Che la lettura in Italia non sia considerata tra le attività predilette non è certo una novità. Nelle statistiche sull’argomento il nostro paese occupa ormai da anni con regolarità gli ultimi posti. A darne ulteriore conferma è il rapporto Eurostat che contiene i più recenti dati ufficiali disponibili sul tema. Il rapporto si basa sulle ricerche effettuate durante il periodo 2008-2015 in 14 paesi dell’Unione Europea più Norvegia, Turchia, Regno Unito e Serbia.
Tempo dedicato alla lettura in Italia e altri paesi europei
In realtà, la ricerca sulle abitudini di lettura degli europei fornisce un quadro generale piuttosto negativo. Nel vecchio continente, la media giornaliera del tempo dedicato alla lettura va da 2 a 13 minuti. I migliori risultati sono stati registrati nei paesi dell’Est (13 minuti in Estonia, 12 in Polonia, 10 in Ungheria) e in Finlandia (12 minuti). Gli italiani, che leggono in media 5 minuti al giorno, sono al penultimo posto della classifica insieme ad Austria e Romania. Ad aggiudicarsi la maglia nera sono i francesi con 2 minuti al giorno.
I lettori abituali
Il rapporto Eurostat prende in considerazione anche la percentuale di lettori abituali, ovvero quelle persone che includono la lettura tra le loro principali attività giornaliere. Il risultato registrato in Italia è pari all’8,5%. Finlandia (16,8%), Polonia (16,4%), Estonia (15%) si attestano ai primi posti anche in questa statistica. Agli ultimi posti, immediatamente sotto l’Italia, ci sono Serbia (8,2%), Belgio (7,9%), Austria (7,2%), Romania (6,2%) e Francia (2,6%).
Un altro dato interessante riguarda la composizione della popolazione dei lettori. In tutti i paesi i lettori abituali sono in maggioranza donne. Tuttavia, gli uomini leggono per più tempo rispetto alle donne. In media, il tempo giornaliero dedicato alla lettura dai lettori abituali va da 1 ora e 1 minuto in Francia a 1 ora e 37 minuti in Ungheria.
Quanto costa la cultura?
Lo stato di salute della lettura è preoccupante in tutti i paesi europei presi in considerazione dalla ricerca. Per quanto riguarda l’Italia, è interessante leggere il rapporto Eurostat insieme ad altre rilevazioni effettuate più recentemente dall’Istat. Nel 2018 si è registrato un aumento dei prezzi di copertina dei prodotti editoriali: si è passati da 19,65 euro dell’anno precedente a 20,04 euro per il costo medio di un libro. Un prezzo così elevato non spiega certamente la scarsa propensione alla lettura in Italia (esistono le biblioteche, i mercatini di libri usati e altre alternative più economiche), ma potrebbe contribuire a cementare una certa idea elitaria di cultura. Più alto è il costo dei libri, più facilmente questi verranno considerati quasi come beni di lusso: inaccessibili o peggio, non essenziali.
Il ruolo della scuola per incentivare la lettura in Italia
Se i ragazzi crescono in case senza libri il ruolo della scuola diventa ancora più fondamentale per creare consapevolezza sull’importanza della lettura in Italia.
Al di là della retorica, occorre lavorare per dare strumenti concreti di comprensione della realtà ed eliminare l’inquietante fenomeno dell’analfabetismo funzionale.
È impossibile non notare come questo compito sia sempre più difficile da assumere in un paese che negli ultimi anni non ha fatto che tagliare fondi all’istruzione. L’emergenza sanitaria ha purtroppo confermato la percezione del ruolo accessorio e sacrificabile della scuola in Italia.
Social e tecnologia
Nonostante si susseguano periodicamente diverse iniziative per promuovere la lettura in Italia, la tendenza registrata dalle ultime indagini risulta costantemente in discesa. Nemmeno il ricorso alle innovazioni tecnologiche e alle strategie social sembra essere in grado di contrastare questo fenomeno. Strumenti pur importanti e in espansione come e-book e audiolibri, più che creare nuovi lettori, vengono utilizzati prevalentemente da chi leggeva già.
Per quanto riguarda invece il fenomeno dei cosiddetti “book influencer”, seppur spesso armati di lodevoli intenzioni, il rischio per il pubblico è che si passi ancora più tempo di fronte ad uno schermo visualizzando i loro contenuti piuttosto che prendere davvero in mano un libro.
Cosa fare per far leggere di più gli italiani?
Dall’indagine condotta da Pepe Research sulle abitudini e i consumi degli italiani durante i primi mesi dell’emergenza sanitaria è emerso un ulteriore dato preoccupante. Tra le 19 attività monitorate, la lettura si colloca tra l’undicesimo e il sedicesimo posto per tempo dedicato. Questo conferma la percezione della lettura in Italia come un’attività poco attraente, faticosa e superflua. È su questa percezione che occorre concentrarsi per dare una svolta alle abitudini degli italiani. È inoltre indispensabile migliorare costantemente la qualità dell’offerta culturale. Produrre e pubblicare libri, giornali e riviste di alto livello per tenere viva quell’urgenza alla ricerca e al pensiero critico così poco incentivata nel nostro paese. Tutto questo deve però avere alla base una reale e concreta volontà politica che appare al momento tutt’altro che all’ordine del giorno.