Nell’immaginario comune, i numeri godono di un pericoloso principio di autorità che spesso viene considerato inopinabile, una certezza assoluta garante di un’informazione di qualità, che in realtà, si rivela profondamente deviante e persuasiva. In qualunque tipo di analisi il risultato deriva sempre e inevitabilmente da un processo di approssimazione, spesso il fenomeno è talmente complesso da richiedere un approccio alla Occam, perché il numero di variabili è troppo alto, per cui, è di per sé impensabile elevare la matematica a parola di Dio.
Quando si considera rilevante il contributo di una variabile che risulta invece ininfluente, ci si imbatte nella “correlazione spuria”. Viene simulato un legame che non scaturisce da nulla se non da un’impressione e sembra inequivocabile quando è, in realtà, solo apparente.
I canali di informazione vedono servito su un piatto d’argento uno strumento capace di simulare collegamenti con l’unico scopo di creare notizia e scalpore e con ampio consenso popolare in quanto qualunque affermazione viene opportunamente sostenuta da dati statistici. Ma è davvero così semplice? No, un collegamento tra due entità è una legge naturale e nasce dal lavoro condiviso di generazioni nonché da un metodo rigoroso e pluricentenario: il metodo scientifico, la relazione tra due variabili deve passare attraverso numerosi esperimenti e rispondere ad una singola, elegante equazione matematica.
I dati divulgati sui giornali, che danno man forte all’orientamento del quotidiano, sono il risultato di un’analisi statistica descrittiva, ovvero non finalizzata alla previsione né al dedurre conclusioni eppure è molto comune tentare di indurre nei lettori un’interpretazione apparentemente biunivoca ma, in realtà, arbitraria.
Niente di assoluto lega ad esempio la provenienza geografica alla percentuale di votanti per un partito politico, troppi fattori entrano in gioco e troppo pochi ne vengono considerati! D’altro canto, è vero che il numero ha di per sé un certo fascino e le percentuali ancora di più.
Non molto tempo fa si leggeva di un aumento del prezzo delle mascherine del 3000% ma è un valore che nessuno realmente sperimenta eppure agli occhi dell’italiano medio fa molto più scalpore che leggere che il costo è lievitato a ben 15 euro. Il populista sguazza in questa melma di disinformazione convinto del fatto che citare numeri rappresenti una sentenza irrevocabile e il complottista non può che consolidare la sua fede nell’assurdo in quanto la correlazione spuria consiste proprio nel collegare la comparsa di una nuova variabile (5G) ad un mutamento della realtà che ci circonda, meglio se catastrofico (Coronavirus).
Se è vero che i numeri costituiscono una delle poche fonti di informazione realmente oggettive, per essere tali necessitano di un contorno ben definito, di un opportuno background e di un’attenta analisi perché tutto è relativo.
Francesco Paparazzo