I crimini impuniti dell’esercito sudafricano

esercito sudafricano

Torture, omicidi, cospirazioni criminali. Di tutto questo è accusato di essere responsabile l’esercito sudafricano, il SANDF, secondo quanto riportato dall’indagine della ong Open Secrets. L’inchiesta, poi riportata dal settimanale Daily Maverick, porterebbe alla luce alcune operazioni poco limpide compiute dai reparti speciali dell’esercito, tra cui rapimenti, abusi e torture, che sono state insabbiate dai vertici militari. Tra i casi esaminati anche l’omicidio di un detective che stava indagando sul SANDF.

Le inchieste di Open Secrets

Nome in codice “Russian doll“, cioè “matrioska” o “bambola russa”, così è stata chiamata la serie di inchieste sui crimini compiuti dall’esercito sudafricano e rimasti impuniti. L’indagine è stata portata avanti da Open Secrets, organizzazione non governativa nata a Città del Capo nel 2012, con l’intento di fare chiarezza sul modus operandi delle forze armate locali, molto spesso poco chiaro e violento. Gli attivisti hanno condotto l’inchiesta esaminando i documenti e le testimonianze relative ai numerosi episodi criminosi e lesivi dei diritti dei cittadini in cui si vedrebbero coinvolte le forze speciali dell’esercito e i servizi segreti.

Il lavoro svolto ha avuto parecchia risonanza, anche grazie al settimanale Daily Maverick, tra i più letti del paese, che ha riportato l’indagine. Le prove presentate da Open Secrets incriminerebbero almeno quattro squadre del South African National Defence Force (SANDF), tra polizia militare, servizi segreti e forze speciali dell’esercito sudafricano.


Uno dei casi più importanti riguarda il traffico di armi. Nel dicembre 2022 una nave russa carica di armi, la “Lady R“, attracca nel porto di Simon’s Town; lì sul posto erano presenti anche auto di una società legata alle forze speciali sudafricane, di solito usata per operazioni sotto copertura. Il gruppo di militari in questione non era stato ufficialmente autorizzato a compiere alcuna operazione. Il tutto dunque sembra condurre ad una fornitura di armi da parte del Sudafrica alla Russia, nel contesto del conflitto con l’Ucraina. Una commissione del governo di Pretoria indaga e smentisce subito tutto, senza però rendere pubblici gli atti, dichiarando che le armi erano state ordinate a Mosca dal Sudafrica.

Il caso non viene chiuso subito ma viene assegnato, dopo l’iniziale rifiuto della giustizia sudafricana, al colonnello Hawks Frans Mathipa che però viene assassinato da un tiratore scelto, dopo aver presentato diverse domande per visionare alcuni documenti e aver chiesto un mandato di comparizione per alcuni esponenti delle alte sfere del SANDF. Una morte che pare troppo comoda per non essere stata ordinata dall’esercito stesso. Ad ora, come riportato da Open Secrets, il governo non ha ancora avviato un’inchiesta sull’omicidio di Mathipa e i militari non hanno risposto ad alcuna domanda sull’accaduto.

La scarsa fiducia nell’esercito sudafricano

Oltra ai casi “Lady R” e Mathiba, ne esistono moltissimi altri di cui ancora non si hanno verbali chiari e dove i metodi sembrano essere oltremodo violenti. I presunti responsabili di questi episodi molto spesso non vanno incontro a conseguenze o addirittura non vengono nemmeno indagati. Non sorprende quindi come le forze armate siano viste con diffidenza da buona parte della popolazione.

Già durante il periodo dell’apartheid (abolito solo nel 1994) l’esercito sudafricano aveva de facto alcune responsabilità, mai chiarite per paura di una reazione dei diretti interessati contro il nuovo governo democratico. Inoltre, sempre secondo Open Secrets, il potere dei militari non è mai stato in discussione, portando addirittura l’esercito sudafricano vicino a tentare un colpo di stato nel 2017 (all’epoca il governo dell’allora presidente Zuma era molto contestato anche a causa della forte corruzione).

Il governo attuale dal canto suo non pare interessato a cambiare le cose: il sostegno militare fa sempre comodo, poco importa se i cittadini ne fanno le spese. Tutto ciò porta il Sudafrica ad avere, secondo il Global Trustworthiness Index, circa un terzo dei suoi abitanti (62 milioni) che non ripone alcuna fiducia nelle forze armate.

Marco Andreoli

 

 

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