Negli ultimi anni, i crediti di carbonio sono emersi come uno strumento significativo nella lotta contro il cambiamento climatico. Il concetto alla base di essi è semplice: per ogni tonnellata di anidride carbonica (CO2) emessa da un’azienda o individuo, è possibile compensarla supportando progetti ambientali che riducono o assorbono una quantità equivalente di CO2. Questi progetti includono spesso iniziative di riforestazione o l’installazione di sistemi di energia rinnovabile, come il solare o l’idroelettrico. L’idea è che, investendo in tali iniziative, i crediti di carbonio contribuiscano a mitigare l’impatto delle emissioni, contribuendo infine all’obiettivo di raggiungere emissioni nette zero.
Tuttavia, con l’intensificarsi della crisi climatica, sono emersi dubbi sull’efficacia e sull’integrità dei crediti di carbonio. Ci si chiede se siano davvero una soluzione valida ai danni ambientali o se siano semplicemente un modo conveniente per le aziende e gli individui di mantenere lo status quo mentre sembrano ecologicamente responsabili.
Per rispondere a queste domande, è fondamentale esaminare sia i punti di forza sia le debolezze di questo sistema, in particolare in relazione ai progetti nelle regioni in via di sviluppo, come l’Africa.
La crescita del mercato dei crediti di carbonio
Il mercato dei crediti di carbonio ha registrato una crescita significativa, con l’industria che oggi ha un valore superiore a 2 trilioni di dollari. La promessa dei crediti di carbonio è allettante: per ogni tonnellata di carbonio compensata, viene emesso un credito che può essere scambiato, proprio come le azioni.
Questo mercato incrocia la sostenibilità ambientale con la crescita economica, creando una nuova “economia climatica”. Tuttavia, uno sguardo più attento a come vengono implementati i crediti di carbonio rivela alcuni problemi.
L’Africa, con le sue vaste foreste e risorse naturali, ha un ruolo fondamentale in questo mercato. La Congo Basin, spesso chiamata “il secondo polmone della Terra” dopo la foresta amazzonica, è un’area principale da cui vengono generati i crediti di carbonio. Molti progetti in Africa sono pensati per proteggere le foreste o promuovere pratiche agricole sostenibili che assorbono il carbonio.
Tuttavia, fino al 90% dei crediti di carbonio legati alle foreste erano privi di valore. Questo evidenzia una falla significativa nel sistema: nonostante la crescente domanda di crediti di carbonio, una grande percentuale di questi non offre i benefici ambientali promessi.
La realtà dietro i crediti di carbonio
La promessa di questo sistema si basa sull’idea che supporti lo sviluppo sostenibile, in particolare in paesi come quelli africani. Tuttavia, la realtà è ben diversa. Anche se le compagnie climatiche guadagnano milioni di dollari vendendo crediti di carbonio basati sulla protezione delle foreste in Africa, solo una piccola parte di quei fondi arriva effettivamente alle comunità locali.
Con le somme di denaro generate dai crediti di carbonio, la comunità potrebbe avere servizi di base come acqua pulita, cibo, istruzione e posti di lavoro. Questa discrepanza tra la promessa dei crediti di carbonio e la realtà sul campo evidenzia un problema significativo nel sistema: la mancanza di responsabilità e trasparenza.
Quali sono gli altri problemi del sistema dei crediti di carbonio?
In primo luogo, gli sviluppatori dei progetti spesso danno priorità al profitto rispetto alla sostenibilità. Molti di questi hanno pochi incentivi nel garantire che i loro progetti siano efficaci nel ridurre le emissioni o nel beneficiare le comunità locali.
In secondo luogo, gli organismi che stabiliscono gli standard per i crediti di carbonio mancano dei necessari controlli di qualità per garantire che i progetti generino l’impatto ambientale promesso. Senza una supervisione rigorosa, diventa facile per le aziende affermare di compensare le loro emissioni, anche se l’effettivo impatto è minimo.
Terzo, gli investitori climatici – che acquistano i crediti di carbonio – spesso non monitorano adeguatamente i progetti che finanziano. Questa mancanza di supervisione significa che i crediti di carbonio vengono talvolta venduti sulla base di affermazioni esagerate o inaccurate sul loro impatto ambientale. Il risultato è che le aziende finiscono per acquistare crediti che non compensano effettivamente le emissioni che generano.
Per tali motivi questo sistema ha un urgente bisogno di riforme. Affinché questi siano una vera soluzione al cambiamento climatico, devono essere tracciabili, trasparenti e responsabili. Ogni credito dovrebbe avere una chiara origine e il suo impatto dovrebbe essere verificabile.
Senza le adeguante riforme, come standard più rigorosi per lo sviluppo dei progetti, meccanismi migliorati di monitoraggio e una maggiore responsabilità per le aziende e gli individui che acquistano i crediti, questi rischiano di diventare nulla più che un alibi, permettendo alle aziende di sembrare ambientalmente responsabili mentre continuano a portare avanti pratiche dannose.
Verso un sistema più efficace
Nonostante le imperfezioni del sistema attuale, ci sono segnali che i crediti di carbonio possano comunque essere uno strumento potente nella lotta contro il cambiamento climatico.
Per esempio, è stato esplorato un nuovo approccio alla cattura del carbonio che prevede la creazione di biochar – una forma di carbone ricavata da materiali organici come i residui degli alberi. Il biochar non solo sequestra il carbonio nel suolo per secoli, ma genera anche energia durante la sua produzione, che può essere utilizzata per alimentare le comunità.
Questo approccio offre un modo più sostenibile e tracciabile di catturare il carbonio, fornendo al contempo benefici aggiuntivi, come energia rinnovabile e posti di lavoro. Concentrandosi su questo tipo di soluzioni e garantendo che i progetti di crediti di carbonio siano sia ambientalmente, sia socialmente responsabili, è possibile trasformare l’attuale sistema in uno strumento più efficace.
Tuttavia, ciò richiede uno sforzo congiunto da parte dei governi, delle aziende e delle comunità locali per esigere maggiore trasparenza, responsabilità e supervisione di questo mercato.
Elena Caccioppoli