Descrivere cosa l’espressione “healthy food” rappresenti, in modo definito, considerate le diverse concezioni che ha acquisito nel tempo e nei più disparati ambiti, si rende un’operazione quantomai complessa. Pertanto, in questa sede, per “healthy” food si intenderanno tutti quegli alimenti naturali, non sottoposti a particolari processi di raffinazione, ricchi di proprietà nutritive, prevalentemente freschi e di stagione.
“Healthy food”: una concezione di eccezionalità
La maggior parte degli individui, soffermandosi sull’espressione “healthy food” (cibo sano/salutare), sarà portata a compiere diverse associazioni concettuali. Tra le principali, risalta quella legata alla sfera del fitness e delle diete volte all’ottimizzazione della forma fisica, alla depurazione dell’organismo o al miglioramento della qualità della vita. Si tratta della tendenza ad associare principalmente gli alimenti naturali, freschi e nutrienti a diete salutari ristrette a contesti specifici, evocando così una percezione di eccezionalità rispetto agli abiti alimentari quotidiani.
A determinare la concezione di eccezionalità dell’healthy food é stata l’evoluzione della dieta umana, trasformandosi da un’alimentazione naturale a una basata su prodotti processati, ultra lavorati, venduti in serie, talvolta anche portando i consumatori a considerare “healthy” prodotti che in verità non lo sono.
Il processo che ha rivoluzionato le pratiche alimentari dell’uomo ha significativamente influenzato le sue scelte e percezioni alimentari, trasformando la concezione di “healthy food” da un normale regime alimentare a un’eccezione contestualizzata.
Ma qual é, e dove si radica, la natura di questa trasformazione tanto determinante?
Società di massa: come ha cambiato la concezione di “healthy food”
Erano i primi momenti dell’800 quando si cominciò a parlare di “massa” intendendola come moltitudine differenziata all’interno della quale i singoli tendono a sparire rispetto al gruppo. Avvenne a seguito della rivoluzione francese, la quale, aveva assistito al “popolo” che, per la prima volta, esordiva come protagonista nella scena politica. Ma é solo sul finire dell’800, con il principio dell’industrializzazione e dei connessi fenomeni di urbanesimo e urbanizzazione, che possiamo risalire alle origini della società di massa, delle logiche consumistiche e dei mutamenti che queste hanno apportato nel modo di vivere e pensare di ogni individuo.
La moltitudine di comportamenti e mentalità caratterizzanti i gruppi e gli individui, se prima era, in un’ampia panoramica, più eterogenea, con l’avvicendarsi e l’espandersi della società di massa, ha cominciato a uniformarsi assumendo sempre più i connotati di un agglomerato omogeneo.
L’avvento della società di massa è da considerarsi un fenomeno che ha segnato profondamente la storia degli ultimi cent’anni. Non si tratta però solo di un segno, ma di un mettere semi e radici, portare alla luce un mondo che dalla sua nascita in poi sarà caratterizzato da dinamiche e funzionamenti strettamente correlate ad essa.
È in questa capillare trasformazione che si nascondono le profonde cause del mutamento degli abiti alimentari dell’uomo, e del suo allontanamento dalla natura. Qui pone dunque le sue radici il processo che ha ridefinito radicalmente le pratiche alimentari, influenzando il modo in cui percepiamo e scegliamo il cibo, e trasformando l’idea di “healthy food” da norma ad eccezione.
Ma come è accaduto? Quali sono gli eventi e le dinamiche storiche che hanno favorito lo stravolgimento degli abiti mentali e alimentari dell’uomo?
Un salto nel passato: industrializzazione, urbanizzazione e società di massa
La società di massa rappresenta una realtà complessa: è il risultato dell’intreccio di una serie di processi economici, trasformazioni politiche e culturali determinate dell’espandersi dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione.
All’interno del panorama urbano si innescano nuovi modelli generali svincolati dagli schemi e dalle abitudini delle società tradizionali. Con il cambiare del panorama e delle dinamiche mutano anche le esigenze e il comportamento degli individui, che tendono a uniformarsi. Tra questi, il mutamento più rilevante coincide il progressivo allontanamento dalla dimensione dell’autoconsumo per aderire a quella dei produttori e consumatori su larga scala, entrando così nel circolo dell’economia di mercato.
