Hasekura Tsunenaga: le avventure di un samurai al tempo degli shōgun

VITA DA SAMURAI AL TEMPO DEGLI SHŌGUN

La vita di Hasekura Tsunenaga (1571-1622) attraversò ben tre delle leggendarie “epoche” in cui convenzionalmente i giapponesi suddividono la loro storia. Queste grandi epoche sono a loro volta suddivise in ere minori che prendono il nome dal relativo imperatore giapponese al comando in quel tempo. Tale sistema è conosciuto come nengō. Nato agli sgoccioli del periodo Muromachi (1392-1573), Hasekura crebbe durante il periodo Azuchi-Momoyama (1573-1603) e morì nel lunghissimo periodo Edo (1603-1867). Quest’ultimo è conosciuto anche come “Tokugawa”, dal nome della famiglia che detenne per lungo tempo il potere politico e militare (il cosiddetto bakufu) tramite la figura dello shōgun (una sorta di dittatore militare).

Date Masamune (1567-1636)

Hasekura Tsunenaga era un samurai al servizio del daimyō (importante carica feudale) Date Masamune. Durante l’epoca Tokugawa, contrassegnata da un sistema di potere di tipo gerarchico e feudale (chimato bakuhan), i daimyō conservarono una certa autonomia come governatori locali. Date Masamune si distinse per aver fondato Sendai,  città sulla costa nord-orientale del Giappone, per aver combattuto in diverse battaglie e per aver promosso contatti con le popolazioni straniere. In seguito a diverse vittorie militari (tra cui la sconfitta del clan Ashina nel 1589 a seguito della battaglia di Suriagehara) Date Masamune acquisì un potere notevole. L’influenza sempre maggiore guadagnata gli fece ottenere l’incarico dallo shōgun Tokugawa Ieyasu di organizzare una missione diplomatica che avrebbe raggiunto l’Europa con l’obiettivo di aprire nuove rotte commerciali tra questa e i territori americani controllati. A capo della spedizione sarà nominato il fedele Hasekura.

 

 

 

IL RAPPORTO DEL GIAPPONE CON LA CRISTIANITA’

In particolare, si puntava ad ottenere una rotta commerciale tra Giappone e Messico (all’epoca parte del Vicereame di Nuova Spagna). Per questo erano necessari il consenso del re di Spagna e l’appoggio del pontefice, cui furono inviate lettere ufficiali a tal proposito. Il successo personale che Hasekura ottenne dal punto di vista dei rapporti con la cristianità rappresentò una parentesi nella difficile situazione che proprio i cristiani vissero in Giappone durante quegli anni. Nonostante il potente daimyō Date Masamune fosse in prima persona ben disposto verso i missionari cattolici, nulla poté dinanzi alla repressione iniziata dallo shōgun Tokugawa Ieyasu.

L’opera di evangelizzazione da parte dei padri gesuiti sulla popolazione giapponese risale a metà del XVI secolo. Nel 1597 però, furono crocefissi a Nagasaki 26 cristiani tra occidentali (anche gesuiti) e giapponesi. Successivamente, nel 1614 la famiglia Tokugawa mise al bando il cristianesimo, vietandone il culto. Nel 1637, stanchi delle durissime repressioni, i cattolici giapponesi si ribellarono in quella che passò alla storia come rivolta di Shimabara. Furono sconfitti dai Tokugawa durante l’assedio al castello di Hara e il loro capo, l’adolescente Amakusa Shirō, venne decapitato. Il capo dei cristiani insorti era un rōnin, ovvero un samurai che per qualche motivo era decaduto da quest’ultima funzione.

Tokugawa Ieyasu (1543-1616)

Dopo la sconfitta di Shimabara, i cattolici giapponesi esercitarono ancor di più la loro fede clandestinamente. Questi fedeli venivano chiamati kakure kirishitan (“cristiani nascosti”) e continuarono a subire repressioni. La rivolta cristiana contribuì al clima restrittivo (il sakoku) verso l’Occidente durato sino a metà del XIX secolo, ovvero sino alla vicenda del commodoro inglese Perry e delle sue “navi nere”. Per il riconoscimento dei cristiani e la fine delle persecuzioni si dovrà attendere la Restaurazione Meiji (1868-1912).

 




 

VIAGGIO INTORNO AL MONDO

Hasekura nel 1615

L’ambasciata salpò dal porto di Ishinomaki nell’ottobre del 1613 contando quasi duecento persone tra marinai, mercanti e samurai giapponesi. Alla spedizione presero parte anche diversi europei. Nel gennaio del 1614 la nave approdò ad Acapulco, in Messico. Per Hasekura e i suoi uomini fu l’occasione di vedere con i propri occhi il Nuovo mondo e attraversarlo da parte a parte. A giugno il samurai riprese l’avventura verso la meta finale ripartendo da Veracruz, affacciata sulla costa atlantica del Messico. L’equipaggio giungerà in Spagna nell’ottobre del 1614, a circa un anno esatto dalla partenza dal Giappone. Nel gennaio 1615 re Filippo III ricevette a Madrid Hasekura, che consegnò la richiesta di aprire un trattato. Un mese dopo circa, il cappellano reale battezzò il samurai col nome di Francisco Hasekura.

Ripartita alla volta dell’Italia, l’ambasciata dovette riparare a Saint Tropez, in Francia, a causa delle condizioni di navigazione avverse. Fu l’occasione per presentarsi anche alla nobiltà francese. In Italia Hasekura e i suoi uomini attraccarono al porto di Civitavecchia esattamente due anni dopo la partenza iniziale, nell’ottobre del 1615. La città laziale, a memoria di questo evento, si è gemellata con la città di Ishinomaki nel 1971. Vent’anni dopo, le due città rinnovarono il gemellaggio. Per l’occasione fu inaugurata una statua celebrativa di Hasekura Tsunenaga a poca distanza dal porto cittadino.

Nel novembre 1615 papa Paolo V incontrò Hasekura Tsunenaga, il quale consegnò la richiesta di aprire una rotta commerciale tra Giappone e Messico. Il visitatore giapponese fece altrettanto con l’invito ufficiale a mandare missionari cristiani, proprio mentre i Tokugawa ostacolavano il cristianesimo. Ma Hasekura questo non poteva nemmeno immaginarlo. Il Senato di Roma conferì all’esploratore persino la cittadinanza onoraria. Sulla via del ritorno, l’ambasciata si fermò in Spagna e poi ripartì per il Messico nel giugno 1616. Due anni dopo giunse nelle Filippine e solo nell’agosto 1620 Hasekura tornerà finalmente nella terra natia, dove morirà nel 1622.

Il lungo viaggio di Hasekura e dei suoi uomini, degno dell’Odissea, non fu il primo di una delegazione giapponese verso l’Italia. Non fu nemmeno il primo incontro ufficiale con un papa. Nel 1585 un’altra spedizione ufficiale (l’ambasciata Tenshō) giunse in Italia dal Giappone. Il gruppo di giovani ambasciatori, guidati da Itō Mancho, incontrò sia papa Gregorio XIII che Sisto V, suo successore. Anche ai membri di questa ambasciata fu conferita la cittadinanza onoraria di Roma.

 

Mario Rafaniello

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