I falsi alibi del cambiamento climatico

alibi del cambiamento climatico

 

Quando si parla di clima, spesso ci si imbatte in un’affermazione che si è trasformata in un comodo alibi del cambiamento climatico: “Il clima è sempre cambiato”. Questa frase è diventata un rifugio per coloro che preferiscono ignorare le crescenti evidenze scientifiche del nostro impatto sul pianeta. Tuttavia, quando analizziamo attentamente questa affermazione, emergono le trappole cognitive che celano la complessità dietro il cambiamento climatico.

Nel dibattito sul cambiamento climatico, uno degli argomenti più diffusi per deresponsabilizzarsi è il ricorso all’affermazione apparentemente tranquillizzante:

“il clima è sempre cambiato, sono cicli”.

Questo mantra sembra offrire una scusa perfetta per ignorare la crisi climatica e continuare come se nulla fosse. Ma, andando oltre le apparenze, è cruciale analizzare le trappole cognitive nascoste dietro questa affermazione apparentemente semplice, che mescola verità e falsità in ugual misura.

Il clima in evoluzione su scale temporali gigantesche

Iniziamo col riconoscere un fatto innegabile: il clima terrestre ha subito cambiamenti continui in un arco di tempo straordinario, ben 4,7 miliardi di anni. Durante il suo tumultuoso passato, la Terra è stata sia una massa di magma incandescente con un’atmosfera tossica che una “palla di neve” completamente congelata. Ha sperimentato periodi climatici adatti ai dinosauri e altri più propizi per le felci giganti. Tuttavia, solo negli ultimi diecimila anni è emerso un clima congeniale alla crescita della civiltà umana: il periodo di stabilità climatica olocenica. Questo equilibrio ha permesso la coltivazione delle piante, l’agricoltura, la nascita delle città, la trasmissione della conoscenza scritta e lo sviluppo scientifico, mantenendo variazioni della temperatura media globale inferiori a un grado Celsius nei suoi ultimi diecimila anni.

Pertanto, il primo errore dietro a questa affermazione è il mancato riconoscimento della scala temporale dei cambiamenti climatici rispetto all’esistenza umana. Ritenere che variazioni “normali” per la storia a lungo termine del nostro pianeta non possano mettere a rischio la nostra società attuale è un errore fondamentale. La nostra specie si è adattata a un intervallo di temperature limitato e potrebbe rivelarsi geneticamente e culturalmente inadatta a fronteggiare un repentino aumento globale delle temperature, un evento senza precedenti. Dall’altro lato, ha superato con successo le glaciazioni pleistoceniche, dimostrando la sua capacità di adattamento a condizioni più fredde.

La falsa illusione della ciclicità

Il secondo errore sta nell’illusione della ciclicità delle variazioni climatiche. Alcuni sostengono che a un’anomalia climatica seguirà rapidamente un ritorno alle condizioni “normali” e favorevoli. Tuttavia, il clima terrestre è un sistema complesso che non presenta cicli regolari, ma al massimo delle periodiche configurazioni con significative differenze. Ad esempio, nelle ultime centinaia di migliaia di anni, le glaciazioni si sono alternate ai periodi interglaciali ogni 100mila anni, seguendo i cicli di Milankovitch causati da oscillazioni astronomiche dell’orbita terrestre e dell’inclinazione dell’asse. Tuttavia, prima di 800mila anni fa, l’alternanza era ogni 41mila anni. Le cause di questo improvviso cambiamento non sono ancora del tutto chiare e probabilmente coinvolgono interazioni complesse con altri processi ambientali.

Di conseguenza, anche i cosiddetti “cicli” non dovrebbero essere fonte di tranquillità. Possono portare a variazioni improvvise e permanenti che influenzano negativamente la vita sulla Terra per lungo tempo, con il rischio di danneggiare gravemente alcune specie, compresa la nostra.

Le cause dei cambiamenti climatici

Il terzo errore è trascurare le cause dei cambiamenti climatici passati. Il clima è sempre mutato sotto l’influenza di fattori forzanti come le variazioni orbitali, i cambiamenti nell’energia solare emessa, l’attività vulcanica, la disposizione dei continenti e delle correnti marine, e le masse glaciali. Ogni cambiamento climatico può avere cause diverse e interconnesse, simili a come la febbre in un corpo umano può essere un sintomo di molte malattie. Quindi, chi semplicemente afferma “la febbre c’è sempre stata” senza cercare la causa sta giocando con la sorte. La febbre potrebbe sparire da sola o diventare così grave da portare alla morte, a seconda della patologia sottostante. E se non si indaga la causa, non si può trovare la cura adeguata.

Da oltre un secolo, i climatologi stanno indagando sull’intossicazione dell’atmosfera terrestre dovuta all’aumento eccessivo di gas serra, in particolare la CO2, prodotta dalle attività umane basate sui combustibili fossili. Hanno dimostrato con precisione che l’attuale aumento di 1,2°C della temperatura terrestre è dovuto principalmente all’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera, passata da 280 parti per milione due secoli fa alle attuali 420.

Pertanto, affermare che “il clima è sempre cambiato” è corretto, ma aspettarsi cicli rassicuranti senza comprenderne le cause (e quindi rifiutare le soluzioni) è un azzardo che potrebbe costare la vita al nostro pianeta e a noi stessi. È giunto il momento di affrontare la realtà del cambiamento climatico e di adottare misure concrete per mitigare i suoi effetti devastanti.

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