Hotel Bellevue in Valtellina: chiude l’albergo per i migranti

Chiude l’hotel Bellevue in Valtellina – “Se questo è pensare agli italiani…Ma a noi valtellinesi che siamo la ‘razza bruna’ non pensa?”. Questo il commento ironico di Giulio Salvi, che si è visto improvvisamente privato del suo lavoro.

L’ex albergatore è rimasto amareggiato riguardo le direttive del ministro; attualmente l’hotel Bellevue, che era ormai diventato un centro di accoglienza, non ospita più alcun migrante. L’attività cessata costerà non solo la posizione del titolare, ma anche lo stipendio di altri impiegati, nonché delle stesse aziende che provvedevano all’importo di viveri. “Avevamo promesso di stroncare il business dell’accoglienza e di offrire protezione solo ai veri profughi – afferma il ministro degli Interni – stiamo mantenendo gli impegni anche nella splendida Valtellina, dove gli immigrati in accoglienza si sono dimezzati”.

L’hotel Bellevue, che negli ultimi mesi aveva cambiato il nome in Rezia Valtellina, ospitava 42 migranti provenienti da Nigeria e Gambia; la loro prossima locazione verrà valutata secondo le direttive vigenti. “Non capisco l’astio di Salvini che si compiace della chiusura – replica Salvi – a casa senza lavoro sono otto, oltre a mio genero che è pachistano. Senza contare, inoltre, che non darò più lavoro a chi mi fornisce i generi alimentari”. Salvi prenderà probabilmente in considerazione un’alternativa negli USA: trasferirsi e aprire una nuova attività, probabilmente nel campo della pasticceria “made in Italy”. “Gli chiedo se si rende conto delle tante attività chiuse. Molti colleghi sono stanchi di questa situazione”.

Facciamo ora qualche passo indietro: già nel marzo 2017 Salvi affermò che l’accoglienza dei migranti sembrava fruttare molto più della semplice attività di albergatore – tanto da modificare il normale esercizio per un sicuro introito annuale. Furono parecchie le risposte di alcuni esponenti leghisti, i quali criticarono la scelta – invitando il signor Salvi a vendere l’albergo e trasferirsi in Africa. Ricordiamo anche la vicenda di Fatima, la figlia dell’albergatore: la ragazza, convertita all’Islam, ebbe un faccia a faccia televisivo con Matteo Salvini nel 2015 – a detta di Fatima, le donna cristiana “scoperta” è oscena.

La situazione lascia pochi dubbi e, anzi, desta un certo stupore: paradossali alcuni approcci linguistici, tutt’altro che diplomatici, avventati e a dir poco biasimabili. Sembra inoltre che tanta sfrontatezza costituisca ormai un’abitudine e che l’umanità messa in gioco venga privata della sua “funzione”. Dall’altro lato, è interessante questa concezione del “business dei migranti” – prendendolo in esame come fenomeno sociale: è l’approccio giusto? Sbagliato? In virtù dell’accoglienza, sembrerebbe comunque un buon modo di salvare le apparenze; forse, però, non è la giusta corrente di pensiero.

Eugenio Bianco

 

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