Henn Kim: “heavy sleeper, happy drawer” (dormigliona pesante, disegnatrice felice). Si sa solo questo di lei, a parlare sono le sue illustrazioni fatte con china e inchiostro nero di vari pennarelli e penne dalle punte di diverso spessore. E queste illustrazioni raccontano moltissimo, più di quanto ci si possa aspettare.
Henn Kim è un’artista del nostro tempo. L’illustrazione è qualcosa che intermedia tra il semplice disegno, bozzetto o scarabocchio e la pittura. È una via di mezzo, veloce da fare e facile da digitalizzare all’occorrenza, se non da fare direttamente tramite una tavola grafica piuttosto dell’uso di carta e penna.
L’illustrazione è un prodotto immediato ed efficace, sintetico, per questo adesso è più facile vederne in giro sui social network, non richiedono molto tempo di assimilazione o interpretazioni e dunque è facile condividerne l’effetto visivo il quale, nella maggior parte dei casi, è sempre molto rilevante.
Per questo Henn Kim è del nostro tempo: disegnare piccoli scorci di realtà attraverso poche linee permette una diffusione più larga perché il risultato finale è più d’impatto. E noi la apprezziamo anche per questo, poiché è consolatorio quando il bello è funzionale sebbene scenda a “compromessi storici” piuttosto squallidi.
Le sue illustrazioni sono, dunque, molto accattivanti. Il bianco e nero crea tutto estremamente semplice ma intenso, come se l’assenza di colore rendesse l’immagine intima e sovrannaturale e in effetti le rappresentazioni di Henn Kim lo sono.
Ma la differenza tra la raffigurazione del surreale e un’elaborazione di uno stato d’animo sono due cose diverse: la prima suggerisce sempre un qualcosa assolutamente al di là di quello che vediamo, come se ci fosse la necessità di spingersi oltre; la seconda invita ad osare, sì, ma più per guardarsi dentro che per cercare un’altra
dimensione al di fuori.
Henn Kim rappresenta i caos interiori. Lo fa con dettaglio, volume e luce e un tratto da vignetta com’è tipico per disegni del genere. I titoli stessi delle illustrazioni sono descrittivi dell’immagine, quasi didascalici, non danno spazio a interpretazioni: quell’immagine è la rappresentazione di ciò che ho dentro, non c’è spazio per altre cose.
Così ci ritroviamo di fronte a ragazze quasi sempre di schiena -e se sono frontali hanno gli occhi chiusi che ci impediscono di identificarle-, circondate da fiori che si intersecano tra oggetti stravolti in improbabili nature piegate alla fantasia dell’autrice; coppie che si fondono tra di loro in un fiume di cielo notturno dove due lune, quella di lui e quella di lei, comunicano per vie trasverse oppure ascoltando della musica che entra direttamente nei loro cuori; figure esili che si perdono dentro un caffè o che mettono i piedi a mollo in un vinile.
E con loro i titoli, che raccontano tutto ciò che è possibile sentire e vedere con la nostra personale e intima sensibilità e percettività interiore.
Come l’input di una storia alla quale dobbiamo dare noi un proseguimento; ed è questo quello che Henn Kim stimola a fare: proseguire.
Gea Di Bella