Lo studio sugli antichi fossili di scimmia è stato pubblicato su Journal of Human Evolution.
Tre primati speciali
Tre antichi fossili di scimmia, trovati nella provincia cinese di Yunan, risalgono a 6,4 milioni di anni fa. “E quindi?” direte. Fossili di questo tipo hanno un ruolo molto importante nel ricostruire la storia dell’evoluzione umana. Infatti, ora sappiamo che le scimmie a cui appartengono i fossili coesistevano con gli Hominoidea, comunemente note come scimmie superiori. Potrebbero addirittura essere le antenate di alcune specie che ancora popolano l’area. Nina G. Jablonski della Evan Pugh University, co-autrice dello studio, afferma che “tutto ciò è molto significativo. Parliamo di alcuni dei fossili di scimmia più datati mai trovati fuori dall’Africa”. I fossili provengono dalla miniera di lignite (carbone fossile) di Shuitangba, che nel tempo si è dimostrata un sito archeologico molto ricco.
Leggere il passato nelle ossa
Jablonski e il collega Xueping Ji del dipartimento di paleoantropologia hanno analizzato una mandibola e un femore che appartengono probabilmente allo stesso individuo. Lo ipotizzano perché le due parti hanno proporzioni anatomiche combacianti e si trovavano in prossimità l’una dell’altra. In una pubblicazione diversa, Dionisios Youlatos dell’Università Aristotele di Tessalonica in Grecia esamina un calcagno sinistro, rinvenuto poco sotto. Tutti i fossili appartengono alla stessa specie, Mesopithecus pentelicus. “L’importanza del calcagno sta nel fatto che dimostra un adattamento. Questa scimmia poteva muoversi agilmente ma con potenza sia a terra che sugli alberi” spiega Jablonski. “Una versatilità motoria di questo tipo ha certamente contribuito al loro successo come specie. Anche per questo hanno raggiunto l’Asia passando per le foreste Europee”.
Una signora scimmia
La parte superiore del femore e la mandibola fanno sospettare che i fossili appartenessero a una femmina. A detta dei ricercatori questi animali erano dei “maestri della versatilità“, che sfruttavano la loro capacità di movimento per procurarsi dei pasti molto variegati. Lo suggeriscono i denti, adatti a masticare tanto i frutti quanto fiori e piante. “Dall’antropologia molecolare abbiamo appreso una cosa interessante di questa scimmia. A differenza dei primati superiori, principalmente frugivori, Mesopithecus poteva digerire la cellulosa” spiega Jablonski. Molte scimmie del vecchio mondo hanno ancora questa caratteristica.
La legge del più adatto
Il successo di Mesopithecus è in parte dovuto alla sua capacità di adattamento. Il suo metabolismo le permetteva di assumere cibo di “bassa qualità” ricco in cellulosa e ottenere comunque abbastanza energia. Il suo apparato digerente poteva “fermentare” la cellulosa fino a ottenere acidi grassi convertibili in materia prima per il corpo. Lo stesso sistema lo utilizzano ruminanti come le mucche, i cervi e le capre. “Scimmie e Hominoidea mangiavo fondamentalmente cose diverse, ancora oggi. I nostri parenti più stretti mangiano cibo facile da digerire, come frutti e fiori. Le scimmie si nutrono semi e foglie vecchie e nuove. Con questo sistema di digestione non hanno neanche bisogno di cercare l’acqua, perché la ottengono dalla vegetazione” continua Jablonski. Ciò significa che Mesopithecus non doveva vivere per forza vicino a fiumi o laghi e che poteva sostenere l’impatto dei possibili cambiamenti climatici.
Viaggiatori per natura
A detta di Jablonski “parliamo delle stese scimmie trovate in Grecia nello stesso periodo. Sono animali mobili, che hanno raggiunto l’Asia diffondendosi a partire dall’Europa centrale”. Nonostante le prove a sostegno di questa origine europea, i ricercatori non hanno idea di quale strada abbiano preso le scimmie. Quello che sanno è che stata una diffusione rapida, soprattutto in termini evolutivi. Alla fine del Miocene quindi, quando le scimmie superiori si estinguevano ovunque tranne che in Africa e nel Sudest Asiatico, Mesopithecus pentelicus iniziava il suo viaggio. “Era un periodo di cambiamenti ambientali drammatici” spiega Jablonski. “Questi antichi fossili di scimmia sono un’istantanea della fine del Miocene. Ma è anche una prova di quanto la versatilità che contraddistingue i primati sia alla base del nostro successo”.
Daniele Tolu