L’hotspot di Porto Empedocle è stato aperto nell’estate 2023 per far fronte agli ingenti arrivi dello scorso anno. Sembra che adesso l’hotspot, gestito fino a fine agosto dalla Croce Rossa, si stia preparando per diventare un centro di trattenimento per richiedenti asilo. Le tempistiche e l’ente che gestirà questo nuovo centro sono ancora sconosciuti.
Il sistema degli hotspot italiano e l’hotspot di Porto Empedocle
L’Italia viene definita dagli studiosi come una gateway region verso l’Europa continentale, una delle principali porte d’accesso al territorio europeo. Il posizionamento dell’Italia sulle frontiere esterne dell’Unione Europea la rende un punto di approdo, uno snodo fondamentale per i flussi migratori che dall’Africa e dal Medio Oriente si dirigono verso il vecchio continente. Sulle coste italiane arrivano ogni anno migliaia di migranti, molti dei quali non hanno come destinazione finale la penisola ma che si trovano costretti a percorrerla per proseguire i propri viaggi migratori.
Per gestire gli ingenti arrivi, in Sud Italia è stato creato un sistema di prima accoglienza a hotspot, strutture in prossimità di aree di sbarco dove vengono raggruppati i migranti che arrivano dal Mediterraneo.
Ad oggi sono 5 gli hotspot attivi sul territorio, tra cui il più importante e conosciuto è quello di Lampedusa, principale punto di arrivo sulle coste italiane. Altri hotspot sono quelli di Messina, Pozzallo e Taranto, a cui la scorsa estate si è aggiunto quello di Porto Empedocle, sulle coste sud occidentali della Sicilia, struttura con 280 posti disponibili. Negli hotspot viene manifestata la volontà di chiedere protezione internazionale, dopodiché i migranti vengono trasferiti nei centri di prima accoglienza (CPA) a cui sono stati affiancati i CAS, Centri di Accoglienza Straordinaria per far fronte alla mancanza di posti nei centri governativi.
Il 18 gennaio 2024 è stato sottoscritto tra prefettura di Agrigento e Croce Rossa italiana una convenzione per la gestione del nuovo hotspot d Porto Empedocle, convenzione che scada alla fine del mese di agosto.
La trasformazione di Porto Empedocle in un centro di trattenimento per richiedenti asilo: sulla scia dei centri in Albania
Il Ministero degli Interni sembra intenzionato ad aprire in fretta un’altra struttura all’interno dell’hotspot di Porto Empedocle, un centro di detenzione per richiedenti asilo che tratterrà tutti i migranti provenienti da Paesi considerati dal governo italiano come sicuri. Nel contesto dell’asilo, considerare un paese come sicuro significa ritenere che quei paesi «generalmente non generano bisogni di protezione per le persone» o che si configurano come «paesi in cui i richiedenti asilo sono protetti o non sono in pericolo». https://www.questionegiustizia.it/rivista/articolo/tre-domande-sui-paesi-sicuri Questo significa che la persona in fuga dovrà dimostrare attraverso il racconto della propria storia individuale di essere personalmente in pericolo nel paese di origine, fornendo anche prove concrete di tale pericolo. Le varie commissioni giudicheranno poi se il migrante necessita effettivamente di protezione, passando poi all’approvazione della richiesta di asilo. Chi proviene da un paese considerato sicuro finisce spesso in quella che viene definita “procedura accelerata”, ovvero una valutazione della domanda di protezione internazionale con tempistiche più rapide rispetto alla procedura ordinaria. Le procedure accelerate ledono enormemente il diritto di asilo in Italia: in caso di diniego, infatti, le tempistiche per l’impugnazione del rifiuto sono dimezzate. La valutazione della domanda di protezione, inoltre, avviene nei luoghi di frontiera in tempi ridotti, con i migranti in una condizione di isolamento senza quindi potersi affidare a organizzazioni esterne, con una scarsa informativa legale e senza alcuna preparazione alle interviste.
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Il tentativo di aprire questo centro di trattenimento a Porto Empedocle si pone in continuità con il progetto avviato in Albania, con la costruzione finanziata dal governo italiano dei centri per il rimpatrio di Shengjin e Gjader la cui apertura è stata ancora rimandata.
L’obiettivo è proprio quello di creare un centro che isoli tutti i richiedenti asilo provenienti da Paesi sicuri, costringendoli in una bolla separata dall’esterno che limiterà ancora di più i diritti dei migranti e che avrà un effetto negativo sulle domande di protezione. Se la permanenza in un hotspot è infatti tendenzialmente di 24/48 ore perché si configura come un luogo di transito prima di venir trasferiti in accoglienza, le procedure accelerate in frontiera permettono di trattenere i richiedenti da paesi sicuri per un periodo di 28 giorni.
Il precedente di Pozzallo e i nuovi arrivi a Lampedusa
Già lo scorso anno si era cercato di aprire un altro centro di detenzione per richiedenti asilo presso l’hotspot di Pozzallo, chiuso poche settimane dopo l’apertura grazie all’intervento della giudice Iolanda Apostolico.
Il centro di detenzione a Porto Empedocle è un nuovo tentativo promosso dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dopo il fallimento del progetto a Pozzallo ma per quanto il governo abbia fretta di avviare questo polo, rimangono numerose le ombre, a partire dall’ente che lo prenderà in gestione. Ad oggi, infatti, l’hotspot è in mano alla Croce Rossa italiana, che ha già però chiarito che non gestirà il centro di trattenimento per migranti.
L’obiettivo sembra dichiaratamente quello di accelerare i rimpatri di tutte le persone che provengono da Paesi sicuri. Il tutto si pone in continuità con il Nuovo Patto su migrazione e asilo, già approvato dal Parlamento europeo ma effettivo a livello legale solamente dal 2026. Parte di queste iniziative sembrano però banchi di prova per la futura applicazione del nuovo patto. Tutto questo avviene inoltre in un momento in cui gli sbarchi a Lampedusa hanno iniziato ad aumentare rispetto al trend degli scorsi mesi. Il 2024, infatti, ha visto nei primi sei mesi dell’anno un calo degli arrivi in territorio italiano del 63%, meno 70% solo nell’hotspot di Lampedusa. Da inizio agosto però, secondo il cruscotto giornaliero del Ministero degli interni, gli arrivi sono incrementati grazie anche all’intervento di navi umanitarie come la Sos Humanity e il veliero Astral di Open Arms.
Ancora un volta il governo italiano agisce in chiave apertamente anti migratoria, inserendosi all’interno della tendenza di smantellamento del diritto di asilo che l’Unione Europea ha intrapreso con l’approvazione del Nuovo Patto per l’immigrazione e l’asilo e con gli accordi bilaterali che continua a stringere con paesi terzi in cui vengono sistematicamente violati i diritti umani dei migranti.