Si scrive hygge, si pronuncia hoo-ga ed è una di quelle parole che non possono essere tradotte, tanto sono insite in una cultura. Alcuni la fanno risalire al 18° secolo, altri al 19°; qualcuno crede che derivi dalla parola germanica “higgya” (che vuol dire “pensare” o “sentirsi soddisfatti”), qualcun altro la associa a una parola di origini norvegesi che significa “stare bene”.
Una cosa è certa: hygge indica tutto ciò che rende felici, come ad esempio la calda e piacevole atmosfera che si crea quando si sta in compagnia delle persone care nella tranquillità della propria casa, magari davanti a una bella tazza fumante di tè.
Se chiedete a un danese cosa è hygge, al 100% vi sentirete rispondere che la luce di una candela è hygge, come lo sono anche la famiglia e gli amici; è hygge mangiare e bere tante cose buone insieme alle persone giuste. Immagini, queste, che rimandano senza dubbio alla fredda stagione invernale, quando in Danimarca c’è luce solo per quattro ore al giorno e si sta rintanati in casa. Tuttavia, anche l’estate può riservare piaceri molto hygge: pic-nic, barbecue, gite in bicicletta, festival e concerti, il tutto all’aria aperta e, ovviamente, alla maniera danese.
La Danimarca, si sa, è da sempre uno dei Paesi più felici del mondo. Nel 2009 uno studio dello psicologo Robert Biswas-Diener mostrò come i danesi poveri sono molto più felici rispetto agli americani che si trovano nelle stesse condizioni. Tutto merito dell’hygge? Di sicuro il mondo guarda con invidia a questo stile di vita.
Durante il dibattito delle ultime primarie del partito democratico, Bernie Sanders dichiarò: “Se vogliamo rendere gli Stati Uniti un luogo più felice, dobbiamo guardare a Paesi come la Danimarca”. E ancora, molte università americane e inglesi hanno inserito dei corsi “hygge” nella loro offerta formativa da quando è diventato chiaro quanto questo fosse un fattore determinante nella ricerca della felicità.
Forse sarebbe il caso di importare questa filosofia anche in Italia. O forse anche noi, a nostro modo, viviamo momenti hygge senza rendercene conto, o senza dare loro l’importanza che meriterebbero.
Francesca Fiacco