Il modificarsi delle esigenze di consumo è la diretta conseguenza della svolta industriale che vide la trasformazione della produzione e distribuzione degli alimenti.
Prima della rivoluzione industriale, infatti, la dieta umana era basata su alimenti freschi, prodotti localmente e consumati in base alla stagionalità. Tuttavia, con l’avvento dell’industrializzazione nel XIX secolo, si assistette a un cambiamento radicale. Le nuove tecnologie di produzione di massa, come l’inscatolamento (inventato da Nicolas Appert nel 1809) e la pastorizzazione (sviluppata da Louis Pasteur nel 1864), rivoluzionarono la conservazione degli alimenti, consentendo una distribuzione su scala globale. A contribuire vi furono anche lo sviluppo delle tecniche di refrigerazione e la costruzione dei vagoni.
Come il capitalismo ha influenzato le abitudini alimentari umane
La ricerca del profitto che caratterizza il sistema capitalistico tende a stimolare una domanda incessante di beni e servizi, promuovendo la cultura del consumo come motore economico. Le strategie pubblicitarie e di marketing amplificano questo ciclo, spingendo i consumatori a percepire l’acquisto continuo come una necessità.
Nella letteratura greca e latina è variamente diffuso il concetto secondo cui la consuetudine agisca sui comportamenti, che siano essi virtuosi o viziosi, rafforzandoli. Un’azione è solo un’azione, ma il ripetersi del medesimo agire determina il comportamento, e la consuetudine di questo lo rende un abito difficilmente mutabile. “Ma io temo”, scriveva infatti Seneca, “che la consuetudine, che consolida le cose, mi infigga più profondamente questo vizio nell’animo”.
All’interno della società di massa, caratterizzata da dinamiche prestabilite, schematiche, e dunque ripetitive, questo meccanismo diventa esponenziale. Gli individui acquisiscono abiti che, alimentati dal funzionamento dell’intorno e dalla consuetudine, cominciano a sostituirsi alla pelle, vengono connaturati nel modo di agire di un individuo. Infatti, il termine “abito” deriva dal latino “habĭtus”, che si collega al verbo “habere”, il quale, tradotto, significa “avere, essere fornito”: l’abito è dunque un modo d’essere, una disposizione comportamentale.
È sulla base di questa dinamica che, gli individui, diventati società, hanno trasformato il proprio comportamento, le abitudini, il modo di percepire il mondo; e con esso sostituire i precedenti abiti alimentari con uno nuovo senza quasi accorgersene.
Ritorno al presente: il velato coinvolgimento dell’industria del fitness e dei social media
Nella società moderna anche l’industria del fitness e degli influencer contribuisce a perpetuare una visione distorta del concetto di “healthy food”. Queste, attraverso campagne pubblicitarie mirate e consigli alimentari, promuovono un’immagine della salute fortemente associata a diete specifiche e regimi alimentari salutari legati a contesti specifici. Portando il pubblico a considerare speciale una dieta naturale che dovrebbe essere la base abitudinaria di ogni individuo. Il marketing nel settore del fitness comunica spesso che uno stile di vita salutare sia raggiungibile solo attraverso diete spacciate per particolari, consolidando così l’idea di concepire l’healthy food non come norma ma come eccezione.
Conclusioni
Un regime alimentare caratterizzato da prodotti di qualità, naturali e nutrienti, dovrebbe incarnare la normalità alimentare, tuttavia, oggi, è spesso percepito come una particolarità, e, a seguito del costo ridotto dei cibi lavorati e dell’aumento di quelli freschi e biologici promossi dal moderno modello industriale, è anche percepito come un lusso.
Questa tendenza fonda le sue radici nel profondo del sistema capitalistico e del marketing aggressivo delle industrie alimentari: impegnate a mantenere l’impalcatura di normalizzazione di un mondo in cui cibi estremamente lavorati e privi di nutrienti rappresentano la norma; e dove gli alimenti naturali, freschi, stagionali, biologici, etichettati come “healthy food” sono spinti a essere considerati come una categoria speciale, e purtroppo, di fatto, sempre meno accessibile.
Sarebbe opportuno, per contrastare queste dinamiche, partire dall’assunzione di un atteggiamento più consapevole nei riguardi del loro impatto, imparando a riconoscere quanto ogni gesto sia influenzato dal consumismo e quanto una scelta e un gesto possano a loro volta influenzarlo.