I dollari persi ogni anno nell’agricoltura a causa di eventi avversi sono 123 miliardi. Un grido d’allarme che riverbera tra le campagne e le comunità rurali di tutto il pianeta, segnando l’inequivocabile crescita dei “disastri” che hanno inflitto un costo insostenibile all’agricoltura globale.
Ogni anno, un quinto del patrimonio agricolo globale, corrispondente a circa 300 milioni di tonnellate di generi alimentari, scompare nel vuoto a causa di tragedie naturali ed antropiche, tra cui inondazioni, siccità e conflitti armati. Questa perdita spietata si concentra in misura maggiore sul continente africano, dove le prime tre regioni sub-sahariane si trovano tra le vittime più colpite di questa drammatica erosione del Pil agricolo. Un recente studio pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha cercato di gettare luce su questo fenomeno e quantificarne l’impatto su sistemi agricoli e sicurezza alimentare.
La FAO, attraverso questa iniziativa pionieristica, ha cercato di definire “disastro” come eventi che interrompono drasticamente la normalità di una comunità o di una società. Questi eventi comprendono le sfide imposte dai cambiamenti climatici, epidemie, pandemie e, tristemente, i conflitti armati. Negli ultimi cinquant’anni, il numero di disastri è cresciuto in maniera esponenziale, da un centinaio l’anno negli anni ’70 a quattrocento annuali nell’ultimo ventennio.
L’ONU stima che tra il 1991 e il 2021, queste catastrofi abbiano sottratto ben 3,8 trilioni di dollari dal Pil agricolo mondiale. Questo, tradotto in termini annuali, si traduce in una perdita di 123 miliardi di dollari, equivalente al 5% della produzione globale di alimenti e a circa 300 milioni di tonnellate di generi alimentari compromessi. Per dare un’idea della portata di questa perdita, basti pensare che questa cifra è equivalente al Prodotto Interno Lordo annuo del Brasile, la decima economia più grande al mondo. Questo implica una minore disponibilità di calorie e nutrienti, che la FAO stima in circa 147 calorie al giorno per persona, per più di tre decenni. Questo è sufficiente a nutrire 500 milioni di donne o 400 milioni di uomini ogni anno.
Per quanto riguarda la quantità di cibo perduto, negli ultimi trent’anni sono andate distrutte ben 69 milioni di tonnellate di grano all’anno, pari alla produzione annuale di grano della Francia nel 2021, e 40 milioni di tonnellate di frutta, verdura e colture di zucchero.
Sebbene l’Asia abbia subito la più grande perdita totale in valore assoluto, con circa 1.720 miliardi di dollari persi, il 45% del totale, l’Africa è stata la regione più colpita in proporzione alla produzione agricola. Il continente ha subito una perdita di circa 659 miliardi di dollari, il 17% del totale, che rappresenta quasi l’8% del Pil agricolo negli ultimi 30 anni. A livello sub-regionale, le aree più colpite sono state l’Africa orientale, centrale e meridionale, con perdite rispettivamente del 15%, 9% e 9%.
Attualmente, nel Corno d’Africa, una delle crisi più gravi riguarda la siccità, che persiste ormai da otto anni. Questa emergenza idrica ha colpito almeno 23 milioni di persone, con 1,2 milioni di somali costretti a lasciare le loro case. Nel solo paese somalo, 8,3 milioni di persone si trovano in una situazione di insicurezza alimentare critica o peggiore, su una popolazione totale di circa 17,5 milioni.
Ma dall’Africa orientale emergono anche esempi positivi di come i sistemi di monitoraggio e prevenzione degli eventi avversi possano fare la differenza. Nel Corno d’Africa, invasi da sciame di locuste del deserto che devastavano le coltivazioni, il servizio FAO conosciuto come Desert Locust Information Service (DLIS) ha evitato la perdita di cereali e latte per un valore stimato di circa 1,77 miliardi di dollari tra il 2020 e il 2021.
La FAO enfatizza l’importanza di investire in strategie di prevenzione, poiché ogni euro speso in questo settore può evitare una perdita economica sette volte maggiore. In conclusione, il rapporto FAO pone tre raccomandazioni chiave: migliorare i dati e le informazioni sugli impatti dei disastri su tutti i sotto-settori dell’agricoltura, sviluppare e integrare approcci multisettoriali e multi-rischio per la riduzione del rischio di catastrofi a tutti i livelli e aumentare gli investimenti per migliorare la resilienza dell’agricoltura e la sicurezza alimentare.