I banchetti rinascimentali evocano una tradizione secolare; Greci e Romani amavano riunirsi a tavola, e così le casate prestigiose del Rinascimento.
Quando si parla di banchetti, il primo collegamento che salta alla mente, è quello con il cibo, grande protagonista della messa in scena che erano poi i banchetti rinascimentali.
Sotto ai riflettori, c’era lo zucchero, chiamato anche “polvere di cipro”.
Veniva utilizzato per rivestire i cibi, e il suo candore era associato ad una garanzia di qualità. Spesso lo si adoperava per creare delle miscele, ed era considerato un ingrediente fondamentale per contrastare il sapore salato degli alimenti, conservati appunto sotto sale. Ma lo zucchero e il cibo erano utilizzati anche per decorare la stanza dove si teneva il banchetto. In occasione del matrimonio tra Alfonso II d’Este e Barbara d’Austria, furono realizzate ben 90 statue di zucchero e marzapane che rappresentavano le creature del mare.
Ma anche le spezie avevano un ruolo determinante.
Anice stellato, cannella, pepe, chiodi di garofano, noce moscata, salvia, rosmarino, erano solo alcuni degli assi nella manica usati dai cuochi per creare nuove ricette e per profumare gli ambienti.
Le portate erano almeno venti, per questo si rimaneva a tavola tutta la giornata, bevendo vini pregiati come la Malvasia e gustando piatti sempre nuovi.
Si prediligevano carne – era pregiatissima quella di pavone – e pesce – lo storione soddisfaceva i palati più sofisticati. Ma sulle tavole c’era spazio anche per la pasta, un alimento all’epoca destinato soltanto ai più ricchi e usato come contorno. Non mancavano mai le verdure, alcune delle quali erano una novità dell’epoca, come i carciofi, i cavolfiori, i fagiolini. Molte ricette dell’epoca, infatti, sono a base di verdure. È nel Rinascimento, e in particolare alla corte dei Medici, che inizia a farsi strada l’idea di una cucina più elaborata e moderna.
È un errore, però, pensare che i banchetti rinascimentali avessero a che vedere solo con il cibo.
Erano infatti occasione per tessere legami sociali anche a scopo politico e un momento di intrattenimento. Musicisti, acrobati, mimi, musicisti, persino funamboli prestavano servizio affinché gli ospiti rimanessero ammaliati dalla ricchezza di chi dava il banchetto.
L’argenteria, i tessuti delle tovaglie, le ceramiche, i bicchieri, tutto era una piccola opera d’arte.
Dai tovaglioli piegati nelle forme più particolari alle scenografie, delle quali si occuparono grandi, grandissimi nomi: Benvenuto Cellini, Giambologna, Tiziano, Leonardo da Vinci.
Leonardo da Vinci, poi, aveva grande esperienza anche in cucina.
Ai tempi in cui era allievo del Verrocchio lavorava alla Taverna delle Tre Lumache, su Ponte Vecchio. Quando questa fu data alle fiamme, il maestro decise di mettersi in affari con Botticelli e aprire una nuova taverna, la Taverna delle Tre Rane. Una volta a Milano, si occupava dei preparativi delle feste degli Sforza, e elaborò anche delle ricette personali. Il suo ingegno gli permise persino di inventare un girarrosto azionabile con un sistema di contrappesi, senza contare che probabilmente è a lui che si deve l’attuale forma del cavatappi.
Ogni banchetto era contraddistinto dall’amore per il lusso, la bellezza, il buongusto in tutte le sue sfaccettature.
Rimase alla storia quello svoltosi il 5 Ottobre 1600 in occasione del matrimonio tra Maria dei Medici e Enrico IV di Borbone, che sanciva l’amicizia tra due delle casate più importanti del tempo. Il ricevimento di nozze si tenne a Palazzo Vecchio e fu curato dal Buontalenti. Statue di zucchero scolpite dal Giambologna richiamavano il mondo della caccia e figure mitologiche, i tovaglioli erano piegati a forme di animali e le portate servire furono 72, tra le quali spiccavano un pasticcio di vitella a forma di liocorno e un pasticcio di capponi a forma di gru.
Sono passati secoli da quel matrimonio, dall’epoca dei banchetti rinascimentali, e la ricercatezza e l’eleganza a tavola hanno oggi un nuovo codice, molto più minimalista.
Hanno preso spazio nuove forme di intrattenimento, ed è cambiata la concezione dell’arte. Ma opulenza e maestosità a tavola, in modo differente, sono rimasti protagonisti più o meno indiscussi dello stare insieme nelle occasioni speciali.
Sofia Dora Chilleri