Di Vincenzo De Lillo
La cosa strana è che Maradona se n’era andato via tanto tempo fa. Decenni passati veloci ma sufficienti in una vita normale a dimenticare una storia d’amore, anche la più importante, quella che ti fa crescere e maturare ma che poi come tante cose finisce.
Eppure, nonostante il tempo, è sempre rimasto qui, tra i vicoli stretti di Napoli, fermo nelle cappelle votive un po’ blasfeme che si trovano in qualche angolo dei quartieri più popolari; nelle foto che si possono trovare nei bar e nei ristoranti; nelle parole e nei detti della gente, fino alle rotonde intitolate, forse abusivamente, a suo nome. E ancora, tra le magliette dei venditori da stadio che continuano e continueranno a fare affari con il suo nome, stampato dietro delle improbabili magliette moderne, sui gadget e sulle sciarpe; come paragone per tutti i “Dieci” cui hanno affibbiato il titolo di “Nuovo Maradona”; che sono passati nel calcio e che passeranno ancora, e tra le malelingue forse un po’ invidiose dei tifosi avversari, pronti a sminuire l’affetto che prova il popolo argentino e quello napoletano per Lui, con assurdi paragoni tra calciatori di epoche distanti tra loro. E poi tra i nomi dati assurdamente in suo onore a molti figli di quei tempi e di quelli a venire; alle immagini che ancora campeggiano sui quaderni scolastici, sui bicchierini da caffè, sui tappetini per i mouse e sui libri dedicati a Lui che ancora hanno mercato. Lui, è sempre rimasto qui, nonostante il destino lo abbia portato lontano, attraverso i racconti commossi dei giovani di allora, pronti a tramandare a quelli di oggi il mito di quell’uomo pieno di vizi che non voleva essere esempio per nessuno, ma che in campo faceva sognare; tra i vestiti carnevaleschi dalle folte e buffe parrucche; nei nomi dati alle pizze; attraverso i milioni di filmati del calciatore intento a palleggiare, scartare, segnare, che è possibile reperire ovunque, e di cui tutt’oggi attraverso immagini sgranate e talvolta scolorite, in molti ancora si innamorano. Non è andato via per me, legato a lui indissolubilmente dai ricordi nostalgici di mio padre raggiante dopo il primo scudetto del Napoli, e che non andrà mai via dal mio cuore, perché attraverso gli occhi di mio figlio continuerò a ricordarlo per sempre. Lui è qui, è stato qui, e resterà qui, tra i colori e le sfaccettature di questa città così particolarmente sua, per sempre.
“Papà, ti voglio bene, mi dispiace…”
Mi ha detto il bambino appena ha saputo la notizia dai media, nel vano tentativo di consolare il mio pianto, abbracciandomi teneramente e baciandomi la pelata, come fa sempre quando mi vuole dimostrare affetto.
“Grazie DIEGO, a papà. Sono triste, è vero, se ne va’ una parte importante della mia vita, però l’ho visto giocare, ciò mi basta per sempre.”