Hernan Bas, pittore americano (Miami, classe 1978) prende spunto dalla letteratura decadente per i suoi soggetti donando loro un accenno di eccentricità e psichedelia dovuto ai colori così densi e accesi da sembrare stoffe incollate sulla tela, bidimensionali e irreali.
Hernan Bas subisce una forte influenza da parte degli scrittori esteti e decadenti del diciannovesimo secolo, in particolare da Oscar Wilde e Joris-Karl Huysman, ma il suo decadentismo non è tanto ottocentesco nella forma, quanto nell’atteggiamento dei suoi soggetti.
Momenti di stasi e stanchezza, in cui i soggetti sembrano sovrappensiero o affaccendati in lavori di routine che mandano avanti per inerzia, prendono luogo in uno scenario immobile ed evocativo.
Gli ambienti sono sempre disordinati e si stagliano in una prospettiva imprecisa su tutta la tela, quasi come se ogni quadro fosse stato fatto di getto, con pennellate furiose e irrequiete.
Eppure è questo che rende tutto estremamente decadente, sì, e psichedelico. Ci sono vortici indefiniti di colori accesi come il più stereotipato dei caleidoscopi sotto effetto di droghe. Cieli che non sono cieli, terre che sembrano mari e mari che sembrano sotto sopra.
Ci sono campagne o semplici tavolate, magari in un bar o in un ristorante, o persino un teatro -sia chiaro dunque che non è tanto l’ambientazione ad essere poco chiara quanto la percezione che si ha di essa-. Ma questo uso dei colori così impetuoso rende tutto irreale, indefinito, discutibile.
Hernan Bas esagera alla massima saturazione i suoi colori per donare eccentricità ai suoi quadri creando così un forte contrasto tra il movimento irrequieto della scena e la calma piatta del soggetto.
Gli occhi, da soli, possono narrare due cose diverse e incanalare due percezioni diverse: così avviene con i dipinti di Hernan Bas.
A guardare bene, sembrano dei collage. Non sembra neanche possibile che una pittura ad acrilico possa avere questi effetti visivi. Mi chiedo se sia necessario essere fortemente infantili e primitivi o semplicemente eccessivi.
Le figure ritratte sembrano solo una giustapposizione di uno strato di carta l’uno sopra l’altro, alcuni più scuri e altri più chiari per dare l’effetto del chiaro scuro. I soggetti sono molto plastici e statuari, sempre posti nella loro posa di abbandono e vacuità.
Chi sa a cosa pensano? Dove sono con la testa, nel momento del ritratto. Tutto questo colore e questo movimento fa venire voglia di districarsi in quella confusione e avvicinarsi, anche solo per chiedere un altro caffè in compagnia e chiacchierare del più e del meno.
Ad ogni modo, un eccessivo uso del colore non dispiace mai, fintanto che non aggredisce e nei quadri di Bas non aggredisce mai, proprio perché ci pensano i suoi soggetti distratti e un po’ alienati a calmare le acque, richiamando la nostra attenzione dispersa nei fiumi di sfumature su di loro.
Date un’occhiata e ditemi se avete anche voi questa sensazione caleidoscopica.
Gea Di Bella