Negli anni Trenta, le politiche di collettivizzazione staliniane hanno causato una grave carestia indotta che ha decimato il popolo ucraino
Le origini del nome e la stima delle vittime
Holodomor è un termine coniato dalla lingua ucraina, composto dalle parole moryty holodom che significano, letteralmente, “infliggere la morte mediante la fame”.
La parola designa il genocidio per fame perpetrato dal regime sovietico che, dal 1932 al 1933, provocò milioni di vittime. Molti riportano il numero di 3 milioni di vittime, altri di 6, ma non c’è una stima ufficiale.
Stabilire un numero esatto risulta molto complicato per diverse ragioni: l’Unione Sovietica ha taciuto a lungo sugli effetti e le morti della carestia, cominciando a parlarne solo negli anni Ottanta. Un’altra ragione è il fatto che l’Holodomor è ancora campo di discussione e non tutti sono concordi nel ritenerlo un evento provocato intenzionalmente dal governo Sovietico. Alcuni ritengono che, seppur evitabile, non fu calcolato, mentre per altri rimane un evento principalmente di origini naturali.
Durante la 61esima assemblea delle Nazioni Unite, l’allora Presidente ucraino dichiarò che le vittime furono tra i 7 ed i 10 milioni. Una dichiarazione che ha suscitato non poche polemiche nel mondo accademico, che tende a stimare le vittime tra gli 1,5 e i 4,6 milioni. Lo storico ucraino Stanislav Kulchitsky, tra i sostenitori della tesi di genocidio, calcola un numero di vittime tra i 3 e i 3,5 milioni. Secondo altre stime si arriverebbe addirittura a 6.
La Grande Carestia
La carestia ebbe inizio nel 1932, a seguito delle politiche di collettivizzazione agraria forzata volute da Stalin. Coinvolse diverse zone dell’Unione Sovietica: dal Caucaso alla Siberia e dal Kazakistan all’area attorno al fiume Volga.
A soffrirne maggiormente fu proprio l’Ucraina, considerata dall’Urss il “granaio d’Europa”, dove la collettivizzazione forzata trovò l’opposizione dei kulaki considerati, così, nemici dell’Urss e repressi con uccisioni e deportazioni.
Nonostante le resistenze, dunque, a partire dagli anni Venti la nazione aderisce forzatamente ai kolchoz, come tutte le altre zone dell’Unione Sovietica.
La prima mortalità di massa fu causata direttamente dal fatto che le autorità sovietiche, indifferenti alle naturali variazioni di produzione, mantennero percentuali altissime di requisizioni (circa il 20%)
(Bernard Bruneteau, storico)
La collettivizzazione non si fermava solo alla confisca delle terre. Le politiche che portarono alla Grande Carestia comprendevano anche il sequestro di generi alimentari, la loro vendita proibita, l’impiego di truppe a controllo del territorio e dei confini per impedire spostamenti di persone. Una misura, quest’ultima, che creò una sorta di enorme ghetto in cui la popolazione ucraina si trovò rinchiusa.
Nel 1932 il governo cominciò a richiedere un incremento del raccolto, di fatto irrealizzabile, andando ad aggravare una situazione già di per sé invivibile.
Controlli e confische
Il 7 agosto dello stesso anno, Mosca introduce la pena di morte per furto allo Stato o alla proprietà collettiva, includendo tutti coloro che tenevano del grano per uso personale. La priorità erano le quote richieste dallo Stato, destinate agli ammassi.
Il 6 dicembre, invece, i villaggi ucraini accusati di non aver raggiunto le quote stabilite, furono sottoposti a misure restrittive e di controllo maggiori, comprendenti la confisca di risorse finanziarie; mentre il 9 novembre di quell’anno alle forze dell’ordine fu ordinato di aumentare repressioni e confische di grano e altri beni alimentari come barbabietole e patate.
In Ucraina fu collettivizzato il 70% delle fattorie contro il 59% della Russia
Fu così che nel giro di pochi mesi l’Ucraina fu defraudata della sua celebre fertilità dalla Grande Carestia che durò fino al 1933. Nonostante le popolazioni ridotte allo stremo, Stalin rifiutò qualsiasi tipo di aiuto esterno, negando le responsabilità del governo. Fu impedita la circolazione di notizie e ai giornalisti non era permesso viaggiare nelle regioni coinvolte.
Negazionismo
Soprattutto se la passavano male i bambini piccoli: cadevano semplicemente per terra, come mosche
(Testimonianza di un sopravvissuto)
Le testimonianze sull’Holodomor sono molte e alcune di esse rivelano un orribile risvolto della carestia.
La grave inedia, infatti, condusse a diversi episodi di cannibalismo. Un atto disperato che ha gravi ripercussioni psicologiche sui sopravvissuti, ridotti alla disumanizzazione da una strage perpetrata nell’indifferenza.
Prova un po’ tu a fare la fame. La gente usciva di testa… Varvara, quella che stava in fondo al villaggio, era andata a far acqua al pozzo. Ma vicino al pozzo si scivola, l’acqua versata era tutta una lastra di ghiaccio. Varvara scivolò e cadde. Per alzarsi le mancavano le forze; rimase lì stesa finché non congelò. Il suo uomo la prese com’era, gelata, e la tagliò a pezzi per mangiarla.
Nonostante le parole dei sopravvissuti e l’innegabile dramma subito da una intera popolazione, il dibattito sulle responsabilità è ancora aperto.
Non solo: come per l’Olocausto, anche l’Holodomor è negato da molti. Il negazionismo è partito dalla propaganda della stessa Unione Sovietica che non ha mai riconosciuto le responsabilità né le conseguenze della sua politica. Come già detto, infatti, fino agli anni Ottanta le autorità hanno vietato ogni discussione e circolazione di informazioni a riguardo.
Nel 1987 il Primo Segretario del Partito Comunista dell’Ucraina attribuì le cause della Grande Carestia alla concomitanza della collettivizzazione con un periodo di forte siccità.
L’Holodomor è un genocidio?
La discussione è ancora viva e la comunità internazionale non è ancora concorde nel riconoscere l’Holodomor come genocidio. Si tratta di una questione politica abbastanza significativa: ci si interroga sull’intenzionalità dell’Unione Sovietica di recare danno a una popolazione e sul fatto se le politiche attuate possano rientrare nella definizione legale di genocidio.
Alcuni si appellano alla politica anti kulaki voluta da Stalin e al fatto che la Grande Carestia sarebbe potuta essere evitata. Altri, invece, pur riconoscendo le responsabilità nella collettivizzazione agricola, non ritengono intenzionale e calcolata la morte di milioni di persone in base all’etnia.
A ritenerlo un genocidio sono solo alcune nazioni in tutto il mondo. Tra queste, ovviamente, l’Ucraina che lo ha riconosciuto come tale dal 2003, mentre dal 2006 ne ha criminalizzato il negazionismo.
Il fatto stesso che una popolazione abbia coniato un termine apposito, indica l’impatto che tale evento ha avuto sulla memoria collettiva. Un evento non identificabile con il semplice termine di carestia. Dare nome ad una cosa significa conferirle un significato ed un peso storico precisi, dei quali è impossibile non tenerne conto nel tramandare e raccontare un evento.
Marianna Nusca