La Corea del Nord è attualmente una delle dittature di stampo comunista più rigide del mondo, nonché uno dei paesi più isolati dal punto di vista politico ed economico. Il Democracy Index del 2021 la posiziona 165° su 167 paesi presi in esame (seguita solamente da Birmania e Afghanistan).
Un regime autoritario
Dal rapporto annuale elaborato su 100 paesi dal Human Rights Watch, la Corea del Nord risulta essere uno dei regimi più repressivi del mondo, all’interno del quale molti diritti umani e civili sono pressoché assenti.
Sono quasi 26 milioni le persone che vivono sotto lo scacco della dittatura di Kim Jong-un, e vengono classificate secondo il songbun, un sistema che giustifica le discriminazioni perpetuate da un punto di vista sociale, economico e politico. La mobilità all’interno e verso l’esterno del paese è severamente vietata senza l’approvazione da parte del governo. I mezzi di informazione sono strettamente controllati e qualsiasi comunicazione con persone al di fuori del paese viene punita. La libertà di pensiero e di espressione è gravemente compromessa; è infatti illegale l’accesso a contenuti multimediali, radio, telefoni e computer non sanzionati dallo stato. Il governo applica la pena di morte senza processo, sia per reati comuni che di stampo politico. I tentativi di fuga dal paese o dalle prigioni prevedono un’esecuzione capitale immediata. Il governo impone inoltre il lavoro forzato a gran parte della popolazione (persino i bambini), sul quale si regge l’economia del paese. I lavori forzati si svolgono in particolare nei campi di prigionia a breve e a lungo termine.
I lager in Corea del Nord
Shin Dong-hyuk, classe 1982, è l’unico ad essere nato, cresciuto e riuscito a fuggire da un campo di concentramento nordcoreano. Il campo in questione è quello di Keachon, detto anche Campo 14 (che sarebbe un “kwanliso”, ovvero un campo di prigionia politica). Si stima che all’interno vi siano circa 15.000 persone tra uomini, donne e bambini, che vivono in spazi separati e in condizioni di forte sovraffollamento. Il governo preleva generalmente i condannanti per reati politici durante la notte e, una volta internati insieme alle proprie famiglie (nel campo c’è anche una scuola), sono condannati a lavori forzati a vita e senza possibilità di rilascio. Per le donne la condizione nel campo è particolarmente drammatica: le guardie sono solite violentare ragazze e donne di tutte le età e successivamente ucciderle, anche a causa di gravidanze indesiderate.
Camp 14
Nella biografia scritta dal giornalista statunitense Blaine Harden in seguito a due anni di interviste, Escape from Camp 14, Shin Dong-hyuk rese pubbliche le condizioni di vita all’interno dei lager in Corea del Nord, e nel 2012 ne venne tratto un documentario.
Shin Dong-hyuk nacque da due prigionieri che avevano dormito insieme come premio per il buon lavoro. Il suo primo ricordo è la condanna a morte di due prigionieri del campo, evento alla quale tutti erano obbligati a partecipare. Shin Dong imparò a sopravvivere con ogni mezzo necessario, nutrendosi anche di topi e insetti che giravano per le camerate. Il cibo era infatti razionato severamente: tre pasti al giorno costituiti unicamente da un po’ di riso e qualche verdura, 365 giorni l’anno. Shin Dong racconta come un insegnante della scuola abbia picchiato a morte una bambina che aveva rubato qualche chicco di mais. La stessa sorte toccava, oltre a chi rubava, anche a chi tentava la fuga. La vita al campo si basava infatti sulle segnalazioni di cattiva condotta da parte dei prigionieri. Fu proprio per questo motivo, e in cambio di un po’ di cibo, che Shin Dong denunciò alle guardie l’intenzione di sua madre e suo fratello di fuggire dal campo, provocando l’uccisione di entrambi.
Shin Dong rimarrà internato fino all’età di 23 anni senza avere idea di come sia la realtà al di fuori del Campo 14. Nel 2005 conobbe un prigioniero politico, Park, con cui lavorava in una fabbrica tessile. Quest’uomo aveva viaggiato fuori dalla Corea del Nord e raccontò a Shin Dong come fosse la vita fuori dal campo. In seguito a questi racconti, i due tentarono la fuga ma Park rimase folgorato da una violenta scarica elettrica mentre tentava di attraversare la recinzione. Utilizzando il corpo dell’amico, Shin Dong evase dal campo riportando gravi ustione a una gamba. Riuscì successivamente a corrompere le guardie di frontiera e a raggiungere la Cina. Attualmente risiede a Seoul, dove lavora come co-conduttore di Inside NK, un programma che si occupa di diffondere conoscenza sul regime nordcoreano e i suoi lager.
Margherita Buzzoni