Hemingway il mito
Hemingway, l’arme e gli amori. Questo è il breve racconto di un uomo dalla vita straordinaria, letta dal punto di vista della guerra e delle donne.
E’ stato lui stesso e non la storia, a consegnarsi come un mito.
Fino al 1961, anno in cui si è sparato in testa con un fucile, come suo fratello prima di lui e suo padre prima ancora, ha vissuto una vita surreale. Come ricorda Fernanda Pivano: una delle menti più grandi del ‘900, miseramente spappolata su di un soffitto a soli 61 anni.
Il rispetto è una questione di coraggio
Le ragioni del perché i ragazzini imitassero Ernest Hemingway sono facilmente intuibili: tra guerre, corride, amori, caccia e safari, era diventato famoso quanto un divo del cinema.
Nella sua esistenza, cruciale era stato il concetto di coraggio, termine che lo portava costantemente a confrontarsi con la natura (pesca, caccia, avventure varie) e con le avversità, alle quali bisognava rispondere con eleganza, secondo Ernest.
Ed Hemingway non si era mai tirato indietro, sin da quando, ancora bambino, il padre gli aveva insegnato la caccia ed i segreti dei pellerossa. A dieci anni, contro il volere della madre, appassionata di lirica che lo voleva musicista, era diventato un cacciatore fatto e finito. Questo aveva suscitato l’invidia dei compagni di scuola, i quali si erano spinti a massacrarlo di botte. Il risultato è stato che il futuro cronista e scrittore si è avvicinato alla boxe per imparare a difendersi, salvo poi appassionarvisi e restarvi legato tutta la vita.
Il primo amore
L’ultimo anno delle superiori invece, aveva scoperto quella che sarebbe poi stata un’altra delle sue grandi passioni: le donne. Frances Elisabeth Coates è il nome della sua compagna di scuola, con la quale ha avuto una breve frequentazione ed uno scambio di lettere, esposte poi in una mostra. Correva il 1916 , aveva 17 anni e Frances alla fine lo aveva barbaramente rifiutato.
La partenza per il fronte
Due anni dopo, a seguito di ripetuti tentativi non andati in porto a causa della sua giovane età, Hemingway è riuscito ad arruolarsi come volontario nella prima guerra mondiale.
E’ rimasto ferito dalle schegge dei colpi di mortaio mentre distribuiva cioccolato ai soldati in trincea. Ripresa coscienza ha preso sulle spalle il terzo dei soldati feriti e lo ha condotto al più vicino punto di soccorso. Questo gli ha fruttato la medaglia d’argento al valore.
Il lato negativo è che a causa delle schegge è stato anche costretto a trascorrere del tempo in un ospedale meneghino. E’ così che gli è tornata in mente la giovane Frances, per lui Liz. A questo punto ha pensato bene di scrivere a sua sorella chiedendole di dire a Liz persino che lui l’amava, se fosse stato necessario. Frances ha risposto, ma non sapremo mai cosa, poiché la lettera è andata smarrita.
Il giovane seduttore
Poco importa perché il giovane Ernest qui stava già affinando le armi per diventare il seduttore narciso che è stato. A proposito di donne, arme e amori, durante la sua permanenza in ospedale del 1918 infatti, si è innamorato dell’infermiera statunitense di origine tedesca Agnes von Kurowsky. Addirittura lei gli aveva promesso di sposarlo, salvo poi preferire il chirurgo che aveva operato lo stesso Hemingway.
In una intervista Fernanda Pivano, la quale conosceva personalmente lo scrittore e gli era amica, racconta che Agnes, di qualche anno più grande, lo aveva letteralmente preso in giro.
Il primo matrimonio e gli anni a Parigi: gli anni ’20
Tornato negli Stati Uniti, per assenza di soldi ha dovuto chiedere ospitalità ad un amico di Chicago, nel 1920. Lì stava lavorando per un giornale, cose che faceva già ai tempi della scuola, incoraggiato dagli insegnanti.
Nella stessa casa, ospite come lui, la pianista Elizabeth Hadley, donna femminile ed accudente, che secondo la Pivano ha rappresentato l’ideale di donna che Ernest ha continuato ad inseguire in tutte le sue numerose conquiste, sebbene abbia poi avuto alcune mogli più virili. Si sono sposati nel 1921, con lei più grande di 7 anni.
Insieme hanno girato l’Europa mentre Hemingway era corrispondente del Torontostar e nel frattempo si dedicava anche alla narrativa. È stato a Parigi che si è verificato uno dei miracoli della storia e dell’arte. (Ernest aveva scelto di trasferirvisi poiché riteneva la società statunitense troppo superficiale per comprendere il dramma che si era consumato in Europa).
Ezra Pound, Gertrude Stein, Francis Scott Fitzgerald ed Hemingway, tutti riuniti negli stessi locali e nelle stesse vie, a godersi la vita, nonostante gli anni del proibizionismo negli USA.
La generazione perduta, il primo romanzo e la seconda moglie
Fu proprio Gertrude Stein a soprannominarli “la generazione perduta” e a sollecitare Hemingway a pubblicare il suo primo romanzo, nel 1926: “il sole sorge ancora”. Quest’ultimo gli è valso una immediata celebrità, per la quale doveva molto ringraziare la moglie.
Nel 1924 infatti, gli Hemingway avevano lasciato il Toronto star, così che lo scrittore si sarebbe potuto dedicare solo alla narrativa (la moglie finanziava il tutto).
