Parlando di Helenio Herrera è impossibile non risvegliare ricordi indelebili nel cuore dei tifosi nerazzurri. Dalla costruzione della Grande Inter di Mazzola, Jair e Facchetti alle due Coppe dei Campioni consecutive, le sue imprese sono ben note anche ai tifosi più giovani. La sua avventura in Italia, però, non si limitò alla sola città di Milano e anche la Roma beneficiò della genialità dell’allenatore porteños. Dal 1968 al 1973, i giallorossi conquistarono una Coppa Italia e il primo trofeo Anglo-italiano della loro storia.
La vita dell’argentino fu ricca di avventure e controversie proprio come la sua carriera in panchina. Figlio di dissidenti andalusi emigrati in Argentina, Helenio salutò l’umida Buenos Aires a soli 8 anni alla volta del Marocco. I suoi genitori, infatti, partirono per il Nordafrica in cerca della fortuna che avevano sempre e solo sognato. Fu proprio a Casablanca che conobbe “il veleno della popolarità“, prima nella boxe e poi nel calcio.
Con il pallone tra i piedi era indemoniato. Giocava al massimo per dimostrare di essere il migliore e questo suo atteggiamento gli permise di entrare nel Racing di Casablanca e nella squadra rappresentativa dell’Africa del Nord. Era impossibile non notare quel ragazzino dai capelli neri e la fronte alta che correva come un pazzo per tutto il campo e ben presto iniziarono a fioccare le prime offerte dall’estero. Dal Club Frangais di Parigi all’ultima coppa con il Barcellona nel 1981, la sua incredibile carriera merita uno spazio ben più ampio di questo articolo commemorativo.
La Grande Inter di Helenio Herrera
Il primo scudetto e l’esordio trionfale in Europa
Nel 1960, il presidente Angelo Moratti annunciò il nuovo allenatore dell’Inter. L’imprenditore milanese aveva da tempo messo nel mirino l’argentino, colpito dal suo carisma e da quel suo “maledetto” vizio della popolarità. Soprannominato “il Mago” per via di una straordinaria vittoria ottenuta con il Barcellona in Coppa delle Fiere, Helenio Herrera guidò una poderosa ricostruzione della formazione nerazzurra.
Armando Picchi, Gerry Hitchens, Luisito Suárez e Lorenzo Buffon furono solo alcuni degli acquisti nerazzurri nel primo biennio del mister porteños in cui l’Inter dovette accontentarsi di due secondi posti. La stagione 1962/63, a differenza delle precedenti, segnò l’inizio dell’epopea della Grande Inter. I giovanissimi esordienti Giacinto Facchetti e Sandro Mazzola guidarono i nerazzurri alla vittoria dell’ottavo scudetto della storia del club e la prima storica partecipazione alla Coppa dei Campioni.
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Nella più importante competizione europea per club, Helenio Herrea dimostrò la propria incredibile abilità tattica. Alla prima apparizione su questo palcoscenico, l’Inter conquistò subito la luce della ribalta, aggiudicandosi il trofeo dopo una straordinaria vittoria per 3 – 1 sul Real Madrid nella finale dell’Ernst Happel di Vienna. Decisivi furono il goal di Aurelio Milani e la doppietta di uno scatenato Mazzola.
Il triplete e la conquista della stella
La stagione successiva al trionfo europeo fu ancora più entusiasmante. L’acquisto di Joaquín Peiró, dell’ala destra Angelo Domenghini e del duttile difensore Saul Malatrasi rafforzò ulteriormente la rosa. I ragazzi di mister Herrera conquistarono aritmeticamente lo scudetto all’ultima giornata dopo averlo duramente conteso con il Milan. La striscia di vittorie si allungò anche in Europa, con la conquista della seconda Coppa dei Campioni consecutiva contro il Benfica di Eusébio.
In quella straordinaria annata, i nerazzurri diventarono la prima squadra italiana a conquistare la Coppa Intercontinentale. Helenio Herrera aveva portato l’Inter sul tetto del mondo e non era ancora intenzionato a smettere. Il campionato 1965/66 vide Mazzola e compagni ancora sul gradino più alto del podio. Il decimo scudetto permise ai milanesi di aggiungere la tanto desiderata stella d’oro sulla divisa. Lo storico traguardo fu arricchito dall’arrivo della seconda Coppa Intercontinentale di fila, conquistata di nuovo contro gli argentini dell’Independiente.
Il metodo di Helenio Herrera
La chiave dei successi ottenuti dall’allenatore era una meticolosa attenzione a tutti gli aspetti dei suoi giocatori. Dall’elaborazione di una dieta ferrea e di una specifica preparazione atletica all’introduzione della figura dello psicologo nello spogliatoio, lo scopo di Helenio Herrera era quello di formare un atleta dalla testa ai piedi. Altri punti di forza della Grande Inter erano la classe cristallina e l’intelligenza tattica dei suoi interpreti, dal capitano Armando Picchi a Sandrino Mazzola.
Classe, più preparazione atletica, più intelligenza, uguale scudetto.
L’allenatore argentino aveva compreso l’importanza delle emozioni e cercava di plasmarle a suo favore. La sua sicurezza nelle interviste dava un segnale forte al gruppo squadra che, nelle situazioni più complicate, riusciva a non demoralizzarsi. Insomma, potremmo paragonare Herrera a Mourinho, altro leggendario condottiero nerazzurro che regalò ai suoi tifosi il triplete del 2010. Due autentici showmen del calcio, due motivatori che riuscivano a tirare fuori il meglio dai loro giocatori.
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Le accuse per doping
Amati dalla curva e odiati dagli avversari, spavaldi davanti ai giornalisti ed estremamente carismatici nello spogliatoio. Nonostante i grandi successi, però, non sono mancate le controversie. Nel 2004, a sette anni dalla morte di Helenio Herrera, un suo ex giocatore lo accusò della somministrazione di sostanze dopanti agli atleti. Secondo Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro, ciascuno di loro assumeva regolarmente simpamina disciolta nel caffè.
La pesante dichiarazione di Ferruccio venne confermata solamente da un altro compagno di squadra, Franco Zaglio, e provocò la rottura dei rapporti con Sandro. Anche la figlia del Mago, Luna Herrera, smentì l’accusa dichiarando che gli unici stimolanti forniti da suo padre erano cialde a base di acido acetilsalicilico assunte con la caffeina. Il 7 novembre 2015, però, il leggendario 33 nerazzurro fece un clamoroso dietrofront.
“Ma ricordo che, prima della partita, ci davano sempre un caffè. Non so cosa ci fosse dentro. Ricordo che un mio compagno, Szymaniak, mi chiese se prendevo la simpamina. Io non sapevo cosa fosse ma qualcosa che non andava, qualcosa di strano, c’era”
Sandro Mazzola al Corriere dello Sport
L’Inter e l’intero gruppo squadra ha sempre fatto quadrato attorno a Helenio Herrera, smentendo ogni insinuazione. La verità non è ancora venuta a galla e probabilmente rimarrà sepolta ancora a lungo. Tuttavia, specie in occasione del suo 111esimo anniversario, è giusto ricordare e celebrare uno degli allenatori più iconici del suo tempo e della storia del calcio mondiale.
Alessandro Gargiulo