I cahiers sono quaderni, taccuini, pagine bianche che, in diverse occasioni, sono state riempite da inchiostro prolifico.
Le parole fluiscono nei nostri discorsi in diversi modi, per esigenze o difficoltà giornaliere. Spesso esprimono quello che coviamo dentro. Eppure sono evanescenti. Spariscono, restano impresse a mezz’aria non troppo a lungo.
Per tali motivi, la tradizione del parlato si è, in modi meravigliosi, estesa allo scritto. E dallo scritto possiamo ammirare come le parole, lasciate su carta, siano state da monito per tante rivoluzioni, fornendo nuovi strumenti di prospettiva.
Analizzando la potenzialità dello scritto, ricordiamo così questi quaderni.
Essi sono testimonianza di rotture nette e, conseguentemente, di grandi aperture.
I cahiers nel panorama della filogenesi
Apprendere una lingua -e dunque imparare a comunicare- è una pratica ontogenetica, cioè un comportamento relegato all’individuo che fin dalla tenera infanzia è sollecitato a fare. Nel tempo però, la specie umana, quindi diremmo da un punto di vista filogenetico, ha sentito il bisogno di scrivere. Un sentimento che sicuramente nasce da esigenze specifiche o da eminenti consuetudini sociali.
In quest’ottica, i cahiers sono significanti di una maturazione collettiva, o singola, i quali hanno indotto cambiamenti storici, politici, artistici.
I cahiers hanno quindi rischiarato epoche, fino a spezzare i fili di un dato andazzo.
Abbiamo riempito tali pagine come se fossero diari che si cibavano delle nostre volontà.
Schopenahuer, parlando di volontà, la definisce non come volontà cosciente, bensì come energèia (energia, impulso, azione).
“Essa è l’intimo essere, il nocciolo di ogni singolo, ed egualmente del Tutto.”
I quaderni sono come un recipiente di questa energia possente.
Esprimono, potremmo dire, una parte dell’energeia che ci caratterizza.
Le grida dei Cahiers
Rivoluzione francese
I cahiers sono stati portavoce dei molti quando sistemi politici silenziavano certe corde vocali. Basti pensare ai Cahiers de doléances, i quaderni delle lamentele, dove il Terzo Stato francese –la borghesia- si scagliò contro il claustrofobico potere assoluto del monarca. Parlare, infatti, non era abbastanza. I Cahiers de doléances furono il preludio della Rivoluzione francese. Il popolo decise di lasciare una traccia che potesse essere ricordata, che diventasse così parte di un simbolo di rivalsa e cambiamento.
Pensieri italiani
O ancora, I Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, che rappresentano una raccolta senza eguali di profondo studio e dedizione. Furono scritti trentatré quaderni dal 1929 al 1935 per contrastare l’inaridimento vissuto in carcere.
Funsero da esercizio, senz’altro, ma non solo, Gramsci fece di più: stese una base coscienziosa per le più disparate riflessioni. Innumerevoli sono le tematiche che vi ritroviamo, come lo studio del folklore, il ruolo degli intellettuali, l’analisi sull’esperienza risorgimentale e la questione meridionale.
Per questo, non è poi così sbagliato pensare che i cahiers italiani siano fatte con le fibre vitali dello scrittore.
Egli fu sì, destinato ad una morte precoce, ma lasciò in eredità quello che divenne la base di tutto il pensiero politico del Novecento. E i suoi quaderni sono espressione di quell’energia che ribolle, ieri come oggi, nelle viscere dell’umanità.
Nel mondo del cinema
Negli anni cinquanta-sessanta del secolo scorso, è sempre la Francia che capovolge una visione fin troppo idealistica e moraleggiante della cinematografia europea. La rivista che prende il nome Cahiers du Cinema, è il punto di attacco per molti uomini del tempo.
Gli articoli lì sopra pubblicati furono l’elaborazione politica di importanti registi: Truffaut, Godard, Rivette, Rohmer.
Il lavoro di quegli anni è oggi ricordato come l’inizio del manifesto della Nouvelle Vague.
Cahiers du Cinéma era il manifesto del movimento. Ogni articolo costituisce un programma e una futura definizione di cinema.
È in una serie di piccole frasi esemplari estratte da svariati articoli, che emerge questa nuova concezione.
È una poetica cinematografica che i futuri registi, attraverso i quaderni, rivendicarono con forza. Insomma, fu l’inizio di un’altra rivoluzione che smontò quel cinema ironicamente denominato “cinema di papà”.
Quanti cahiers siamo disposti a scrivere?
È la penna che crea? Dalla storia alla letteratura, dalla politica all’arte, e potrebbero essere infiniti gli esempi ancora da riportare come supporto a questa domanda: oggi, quanti cahiers scriviamo? O ancora, o meglio se vogliamo: oggi quanti cahiers siamo disposti a scrivere, noi?
Come uomini, progrediamo cavalcando “onde nuove”, ma certe volte le alte maree soffocano quello che una penna, un ideale, un gruppo possono smuovere attraverso una o cento persone.
E allora non dimentichiamoci che in qualunque parte viviamo, c’è sempre un cahier che aspetta di essere gettato, come noi siamo stati gettati nell’esistenza.
Nostro dovere, e nostro diritto, è non metterci a tacere. Non mutiliamo la nostra energeia.
Maria Pia Sgariglia