La vita dei cuochi è costellata da parole sacre.
Come ordine e pulizia , che ai non addetti ai lavori sembrerebbe lo slogan di un’azienda pubblicitaria che promuove una qualche scopa elettrica.
Se dovessimo citare tutte le parole d’ordine che caratterizzano il rito di passaggio da persona comune a cuoco, potremmo scrivere un mini vocabolario.‘’Silenzio in cucina’’, come disse il più celebre Paul Bocuse, ‘’prima di iniziare un lavoro assicurati di aver finito quello precedente’’ e ‘’lavora veloce’’, per citarne alcune.
L’adrenalina è una delle componenti principali di cui non può fare a meno il cuoco: diventa una specie di droga, e quando non c’è più si va a cercarla in sostanze stupefacenti vere e proprie.
Negli ultimi anni, complici i vari ed eventuali programmi TV, il lavoro nelle cucine sembra quasi diventato di moda. Dico sembra, perché nella realtà dei fatti se non sei veramente appassionato di questo mondo non ce la puoi fare.
Stanchezza e passione vanno di pari passo e sono complementari, ed è proprio la passione che spinge questi ‘’eroi dei nostri palati’’ a perseguire questa via.
Purtroppo, quando la sete di sapere supera la realtà, si perde di vista il senso stretto delle cose.
Oltre agli aspetti positivi ed eccitanti di questo mestiere ci sono molti punti negativi: Uno di questi è la solitudine che si prova quando nel tuo giorno libero vorresti vedere un amico, sentire un familiare o stare con il tuo compagno, ma ovviamente loro fanno una vita normale e non ci possono essere per te.
Bisogna essere sempre pronti, svegli, reattivi anche con cinque ore di sonno tra una giornata e l’altra.
I primi ad arrivare e gli ultimi ad andarsene, non pensare al tempo che passa.
La credenza comune è che un cuoco guadagni cifre astronomiche, o almeno che venga retribuito per tutte le ore in cui ha lavorato.
Sbagliato, sono stata in prima persona nelle cucine di ristoranti ed hotel, so per certo che le ore passate dietro ai fornelli si aggirano tra le dodici e le quattordici circa, e lo stipendio è sempre lo stesso, come se fossero otto.
Il problema è che lo sanno tutti, sanno che se vogliono lavorare in determinati posti i ritmi diventano insostenibili, e lo stipendio, talvolta, anche.
Ma fino a che punto tutto questo è tollerabile?
Molti posti di lavoro hanno un ufficio delle risorse umane che dovrebbe tutelare il lavoratore invece fa finta di non sapere e non vedere.
Quello che mi chiedo da tempo è quando sia nato tutto questo.
La cosa che mi amareggia più di tutto è vedere tanti giovani ragazzi e ragazze privarsi parzialmente della libertà ed essere perfettamente coscienti di non poterci fare niente.
Tanti reagiscono e affrontano le situazioni in modo positivo cercando di avere sempre un obiettivo che faccia loro ricordare per cosa stanno lottando.
Sono da ammirare e comprendere, la mia costanza e passione non sono mai arrivate a quel punto.
Spero che tutti questi sforzi vengano ripagati e che prima o poi ci sarà un cambiamento di rotta.
Veronica Ganguzza