Houthi nel Mar Rosso: l’allarme statunitense in Yemen

Houthi nel Mar Rosso e attacchi

In un contesto di tensione crescente, la presenza e le azioni degli Houthi nel Mar Rosso emergono come un elemento critico nelle dinamiche geopolitiche globali. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha annunciato l’invio della Fregata “Virgilio Fasan” nello stretto di Bab el-Mandeb. Questo movimento è una risposta alle minacce degli Houthi, un gruppo che ha guadagnato un ruolo centrale nelle vicende dello Yemen e che ora getta ombre preoccupanti sulle rotte marittime globali.

L’allarme statunitense nel Mar Rosso

Nel tentativo di affrontare la crescente minaccia degli Houthi nel Mar Rosso, gli Stati Uniti hanno avviato una strategia concertata per proteggere le navi commerciali e contrastare gli attacchi nella regione. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, ha dichiarato che il lavoro in corso coinvolge numerosi paesi e che una possibile riclassificazione degli Houthi come organizzazione terroristica è attualmente in fase di valutazione.

Kirby ha sottolineato l’assoluta inaccettabilità degli attacchi Houthi nel Mar Rosso, affermando che la possibilità di classificare gli Houthi come organizzazione terroristica è al vaglio, ma la decisione finale deve ancora essere presa.

Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale ha evidenziato che, al momento, gli Houthi sembrano concentrarsi soprattutto sugli attacchi alle navi commerciali, evitando finora azioni dirette contro le navi militari. Tuttavia, ha rassicurato che le forze militari sono pronte a rispondere a qualsiasi minaccia, agendo in modo tempestivo per neutralizzare potenziali pericoli derivanti dal movimento di missili e droni.



I rapporti tra Italia e USA

Dopo un collegamento video con il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha annunciato una mossa strategica che attira l’attenzione internazionale. Il 24 dicembre, la Fregata “Virgilio Fasan” attraverserà lo stretto di Suez dirigendosi verso Bab el-Mandeb, nota come la “Porta delle lacrime”. Questo passaggio critico vede transitare ogni anno ben 23.000 navi, contribuendo al trasporto del 15% del greggio e dell’8% del gas consumati globalmente. La nave italiana si unirà così alla nuova forza internazionale di protezione marittima, assumendo un ruolo chiave nella sorveglianza del Mar Rosso e del Golfo di Aden.

La missione della “Virgilio Fasan” si concentra sulla protezione dei traffici mercantili, particolarmente vulnerabili agli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso. Inizialmente impegnati a ostacolare i rifornimenti a Israele, gli Houthi ora minacciano qualsiasi paese che intraprenda azioni contro di loro. Gli attacchi hanno innalzato i costi assicurativi e di trasporto, spingendo le nazioni a circumnavigare l’Africa, aumentando così il prezzo di greggio, gas e merci dirette in Europa.

Il contesto Yemenita

Tuttavia, la situazione nello Yemen è complessa. Gli Houthi, inizialmente considerati ribelli, ora governano il nord dello Yemen. Decenni di povertà imposta dall’ex presidente Ali Abdallah Saleh hanno generato sentimenti di esclusione e ribellione, portando gli Houthi al potere a Sanaa nel 2015. Il loro sostegno da parte dell’Iran li ha resi attori chiave nella regione, destabilizzando il Mar Rosso e presentando minacce dirette alle rotte marittime.

L’invio della Marina militare italiana in questa zona ad alto rischio presenta sfide significative. Gli Houthi nel Mar Rosso sono noti per l’uso di droni armati, creando il rischio di attacchi imprevisti. La storia ci ricorda il coinvolgimento di civili in situazioni tese, come nel caso dei Marò italiani nel 2012.

La necessità di una soluzione diplomatica

Mentre la comunità internazionale osserva con cautela, emerge la necessità di esplorare opzioni diplomatiche. L’Italia, storicamente legata a Teheran, potrebbe giocare un ruolo chiave nella mediazione. La richiesta di fermare gli attacchi potrebbe essere parte di una trattativa più ampia, comprendente la ripresa dei negoziati sul nucleare, il riconoscimento degli Houthi e la fine della guerra in Yemen. Un approccio diplomatico potrebbe fornire una soluzione più duratura rispetto alla presenza militare, contribuendo alla stabilità nella regione e alla protezione delle rotte marittime globali.

Lucrezia Agliani

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