Parlare di censura evoca reminescenze di Orwell, Bradbury e dei trascorsi del Novecento, ma certe sue forme più velate sono fin troppo attuali. Si tratta dei book ban negli Stati Uniti, che negli ultimi due anni sono aumentati in modo esponenziale, destando preoccupazioni nelle associazioni di librai e bibliotecari.
Think of the children: una frase fatta che è oggi un diffuso ritornello dei partiti di destra di molti Paesi e una tattica collaudata per giustificare la censura. È nel nome dei più giovani e del loro benessere, infatti, che pretendono di agire le associazioni e i gruppi conservatori che ogni anno richiedono l’eliminazione di vari titoli dalle biblioteche delle scuole americane. L’anno scolastico 2022-2023 ha visto banditi 3.362 libri, secondo una statistica di PEN America, un’associazione che si occupa di libertà di espressione negli USA e nel mondo. Il book ban negli Stati Uniti è in aumento del 33% rispetto all’anno precedente: una crescita allarmante che non disegna un quadro roseo del sistema educativo nel Paese. Gli Stati che hanno registrato il maggior numero di casi sono Texas, Florida, Missouri, Utah e South Carolina.
Quali sono le opere che vengono bandite?
Tra i titoli che vengono rimossi dalle biblioteche scolastiche statunitensi ci sono, com’è prevedibile, quelli che trattano di tematiche LGBTQ+, che costituiscono uno dei target principali di tutte le crociate morali sui libri diretti ai minori, oltreoceano e non. Come dimenticare il caso tutto italiano dei libri banditi dalle scuole dell’infanzia di Venezia nel 2015?
Questo argomento non è però l’unico a essere colpito dalla censura. Sono oggetto dei book ban anche libri che trattano di razzismo (tra cui quelli della scrittrice Toni Morrison), abusi sui minori, salute e benessere mentale, bullismo, morte, sessualità e pubertà, violenza sessuale, aborto. Nella visione di chi elimina questi titoli dalle biblioteche, evidentemente, il modo migliore per tutelare i minori da esperienze potenzialmente traumatiche è l’evitare di parlarne, in modo che crescano in un ipotetico stato di innocenza. La verità è che tacere di certi argomenti, al contrario, significa lasciare gli adolescenti soli e senza un riferimento che possa aiutarli davanti a fatti che potrebbero accadere nelle loro vite.
Quello che si può notare dai dati raccolti da PEN America è che gli obiettivi della censura sono i libri che presentano proprio quelle esperienze umane che solo da poco sono state incluse nella varietà dei generi letterari. Si tratta quindi di un tentativo reazionario di silenziare quelle voci che negli ultimi anni hanno acquisito con fatica maggiore riconoscimento.
Da chi provengono le richieste di book ban negli Stati Uniti?
I gruppi che chiedono l’eliminazione di determinati titoli dalle biblioteche sono diversi: alcuni sono i comitati di genitori o anche i singoli cittadini, ma è cresciuta l’importanza delle legislazioni statali, che in alcuni casi proibiscono di trattare determinati argomenti nelle scuole (spesso basandosi su accuse di contenuti “sensibili” o “pornografici” volte a creare un panico morale nel grande pubblico). Questo porta insegnanti e bibliotecari a evitare i libri interessati e persino altre opere che non sono state contestate, ma che potrebbero andare a toccare questi temi, in modo da non incorrere nel licenziamento o in altre ripercussioni legali. Queste ingerenze della politica nella sfera scolastica si rivelano perciò pericolose sia per il diritto all’educazione, sia per la libertà di espressione.
La situazione in Europa
Secondo un articolo del Guardian, nell’ultimo anno in Gran Bretagna sono aumentate le richieste di eliminare determinati titoli dalle biblioteche: i temi “caldi” sono gli stessi al centro del dibattito in America. Per quanto riguarda l’Italia, il 29 settembre di quest’anno è stata creata una petizione per il ritiro dagli scaffali di Librerie.coop di Questo libro (non) parla di sesso, un manuale di educazione sessuale per adolescenti pubblicato da Edizioni Sonda che si propone di essere aggiornato e inclusivo, trattando di temi come l’identità e il consenso (alla luce dei recenti fatti di cronaca, viene da dire che, solo per questo, dovrebbe essere adottato nelle scuole).
Il libro resta disponibile in commercio, ma il numero dei firmatari della petizione – ad oggi più di 39.000 – dimostra che il rischio di censura, specialmente sui libri diretti a un pubblico di ragazzi, non è mai da sottovalutare come un problema lontano da noi e dalle nostre vite.
Le ingerenze politiche a scuola e in letteratura
I fatti considerati mettono in luce una situazione di allarmante influenza della politica sulle letture in ambito scolastico. Il caso dei book ban negli Stati Uniti è forse quello più eclatante, ma sarebbe sbagliato pensare che questo sia un rischio che non ci riguarda. Come segnala anche l’Italian Children’s Writers Association, i libri per bambini e adolescenti sono le principali vittime della censura di chi usa l’idea di un’ipotetica protezione dei più giovani (ma da che cosa e da chi, esattamente?) per andare a colpire le voci delle minoranze. Il compito di biblioteche e librerie, scolastiche e non, è quello di tutelare la libertà di lettura, permettendo di avere accesso al maggior numero possibile di esperienze.