I pericoli dell’estremismo religioso

estremismo religioso

Michele Marsonet

Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane


Il dialogo interreligioso è cruciale per superare le profonde divisioni che l’estremismo religioso ha alimentato in molte parti del mondo. Creare spazi di confronto e comprensione tra le diverse fedi non solo aiuta a ridurre i conflitti, ma promuove anche una convivenza pacifica e rispettosa. In un mondo sempre più segnato da tensioni religiose, questo dialogo diventa uno strumento indispensabile per costruire ponti e trovare soluzioni condivise.


Ha destato molti commenti negativi la tesi di Papa Francesco che, ritornando dal suo viaggio asiatico, ha insistito sulle analogie, e non sulle divisioni, tra i vari credi religiosi.

Ovviamente il pontefice si riferiva alle tre grandi religioni monoteiste: cristianesimo, islam ed ebraismo. Anche perché – ed è difficile negarlo – esse hanno radici storiche comuni. Musulmani, ebrei e cristiani attribuiscono alla divinità nomi diversi, ma pregano in sostanza lo stesso Dio, che non può certo cambiare a seconda di chi lo invoca.

Più difficile risulta il discorso per religioni come buddhismo e induismo a causa delle loro specificità, ma Papa Bergoglio è convinto che, anche in questi casi, il dialogo interreligioso resti la via maestra per smussare gli angoli e risolvere i problemi della convivenza reciproca.

Le religioni, insomma, non sono tutte uguali come qualche critico malevolo ha voluto far dire al capo della Chiesa di Roma. Esse hanno, tuttavia, una base comune che dovrebbe facilitare il dialogo tra i loro leader spirituali e, di conseguenza, tra i fedeli che li seguono.

La situazione nel mondo attuale, però, è molto complicata e non si presta a facili semplificazioni. Il fatto è che, negli ultimi decenni, estremismo religoso e fanatismo si sono espansi a macchia d’olio, causando conflitti armati e ondate di terrorismo che le nazioni non riescono a dominare.

In questo senso, siamo abituati a parlare del fondamentalismo islamico, spesso dimenticando che anche nel mondo islamico vi sono tendenze che preferiscono puntare al dialogo piuttosto che allo scontro. Caso emblematico è quello del “sufismo”, una corrente che pratica il misticismo e punta alla pace con i fedeli di altre religioni.

Nell’islam, tuttavia, prevalgono spesso visioni radicali che volgono lo sguardo al passato, desiderando il ritorno al califfato e cercando di realizzare questo progetto con la violenza estrema. Per gli adepti di tale tendenza la storia non ha avuto alcuna evoluzione. Di qui la predicazione violenta di una forma di organizzazione politica, religiosa e sociale che non esiste più, e da imporre al mondo intero.

Sbaglierebbe però chi pensasse che simili caratteristiche siano un tratto esclusivo dell’islam. L’attuale conflitto in Medio Oriente dimostra che pulsioni simili esistono anche nell’ebraismo. In Israele, l’avvento al potere dei fondamentalisti ebraici ha causato guai a non finire.

Si sentono e si leggono interviste ai coloni ebrei in cui costoro parlano, per esempio, di Galilea e Samaria, regioni dell’antico Israele, come se quest’ultimo esistesse ancora. Il che li porta a negare i diritti della popolazione palestinese e ad occupare le loro terre quasi per diritto divino, con tutte le conseguenze del caso.

Il governo di Netanyauh, composto in gran parte da estremisti religiosi, fa ben poco per contrastare questa pericolosa tendenza e, al contrario, sembra incoraggiarla incurante delle conseguenze a lungo termine.

Fatti simili, tuttavia, accadono anche nell’India di Narendra Modi, dove l’attuale premier favorisce in ogni modo possibile gli indù reprimendo la numerosa minoranza musulmana.

Le parole di Papa Francesco, quindi, sono assai meno strane di quanto appaiono a molti commentatori. Dopo tutto la promozione della pace e del dialogo interreligioso è il compito principale di ogni successore di Pietro. Proprio per questo Bergoglio dovrebbe essere ringraziato, e non criticato.

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