Ma l’uomo, come era prevedibile aveva già in serbo una nuova signora Hemingway, Pauline Pfiferr, la quale lo strappò al suo nido coniugale e si fece sposare. Hemingway le donne le amava tutte, ma le voleva anche sposarle tutte. La povera Hadley aveva persino tentato un ultimatum: 100 giorni per stare lontano da Pauline. Al 75° giunsero i documenti del divorzio
Il suicidio del padre e del fratello
Nel 1928 ebbe un figlio con la novella sposa e dovette incassare il suicidio del padre, seguito, poco dopo e con le stessse modalità, da quello del fratello. Hemigway, sebbene avesse imparato molto dal padre, a cominciare dall’arte della caccia e quella della pesca, non aveva grande stima di lui. Lo considerava infatti un uomo poco coraggioso, dal momento che non era riuscito a fronteggiare i bigottismi, le chiusure e le rigidità di sua madre.
Lui invece, a soli 28 anni, era già un sopravvissuto, uno dei pochi salvi in un’Europa che in 1569 giorni, dal 28 luglio 1914 all’11 novembre 1918 aveva perso un’intera generazione. Nel 1929 scrisse “addio alle armi”, un romanzo in parte autobiografico sulla sua esperienza durante la prima guerra mondiale. Fu un successo clamoroso che lo consacrò tra i mostri sacri del ‘900.
La prefazione di “addio alle armi”
Memorabile la prefazione: “siccome di guerre ne ho fatte troppe, sono certo di avere dei pregiudizi, e spero di avere molti pregiudizi. Ma è persuasione ponderata dello scrittore di questo libro che le guerre sono combatture dalla più bella gente che c’é, o diciamo pure soltanto dalla gente, per quanto, quanto più ci si avvicina a dove si combatte e tanto più bella è la gente che si incontra; ma sono fatte, provocate e iniziate da precise rivalità economiche e da maiali che sorgono a profittarne“
Lo stile
Inevitabilmente una vita spesa tra fronte, caccia, safari e corride, gli aveva fatto eleggere a tema cruciale dei suoi romanzi quello della morte, con una scrittura ed un linguaggio essenziali.
Con “Addio alle armi” viene consacrato a vera e propria celebrità, insieme ai suoi personaggi feriti nel corpo e nell’anima, ma che continuano a resistere ad ogni avversità. Perfeziona un linguaggio originalissimo, riducendo al minimo le parole e le strutture grammaticali, caratterizzate da dialoghi. E’ il non detto secondo l’autore dare forza ad un racconto.
La guerra civile spagnola e la terza moglie
Gli anni ’30 li dedica alle corride spagnole ed ai leoni dei safari africani, finché nel 1937 si è recato in Spagna al fianco dei repubblicani per combattere i fascisti di Franco. La guerra civile terminerà con la vittoria dei franchisti, ma Hemingway consacrerà le vicende dei repubblicani in “Per chi suona la campana”. È stato insieme a Martha Gellhorn che ha documentato la guerra civile spagnola. Nel 1940 la ha sposata, ma non dev’essere stato un matrimonio facile, stando a quanto racconta la Pivano. La Gellhorn era molto lontana dall’ideale di donna docile che inseguiva lo scrittore e pare sia arrivato a dedicarle offese durissime. Il matrimonio è finito presto, complici i continui viaggi dei due.
La seconda guerra mondiale
Hemingway non si è risparmiato dal fronte neanche durante la seconda guerra mondiale. Innanzitutto in operazioni di pattugliamento di sommergibili tedeschi. Egli si era infatti stabilito nell’amata isola di Cuba, con la simpatia di Fidel Castro.
Con la sua barca “Pilar”, si occupava di andare a caccia di sottomarini tedeschi. Non ne avvistò nemmeno uno, però non si può dire che non ci abbia provato seriamente.
Si è poi prestato come soldato irregolare delle forze di liberazione durante lo sbarco in Normandia del 1944.
La quarta moglie
Fu in quello stesso anno che ha conosciuto la sua quarta moglie, Mary Welsh, giornalista. Due anni dopo si sono sposati e Mary per seguire il marito nei suoi viaggi, ha lasciato il lavoro.
In Italia lo scrittore si è innamorato di una nobildonna veneta diciannovenne. La Pivano la descrive come l’ultima dei suoi (innumerevoli) amori.
Ritorno a Cuba e “il vecchio e il mare”
Nel 1952 è tornato a Cuba, che considerava una delle sue case, e ha scritto “Il vecchio ed il mare”. Gli è valso il premio Nobel nel ’53, ma non ha potuto ritirarlo a causa di problemi di salute successivi ad un incidente aereo, mentre era in Africa con la moglie.
E’ qui, secondo Fernanda Pivano, che è morto Ernest Hemingway. Successivamente il suo alcolismo si è esasperato (in tempi migliori iniziava a bere all’alba e terminava a cena), i suoi viaggi sono cessati.
In Minnesota hanno provato a curarlo con ben 24 elettroshock, che gli hanno portato via la memoria. “Mi hanno tolto il mio capitale”, è stato il suo commento.
La fine
Ha tentato di suicidarsi per la prima volta nell’aprile del 1961, ma è stato bloccato dalla moglie. Ci è riuscito il 2 luglio dello stesso anno. E’ stato sepolto alla presenza di figli e pochi amici in Idhao.
Hemingway era nato ad Oak Par, Illinois, il 21 luglio 1899 e intere generazioni ancora ne subiscono il fascino e continueranno a cantarne le donne, l’arme e gli amori.