Herz and Omar Show: un inno alla vita tra le macerie di Gaza

Il fenomeno virale della vita quotidiana di due amici in una zona di guerra

Herz and Omar Show, due blogger a Gaza

Omar e Mohammed sono due giovani evacuati dal sud al centro di Gaza, nella città di Dayr al-Balah. Hanno deciso di condividere la loro routine su Instagram, Herz and Omar show sta diventando un vero e proprio fenomeno virale. Il loro segreto è la gioia di vivere oltre ogni ostacolo.

Never give up

Camminano tra le macerie, riprendono gli aerei in volo descrivendoli come il peggiore suono mai sentito, non trovano da mangiare, eppure la loro allegria è travolgente. È da 30 giorni che ogni giorno condividono un video delle loro giornate. Hanno messo in piedi un mini business come lo chiamano Herz and Omar show nel loro video di apertura. Dato che è stato tagliato internet, Omar e Mohammed vendono e-sims, ricariche telefoniche grazie a cui si possono scaricare app, film e giocare a Fifa. Hanno creato un’iniziativa per i bambini: li fanno giocare e divertire con tornei di scacchi e partite di pallone. Intervistano i passanti sui prezzi esorbitanti a causa dell’inflazione: un chilo di farina 6 euro, così come per lo zucchero. Mostrano pozze di melma a causa della rottura del sistema fognario che sta portando malattie e infestazioni di scarafaggi, eppure vanno al mare e giocano a calcio, concedendosi un bagno sulle spiagge sabbiose. Riprendono la calca di persone per avere un poco di farina così come i cancelli dell’UNRWA ormai chiusi a causa dell’evacuazione da Rafah. Ci fanno vedere i pochi baracchini rimasti che cucinano primizie locali: molokhia, tamees, qadi sweet e quant’altro, ci insegnano le parole della loro lingua, raccontano la cultura palestinese.

 

Una guerra contro i bambini

Herz and Omar show è il tentativo di descrivere e vivere una normalità che la guerra ha sottratto loro: carestia, continui bombardamenti, più di 35.000 morti di cui più del 70% sono donne e bambini. La popolazione palestinese è giovane, la metà di loro ha meno di 20 anni. Come ha affermato il portavoce dell’Unicef James Elder quella di Gaza è una guerra contro i bambini:

«Non si deve più vedere altri bambini con le ferite della guerra, con le ustioni, con le schegge che disseminano il loro corpo, con le ossa rotte».

Come sta accadendo a molti di noi in tutto il mondo, al mattino mi sveglio e guardando le immagini su Eye on Palestine comincio a piangere disperata, chiedendomi cosa possa fare e pregando la fine immediata di questo folle genocidio. Oggi ho visto il video di un bambino che viene estratto dalle macerie e chiede subito della madre, chiama mamma mamma, ma lei è morta. Quando riescono a estrarre questo piccolo bambino il suo dolce volto è pieno di sangue ed è insopportabile l’idea che la sua mamma non possa prendersi cura di lui. Ogni giorno vedo immagini di bambini uccisi, feriti, ridotti a pelle e ossa. The Herz and Omar show mostra il potere della resilienza dei giovani palestinesi.

Il successo virale di Herz and Omar show

Nel loro video del giorno 28 a Gaza, Herz and Omar show festeggiano 100.000 follower. Oggi siamo al giorno 30 e i follower sono diventati 468.000. Nei commenti ai loro video la parola più usata è resilienza, sono molti a ringraziarli per la speranza che trasmettono a tutto il mondo. Sono numerosi i commenti che chiedono loro che fine hanno fatto gli ostaggi di Hamas, è la litania della propaganda che manipola le menti e utilizza probabilmente profili fake, se si indaga un po’ più a fondo sui profili che pubblicano questi commenti. Stanno inculcando nella mente delle persone che la guerra è giustificabile, anzi necessaria, ma non è così. Questo genocidio va fermato. Omar e Mohammed chiedono una donazione per continuare a studiare fuori da Gaza e continuare a sognare.

La storia di Herz and Omar show è così straordinaria, perché mostra come la vita e il desiderio di vivere abbiano sempre la meglio su morte e guerra.

Mentre giocano una partita di pallone sotto la pioggia scrivono sotto al video:

«We’re trying to live, Sir».

«Proviamo a vivere, Signore».

Federica Sozzi

 

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