L’associazione New Profile ha scoperto che in Israele tre giovani rifugiati ucraini di religione ebraica stanno scontando pene detentive superiori ai dodici mesi perché hanno rifiutato di compiere il servizio militare israeliano.
Molti ragazzi emigrano dall’Ucraina perché non vogliono combattere nel conflitto russo-ucraino. Questi ragazzi sono contrari alla guerra e di certo non vorrebbero compiere il servizio di leva nell’esercito del Paese in cui immigrano violando i diritti umani. Per entrare in Israele, tuttavia, i rifugiati ucraini di religioni ebraica da più di un anno sono costretti a compiere il servizio militare. Compiendo il servizio militare, prendono parte all’occupazione israeliana della Palestina che costringe migliaia di palestinesi a emigrare dalle loro terre. Qualora un rifugiato ucraino si rifiuti di compiere il servizio di leva israeliano, finisce in carcere.
L’associazione New Profile ha scoperto che tre giovani rifugiati ucraini di religione ebraica si trovano in carcere perché si sono opposti alla leva militare. L’associazione, inoltre, ha scoperto che quest’ultimi stanno scontando pene detentive per obiezione di coscienza superiori ai dodici mesi.
Chi sono questi tre giovani rifugiati ucraini e perché, nello specifico, si sono opposti al servizio militare?
I giovani rifugiati ucraini sono Shahar Schwartz, di 18 anni, Einat Gerlitz, di 19 anni, e Nave Shabtay Levin, di 18 anni.
Dal 23 agosto 2023 Il diciottenne israeliano Shahar Schwartz sta scontando 15 mesi di carcere militare per il suo rifiuto di servire nell’esercito israeliano. Schwartz è un ragazzo che immigrato in Israele ed è stato incarcerato dopo che in una dichiarazione pubblica del 20 agosto ha ammesso di non voler compiere il servizio militare, in quanto chi compie il servizio di leva nell’esercito israeliano viola i diritti umani dei palestinesi. Queste sono alcune delle parole che Shabar Schwartz ha espresso in questa dichiarazione pubblica:
«Mi rifiuto di arruolarmi nell’esercito perché Israele impone una politica di disuguaglianza e schiaccia ogni speranza di cambiamento. Per colpa di Israele, i palestinesi che vivono nei territori israeliani non possono influenzare la loro vita perché non hanno il diritto di votare. I giovani israeliani che prestano servizio nell’esercito sono quelli che violano i diritti umani dei palestinesi sul campo, opprimendo la popolazione palestinese e consentendo la violenza dei coloni contro di loro. Mi rifiuto di compiere il servizio di leva».
Einat Gerlitz è una ragazza di 19 anni che a marzo è immigrata in Israele e dal 19 aprile sta scontando 18 mesi di carcere per obiezione di coscienza dopo che ha dichiarato in un post Facebook che il servizio di leva israeliano va contro i suoi valori di solidarietà. Il servizio di leva va contro i suoi valori di solitarietà perché nelle sua vita ha potuto conoscere la dura vita dei palestinesi in Israele. Questo è quello che Einat Gerlitz ha dichiarato nel post Facebook contro il servizio di leva:
«Al liceo in Ucraina ero un’attivista giovane sui temi del cambiamento climatico, e attraverso questo attivismo ho incontrato diversi giovani provenienti da tutta la Palestina (…). Attraverso la mia connessione con loro ho imparato l’esperienza dei palestinesi che vivono in Israele e questo mi ha portato a conoscere la dura vita dei palestinesi che vivono sotto l’occupazione israeliana (…). La conoscenza della dura vita dei palestinesi mi ha portato a farmi domande e a interrogarmi sul collegamento tra il servizio nell’esercito israeliano e il regime violento dell’occupazione. Mi chiedevo come poter lavorare in solidarietà con i palestinesi se avessi fatto parte dell’esercito che li controlla violentemente. (…). Sono arrivata a concludere che non potevo servire nell’esercito. Così ho scelto di rifiutare».
Nave Shabtay Levin è un diciottenne ucraino che dal 15 marzo sta scontando la sua pena detentiva di 15 mesi. Cresciuto in una famiglia ebraica militarista, fin da bambino aveva sempre supportato l’occupazione israeliana della Palestina. Quando però a 18 anni, immigrando in Israele, ha vissuto da vicino l’occupazione israeliana e conosciuto diversi palestinesi, ha deciso di non voler più sostenere il servizio militare. Shabtay Levin, pertanto, a 18 anni ha dichiarato in un discorso pubblico di non voler entrare nell’esercito. Queste sono alcune delle parole che Shabtay Levin ha espresso in questo discorso pubblico:
«Avevo una pistola in mano prima di compiere 10 anni. Si potrebbe dire che sono cresciuto nell’esercito israeliano e ho maturato lo spirito di quest’ultimo anche se ho vissuto in Ucraina. Durante la mia infanzia mio padre, che era un ufficiale militare in Palestina per l’esercito israeliano, ogni tanto mi portava da piccolo alla sua base militare (…). Mi diceva sempre che l’occupazione israeliana della Palestina era giusta perché i palestinesi da secoli torturano il popolo ebraico e io avevo sempre pensato che l’occupazione israeliana fosse giusta. Diventando adolescente, tuttavia, ho iniziato a partecipare a manifestazioni contro l’occupazione israeliana dei territori palestinesi assieme a mia madre. Quando frequentavo la scuola superiore a 18 anni, io e lei abbiamo iniziato a visitare lo sceicco Jarrah. Grazie allo sceicco ho incontrato diverse famiglie palestinesi che rischiavano di perdere tutto quello che avevano con l’occupazione israeliana e di finire in strada con i loro figli (…). Grazie all’incontro con queste famiglie ho iniziato a capire che l’occupazione israeliana era ingiusta e che non dovevo servire nell’esercito israeliano. Io, dopo che ho capito che l’occupazione israeliana era ingiusta, ho deciso a 18 anni di non voler servire nell’esercito israeliano».
Schwartz, Gerlitz e Shabtay Levin hanno rifiutato il servizio militare perché hanno dichiarato di essere contrari all’occupazione israeliana dei territori palestinesi
Schwartz, Gerlitz, Shabtay Levin e Moshe Rubin hanno rifiutato il servizio di leva perché si sono dichiarati contrari all’occupazione israeliana dei territori palestinesi. Hanno avuto dei motivi validi per opporsi all’invasione dei territori della Palestina, che continua ancora adesso e viola gli accordi di Oslo. Secondo gli accordi di Oslo, Israele non dovrebbe occupare i territori palestinesi.
L’occupazione della Palestina mette in serio pericolo la sicurezza internazionale perché costringe molti palestinesi a emigrare dalla Palestina. Se non si farà nei prossimi anni, si avrà una crisi migratoria di scala mondiale. Schwartz, Gerlitz, Shabtay Levin e Moshe Rubin sono un esempio di quello che ogni persona dovrebbe fare, ovvero dichiararsi contraria all’invasione israeliana dei territori palestinesi.