I bambini del Niger pagano la guerra al terrorismo. Reclutati come soldati, usati come balocchi o, se bambine, date in sposa ai miliziani.
Tillabéri. Nel cuore dell’Africa nord Occidentale, nell’entroterra più povero e arido, si trova il Niger e Tillabéri è una delle regioni, e città, che lo compongono. Nel Tillabéri un’intera generazione di giovani, di bambini, sta crescendo non solo in totale povertà ma circondati dalla violenza e della morte.
Il quarto mondo
Il Niger è uno di quei paesi per cui <terzo mondo> non basta, bisognerebbe coniare il <quarto>. Sempre all’ultimo posto quando si tratta di sviluppo economico e benessere dei suoi abitanti, è terra di agricoltori e pastori (nomadi), anche se è il quinto Stato al mondo per l’estrazione dell’uranio. Qui è quasi tutto Sahara, si sbalza dai 10 gradi ai 38 ogni singolo giorno e durante l’inverno soffia senza sosta l’harmattan, che è un vento caldo, secco e polveroso definito dai climatologi un disastro naturale. La mortalità infantile è altissima e la scolarizzazione è appena al 37%. Una terra inospitale quindi, arida e dura, eppure è teatro di un conflitto che dura dal 2012 ed è uno dei più violenti della storia. Il Niger infatti è diventato casa per tutti quei migranti che scappano dalla fame, dalla guerra e soprattutto dal terrorismo islamista; per questo è ritenuto uno dei Paesi più accoglienti del mondo, anche se non ha nulla da offrire. Tillabéri, terra di confine, è la sua zona più esposta ed è lì che gli estremisti islamici vanno a colpire, ad abbattere e soprattutto a reclutare.
I bambini del Niger
Nel 2021 ci sono state 544 morti accertate collegate al conflitto e più di 60 bambini sono stati uccisi come rappresaglia dai gruppi terroristici affiliati ad Al-Qaeda. Le scuole di almeno quattro dipartimenti di Tillabéri sono state date alle fiamme, così come le strutture sanitarie dedicate ai più piccoli. L’obiettivo è quello di isolare i bambini, che diventano così facile preda. Secondo Amnesty International, la situazione dei bambini del Niger è drammatica. Le reclute minorenni vengono addestrate per un periodo di tre mesi e armate per diventare spie, vedette, esploratori e soldati. Tutti i bambini più piccoli mostrano sintomi di traumi e shock psicologi dovuti all’uccisione dei genitori, alle fiamme divampate sui loro villaggi, ai mesi di abusi e violenze dovuti all’essere usati come balocchi dai miliziani. Le bambine hanno un solo destino: quello di premio e di spose precoci per i combattenti.
Un futuro incerto
Sebbene questo conflitto venga definito locale sembra però incessante. La salute mentale e il futuro dei bambini del Niger sono compromessi. Sarebbe necessario che i Paesi del <primo mondo> intervenissero a tutela dell’infanzia e delle donne. Il conflitto non coinvolge solo il Niger ma anche il Mali, il Ciad e il Burkina Faso: si stima che nei promessi mesi 13,2 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria e 1,2 milioni di persone non avranno più una casa. Una crisi umanitaria di proporzioni enormi, che non possiamo fingere che non ci riguardi. Al centro di essa proprio i bambini: distrutti, spezzati, violati per cui il basta il rumore del motore di una moto per scatenare una crisi mentale che li riporta indietro a quando giocavano sotto un cielo stellato di bombe.
Alice Porta