I diamanti sintetici sono la nuova frontiera del lusso sostenibile?

I diamanti sintetici - lusso sostenibile

Secondo alcuni i diamanti sintetici sono la nuova frontiera del lusso sostenibile. Ma è davvero così? Qual è la differenza tra i diamanti sintetici e quelli naturali?

I diamanti sintetici vengono prodotti in laboratorio attraverso specifici processi di lavorazione. Pertanto l’unica differenza con quelli naturali sta soltanto nell’origine di questi minerali. Questi due tipi di diamanti hanno infatti la stessa composizione chimica, la stessa struttura e le stesse proprietà fisiche.

I diamanti naturali crescono in natura e si formano all’interno del mantello che si estende dalla crosta terrestre fino al nucleo della Terra. Non soltanto i diamanti, nel mantello si formano anche i giacimenti di gas e petrolio. I diamanti, dopo essersi formati negli strati più profondi della Terra, risalgono verso la superficie terrestre attraverso i movimenti vulcanici del sottosuolo. In tal modo diventano più facilmente raggiungibili.

Il costo di un diamante sintetico si aggira tra i quattro e i mille dollari al carato ed è molto più basso rispetto al costo di un diamante naturale. In questo caso la cifra si aggirerebbe intorno ai venti mila dollari al carato. La differenza nel prezzo è data dal minor costo in termini di produzione.



Ma è davvero così? I diamanti sintetici rappresentano davvero la nuova frontiera del lusso sostenibile?

In merito ci sono pareri discordanti.

Il Natural Diamond Council ha evidenziato come le aziende che hanno da poco iniziato a produrli, farebbero ricorso ad una elevata quantità di combustibili fossili per ricavare l’energia tale che possa permettere di ricrearli in laboratorio. Le emissioni inquinanti in tal caso sarebbero circa tre volte superiori rispetto a quelle prodotte durante l’estrazione naturale.

D’altra parte c’è chi ritiene che le affermazioni del Natural Diamond Council non corrispondano a verità, considerando il fatto che l’associazione, in tal modo, cerchi di tirare acqua al proprio mulino favorendo appunto l’estrazione naturale dei diamanti.

Non è dello stesso parere, infatti, Martin Roscheisen, amministratore delegato di Diamond Foundry, la prima società statunitense produttrice di diamanti sintetici. Roscheisen ribatte che le aziende produttrici di diamanti sintetici stanno cercando di ridurre l’impatto ambientale utilizzando energia idroelettrica, come fa la Diamond Foundry, il cui obiettivo è la produzione di diamanti “carbon neutral”.

Eppure il processo di estrazione naturale dei diamanti sembra essere tutto fuorché “sostenibile” e a basso impatto ambientale.

Dovremmo parlare infatti delle grandi quantità di carburante utilizzate, delle quantità di acqua, della distruzione degli habitat naturali dovuta allo spostamento di tonnellate di terra, dell’inquinamento delle acque e per finire, ultimo ma non certo meno importante, dello sfruttamento dei lavoratori.

I diamanti naturali vengono estratti principalmente in Africa.  Secondo il rapporto di Human Rights Watch, oltre un milione di minori lavorano nelle miniere, in mezzo al fango, in condizioni igienico-sanitarie pressoché assenti.

Nonostante siano molti i dubbi e ci siano ancora molte controversie sulla sostenibilità dei diamanti sintetici, sono moltissimi i brand che stanno orientando le proprie scelte verso una visione innovativa e che, si spera, possa essere maggiormente attenta al rispetto dell’ambiente.

Irene Amenta

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