Negli ultimi due decenni sono più di 53.000 i beluci rapiti dai militari pakistani. A seguito del rapimento, vengono uccisi e gettati in fosse comuni. Ne sono state ritrovate centinaia e non venendo fatto il test del DNA, i cadaveri rimangono corpi senza nome.
I beluci sono una minoranza che abita, divise in comunità, la regione del Belucistan che si estende nei territori di Pakistan, Iran e Afghanistan. La maggior parte vive in territorio pakistano, mentre sono presenti, in numero minore, negli altri due stati. I beluci sono prevalentemente musulmani e appartengono, in maggioranza, alla scuola giuridica sunnita hanafita, mentre i restanti sono sciiti.
I beluci rapiti dai militari pakistani
Da anni la situazione in cui si trova questa minoranza in Pakistan è tragica. I beluci rapiti dai militari pakistani vengono torturati e il più delle volte uccisi. Le famiglie perdono ogni traccia dei sequestrati, i quali vengono fatti sparire in fosse comuni scavate nelle aree desertiche del Belucistan. Questi episodi quotidiani avvengono in ogni parte della regione e, se all’inizio le sparizioni riguardavano le grandi città, ora ne sono vittime sempre in numero maggiore anche gli abitanti dei piccoli villaggi. La gran parte dei rapimenti sono a danno di giovani studenti oppositori. I militari pakistani continuano queste pratiche almeno dagli anni ‘2000 ma l’informazione riguardante questi episodi inumani è ancora troppo debole e vaga. Questo perché i giornalisti pakistani che hanno provato a indagare hanno ricevuto minacce, contro le quali – avendo prove concrete della spietatezza del regime – è difficile avere il coraggio di parlare. Inutili sono le timide dichiarazioni dei politici all’opposizione ma anche le disperate richieste d’aiuto che i famigliari delle vittime rivolgono ai difensori dei diritti umani rimangono senza risposta. Per questo motivo sono numerose le proteste silenziose e non violente alle quali i beluci danno vita per chiedere giustizia e verità nei confronti dei loro cari. Accanto a queste, si sta assistendo alla nascita di movimenti di resistenza, anche armata, come il Belochian Liberation Army.
La comunità dei beluci in Iran
È una storia difficile quella che riguarda questa minoranza oppressa. Il clima di protesta vede coinvolti, per differenti motivi, anche i beluci presenti nel territorio iraniano. Con le proteste cominciate in seguito alla morte della giovane iraniana Masha Amini sono numerosissimi i beluci che hanno scelto di mobilitarsi per far sentire la loro voce in nome del principio universale della libertà. Amnesty International dichiara che quasi la metà delle vittime degli scontri avvenuti il 30 settembre scorso appartenevano alla comunità dei beluci.
Gli scontri in Iran hanno la possibilità di essere seguiti e riconosciuti dal resto del mondo grazie ad una maggiore esposizione mediatica.
Il capo della diplomazia dell’Unione Europea ha dichiarato che “per l’UE e i suoi Stati membri, l’uso diffuso e sproporzionato della forza contro i manifestanti non violenti è ingiustificabile e inaccettabile. Le persone in Iran, come altrove, hanno il diritto a una protesta pacifica. Tale diritto deve essere garantito in ogni circostanza“.
Altrove, invece, come in Belucistan, le vittime dell’oppressione militare pakistana non hanno il diritto ad una protesta pacifica ma non hanno neanche la possibilità di essere sentiti dal resto del mondo. La loro è una storia anonima che continua a morire in fosse comuni, priva persino di degne sepolture.