Una nuova ricerca condotta da studiosi dell’università delle Hawaii a Manoa insieme con colleghi francesi e di Taiwan suggerisce che i fosfati arrivano dallo spazio, questi composti indispensabili alla vita si sarebbero formati nello spazio profondo. Lo studio è stato pubblicato su Nature Communications lo scorso 21 settembre.
Sul perché i fosfati siano indispensabili alla vita non mi dilungherò, le sigle AMP, ADP e ATP se avete studiato un minimo di biologia dovrebbero dirvi qualcosa, se lo fanno sapete che quella P sta per fosforo, il fosforo nei sistemi biologici è sempre presente in forma di ione fosfato.
Data la limitata solubilità del fosforo nella Terra primitiva già in passato si era ipotizzato l’apporto di fosfuri da parte di meteoriti come modo in cui in biomolecole sulla Terra nel periodo precedente all’emergere della vita potesse essere penetrato il fosforo.
Ma una cosa è ipotizzare “mah sarà venuto dallo spazio” ben altra cosa è quello che ha raggiunto lo studio in questione, cioè individuare (replicandolo in laboratorio) un processo chimico che effettivamente può avere luogo nelle condizioni dello spazio profondo che produce fosfati, tra l’altro a partire da una fonte che era stata finora ignorata.
La fonte si chiama fosfina e c’è un motivo se gli scienziati che si occupano dell’evoluzione della vita l’avevano trascurata, la fosfina è altamente tossica, è infiammabile, è incolore e allo stato puro anche inodore, dunque brutta roba. Ora però il professor Ralf Kaiser dell’università di Manoa e i suoi colleghi hanno scoperto che la fosfina nelle condizioni dello spazio interstellare può dare luogo a rare reazioni chimiche che portano alla formazione di molecole rilevanti per la vita come gli ossiacidi del fosforo. Gli scienziati hanno simulato in laboratorio le condizioni dello spazio, operando a soli 5°K vale a dire 5 gradi sopra lo zero assoluto (che è -273,15° C) in una camera a vuoto molto spinto che hanno “riempito” (si fa per dire visto che appunto si parla delle concentrazioni che si trovano nel medium interstellare) con granelli ghiacciati rivestiti di anidride carbonica e acqua che sono molto comuni nelle nubi molecolari fredde e fosfina, poi hanno simulato i raggi cosmici con radiazioni ionizzanti costituite da elettroni ad alta energia. Sotto l’effetto delle radiazioni sono stati sintetizzati vari ossiacidi del fosforo, come l’acido fosforico e difosforico. Una reazione del genere può accadere nel nucleo di una cometa che essenzialmente è fatto di ghiaccio ed è anche un residuo della nube da cui si è formato il sistema solare, dunque laddove nel medium interstellare da cui ha avuto origine il disco protoplanetario sia presente abbastanza fosfina il meccanismo descritto può benissimo essere l’origine dei composti fosfati che poi verrebbero depositati sul pianeta dall’impatto di comete e meteoriti, cosa che nel caso della nostra Terra potrebbe essere avvenuto durante il primo miliardo d’anni dalla sua formazione.
Roberto Todini