E’ questione di ore ormai. Finalmente oggi coloro i quali da sempre sono “Simpson addicted” potranno godersi Homer Simpson
Live Show.
Ebbene sì, dopo 27 anni di onorata carriera i Simpson saranno protagonisti di uno spettacolo live, in onda sul canale americano Fox! E’ la prima volta che una serie animata “prende vita” e interagisce con i propri fan, rigorosamente senza copione. Un altro record che arricchisce il palmarès della serie più longeva della televisione statunitense (e non solo!)
Tre minuti di “one man show”, al termine di una puntata tradizionale, replicati una sola volta per gli spettatori con il fuso orario della West Coast. Tre favolosi minuti in cui il mitico Homer risponderà alle domande e ai tweet del pubblico, commenterà fatti e notizie del giorno.
“Sono sicuro che Donald Trump sta per dire qualcosa di stupido, quindi il materiale è già scritto”, ha ironicamente commentato Al Jean, storico produttore esecutivo della serie.
Se state pensando che ciò sia possibile grazie a un attore in costume siete fuori strada. Nessuna banalità, quando si tratta delle creature della geniale matita di Matt Groening. Homer si presenterà così come lo conosciamo e amiamo, in 2D.
Dan Castellaneta, doppiatore di Homer negli Usa, sarà presente in studio. Questa volta non presterà solo la sua voce al personaggio, ma grazie alla tecnologia motion capture anche i movimenti corporei, che verranno trasmessi a Homer sullo schermo. Una tecnologia così accurata è già stata ampiamente utilizzata precedentemente, ad esempio per l’ultimo Star Wars. Questa volta sarà la colonna portante di un cartoon.
L’idea era in cantiere già dal 2007, quando uscì il film. Non era stata concretizzata per limiti tecnici, ampiamente superati dalla nuova tecnologia di Adobe. In cosa consiste, esattamente, la motion capture? Una decina di telecamere rilevano i movimenti di un soggetto animato che indossa una tuta fornita di marcatori luminosi e agli infrarossi. I computer creano un’immagine stilizzata del soggetto animato e riproducono digitalmente i movimenti.
Quanda si parla dei Simpson, la gialla famiglia che inscena il lifestyle a stelle e strisce in quel di Springfield, nulla è davvero impossibile. E del resto, non abbiamo a che fare con un cartoon qualunque, ma con un vero e proprio fattore culturale che ha incrociato nel suo cammino arte, musica e cultura pop. Un “brutto estetico” volutamente trash e che ha centrato nel segno, come dimostrano i successivi “Futurama”, “South Park”, “American Dad” e altre serie “figlie d’arte”.
Tutto è parodia nella ridente Springfield e niente si salva dall’ironia dissacrante dell’allegra famigliola. L’etica e la morale – perché ci sono i sani principi, eccome! – passano attraverso la demistificazione. Ecco perché non c’è nulla di più sublime di uno show che ospita Homer Simpson “opinionista”!
Alessandra Maria