Nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 l’esercito della Repubblica Popolare Cinese poneva fine alle proteste degli studenti in piazza Tienanmen.
Il 35 maggio, espressione coniata dallo scrittore Yu Hua e usata oggi dai cinesi per bypassare la censura online, è l’inizio di una nuova epoca, fatta di prosperità economica e oblio.
Hong Kong, unico luogo in terra cinese dove si ricorda
Il 4 giugno è una data tabù nella Cina continentale, ma non a Hong Kong, dove ogni anno si è tenuta la celebrazione di commemorazione del massacro di piazza Tienanmen a Victoria Park.
Quest’anno però doveva essere un’eccezione. Ufficialmente, il governo locale ha negato il consenso per le celebrazioni al fine di salvaguardare la salute pubblica. Il provvedimento prevede il divieto di assembramento di gruppi superiori alle 8 persone fino al 4 giugno. È facilmente intuibile la necessità di evitare manifestazioni e proteste in una data cruciale per il Partito Comunista Cinese. Per far rispettare il divieto, sono stati schierati oltre 3000 agenti antisommossa nelle strade di Hong Kong.
Nonostante i divieti e le repressioni, Hong Kong ricorda piazza Tienanmen. Gli organizzatori della veglia del 4 giugno hanno trovato il modo di portare avanti le celebrazioni. Piccoli gruppi, inferiori alle 8 persone, hanno acceso candele in giro per la città e alcune chiese e teatri hanno tenuto aperto per ospitare messe e celebrazioni in ricordo delle vittime. I divieti ufficiali, nonostante tutto, non hanno fermato gli assembramenti al Victoria Park, dove i più coraggiosi si sono ritrovati per ricordare. Al momento sembrerebbero esserci oltre 1000 persone ma la situazione è rimasta calma senza interventi da parte della polizia. Al contrario, in altre parti della città, sono ricominciati gli scontri tra civili e forze dell’ordine.
Tiananmen vigil: protesters and police clash as Hong Kong defies ban to mark anniversary of June 4 crackdown https://t.co/dQqnKh1iVi
— SCMP News (@SCMPNews) June 4, 2020
Il futuro delle celebrazioni
Hong Kong ricorda piazza Tienanmen, seppur con celebrazioni dal basso profilo e con la consapevolezza che potrebbe essere l’ultima volta a causa della nuova legge sulla sicurezza nazionale fortemente voluta dal governo centrale di Pechino che potrebbe ridurre ulteriormente le libertà della società civile. Nelle stesse ore il parlamento locale starebbe votando una legge contro il vilipendio dell’inno cinese.
Enacting #NationalAnthemLaw in #HK will help some young HKers regain dignity, the president of a local school says, after #LegCo passed the law on Thu, which is expected to create basic condition for ‘ecological’ changes in HK amid anti-govt sentiment. https://t.co/4KxBncdmWT pic.twitter.com/6IMmwlJNky
— Global Times (@globaltimesnews) June 4, 2020
Le critiche dagli Stati Uniti
Oltreoceano arrivano le critiche di Pompeo, segretario di stato statunitense, che si sarebbe incontrato con vari rappresentanti delle proteste pro-democrazia dell’89. Pechino ha risposto che non accetta giudizi da un paese che utilizza due pesi e due misure. Prima accusano il governo di Pechino di usare la forza sui manifestanti di Hong Kong, ritenuti dal governo centrale una vera minaccia per la stabilità politica del paese. Poi usano la forza militare sui propri manifestanti.
Noemi Rebecca Capelli