La notizia che i dolcificanti artificiali non sono un’alternativa più salutare allo zucchero la troviamo sul sito dell’American College of Cardiology perché è sulla loro rivista scientifica Journal of the American College of Cardiology che è uscita la ricerca.
In realtà la scoperta viene da questa parte dell’oceano, precisamente dalla Sorbona, famosa università parigina, dove l’autore principale Eloi Chazelas sta conseguendo il dottorato.
Innanzitutto una precisazione, lo studio ha coinvolto 104,760 persone, ma per confermare con sicurezza quello che ne sembra emergere serviranno dei grandi studi di coorte che investighino il nesso causale tra consumo di bibite, sia addolcite con zucchero che con dolcificanti artificiali, e problemi cardiovascolari.
Infatti lo studio dalla Sorbona è uno studio di tipo osservazionale basato sui dati raccolti nello studio NutriNet-Santé, uno studio basato sul web iniziato nel 2009 per investigare il legame tra dieta e salute.
Le persone incluse nello studio diretto da Chazelas sono state classificate in base al consumo di bevande che contenessero più del 5% di zucchero e in base al consumo di dolcificanti artificiali non nutritivi, per ciascuna categoria di bevande i partecipanti sono stati divisi in: non consumatori, consumatori moderati e forti consumatori.
Poi sono stati presi in considerazione gli eventi avversi (ictus, ischemie transitorie, infarti, sindrome coronariche acute, angioplastiche) occorsi durante i dieci anni dello studio (2009-2019) ma escludendo quelli dei primi tre anni per evitare il rischio di causalità inversa,
Il risultato è stato di 1379 eventi che hanno mostrato di colpire in maggiore frequenza sia i consumatori di bevande ricche di zucchero che quelli di bevande addolcite con dolcificanti artificiali rispetto ai non consumatori.
Questo risultato contraddice quanto era stato suggerito in passato a proposito di una maggiore salubrità dei dolcificanti artificiali per la salute cardiovascolare e se confermato potrebbe avere conseguenze su materie regolatorie come la tassazione e l’etichettatura di questi prodotti.
Roberto Todini