questo margine sono però evidenti e non si può certo metterle da parte. Con questo, la presa di coscienza dei limiti non pregiudica una presa di responsabilità.
Cosa posso fare io per aiutare i senzatetto?
Il primo passo: una parola. Quanto può essere frustrante che nessuno faccia caso all’altro? Non ricevere nemmeno un saluto equivale contare come un’impalcatura urbana, che quanto meno se è pericolante chiama l’attenzione.
Secondo passo: aderire come volontario ai tanti progetti di solidarietà diffusi su tutto il territorio italiano. Caritas italiana, Adra Italia, Progetto Arca, per citarne solo alcuni.
Molteplici forze, se unite, possono dare il via alla rivoluzione. Bando ai cinismi o a retoriche del tipo “Ci devono pensare i ricchi”, “E’ un problema del governo”, “Se devo aiutarli tutti, come si fa?”
“Il mondo lo cambi con il tuo esempio, non con la tua opinione” (Paulo Coelho)
Claudia Volonterio